You are here
Home ›All'armi siam borghesi! Sul ReArm Europe
Il bullo psicolabile domiciliato alla Casa Bianca sta imprimendo una brutale accelerazione alla strategia dell'imperialismo statunitense, tracciata e percorsa dalle precedenti amministrazioni, che punta, tra le altre cose, alla disarticolazione del cosiddetto alleato europeo, vale a dire delle sue velleità imperialiste, colpendo al cuore la sua economia. Anche le “teste pensanti” della borghesia non hanno difficoltà a riconoscere, anzi, che le sanzioni inflitte alla Russia producono danni non meno gravi, e probabilmente maggiori, al sistema economico-produttivo europeo, togliendogli prima di tutto l'ossigeno del gas russo a buon mercato, per imporgli quello americano, a un prezzo molto più alto. Che dire, poi, dei dazi sulle merci esportate in USA, che scuriscono un orizzonte già cupo e rischiano di riaccendere l'inflazione? Chissà se la “pontiera” Meloni farà cambiare idea al suo amicone...
A tutto questo si è aggiunto un altro “ordine esecutivo” agli amici (si fa per dire) del Vecchio Continente, accusati, col solito linguaggio da social – dove abbrutimento e demenza non hanno freni – di avere “fottuto” gli americani, godendo per decenni della loro protezione militare rispetto al pericolo sempre incombente proveniente dalle steppe russe. Ma la “protezione” dei papponi di Washington, ovviamente non era disinteressata, né dal punto di vista politico-militare né economico: esattamente come oggi. La minaccia di abbandonare la povera fanciulla europea alle grinfie lascive di Putin, se la fanciulla medesima non spende di più per la propria protezione, ha tra gli scopi principali quello di alleggerire l'impegno in Europa per concentrarsi sul vero nemico, la Cina. Poi, appaltare, almeno in parte, agli stati europei il ruolo di gendarme dell' “Occidente”, aumentando contemporaneamente il flusso di euro che attraversa l'Atlantico per finire nell'apparato industrial-militare, di cui le aziende dell'alta tecnologia digitale sono un pezzo fondamentale e che vedono come fumo negli occhi le assai blande regolamentazioni al loro strapotere esistenti in Europa. Aziende che, come tutti sanno, sostengono l'amministrazione di bruti, oscurantisti e reazionari, benché, finora, dalle mani meno sporche di sangue di chi li ha preceduti ai vertici del potere politico. Ma si sono appena insediati: diamogli tempo.
La borghesia europea, presa in contropiede dall'“amico americano”, sta cercando affannosamente di correre ai ripari, ma il percorso è tutt'altro che semplice, dilaniata com'è dai nazionalismi, alimentati da interessi diversi e persino contrapposti, di cui la marea montante del sovranismo fascistoide è la manifestazione più estrema. Non è un caso che la presidenza americana sostenga apertamente i partiti fascistoidi, non solo e non tanto per le profonde affinità ideologiche, quanto perché possono interpretare il ruolo di cavallo di Troia nel complicato processo costitutivo di un compiuto imperialismo europeo.
Se l'Unione Europea rimane com'è o, addirittura, si allentano i già laschi legami di questo non-stato, la borghesia europea in quanto tale conterà sempre meno, di quel poco che già conta, sullo scacchiere imperialista mondiale. Da qui la necessità di stringere i tempi – forse non ancora scaduti, ma... - di agire con più coordinazione, meno da stati-nazione e più da stato europeo, a cominciare da quello che è uno degli elementi indispensabili dello stato, vale a dire il monopolio della forza, quindi delle forze armate.
Ai primi di marzo Ursula von der Leyen ha proposto un programma di riarmo accelerato dell'Europa, il cui nome non lascia dubbi, ReArm Europe, che riprende nello “spirito” il Rapporto Draghi sulla competitività del settembre '24. E' un documento che individua lucidamente (dal punto di vista borghese, va da sé) le enormi debolezze della UE, di un imperialismo che a malapena “gattona”, e dà indicazioni precise per uscire da questa situazione. L'obiettivo è ambizioso, i mezzi, al momento, da fantascienza, visto che si parla di 800 miliardi di euro all'anno per infrastrutture, innovazione, transizione ecologica (?) e armamenti, appunto. Ma anche se, per pura ipotesi, si trovassero quei soldi, chi e come li gestirebbe? E' lo scoglio di sempre da superare per la frammentata borghesia europea: la mancanza di un vero stato, lo ripetiamo, rende tutto più difficile. Nella proposta von der Leyen la cifra per riarmare è molto più modesta: 800 miliardi, sì, ma in quattro o cinque anni. Di questi, 150 miliardi sarebbero prestiti garantiti dal bilancio comunitario, gli altri 650 si recupererebbero attraverso stimoli e attori vari, tra cui la Banca europea degli investimenti e l'intervento di privati. Aspetto molto importante, verrebbe allentato il freno sul deficit ossia le spese per le armi non sarebbero considerate ai fini del calcolo del deficit stesso, decisione per altro già caldeggiata dal nuovo cancelliere tedesco. E' una mossa che “smentisce” anni di austerità di bilancio perseguiti dalla UE, di cui il memorandum spietato imposto dieci anni fa alla Grecia (cioè al suo proletariato) è l'esempio più vistoso. Allora, larghi settori del proletariato e anche di piccola borghesia vennero letteralmente ridotti alla fame per far rispettare i vincoli di bilancio allo stato ellenico.
Si tratta di un primo passo, ha detto Prodi in un'intervista televisiva: può essere, ma evidenzia quanta strada ci sia ancora da fare, perché quel denaro non sarà speso in maniera centralizzata, ma dai singoli stati, depotenziandone l'effetto. Certo, l'intenzione è quella di andare verso acquisti comuni, verso la produzione coordinata e omogenea di armamenti (per es., un solo tipo di carrarmato, invece dei dodici attuali) e, non da ultimo, privilegiare la fornitura proveniente dall'industria europea, visto che oggi l'Europa compra il 55% degli armamenti dagli Stati Uniti. A questo proposito, “l'invito” perentorio di Trump agli europei di spendere molto di più in armi (fino al 5% del PIL!) prende i due classici piccioni con l'altrettanto classica fava: come si diceva prima, questo alleggerirebbe l'impegno americano in Europa e procurerebbe enormi profitti alle imprese belliche statunitensi. Infatti, allo stato attuale delle cose, l'industria europea non riuscirebbe a soddisfare del tutto il riarmo deciso a Bruxelles, per cui si dovrebbero incrementare le importazioni, soprattutto, appunto, dagli USA. Bel colpo, MAGA!
La borghesia europea, sonoramente schiaffeggiata e sputazzata dai fascistoidi di Washington, è complessivamente concorde nell'aumentare le spese militari e difatti il 12 marzo il parlamento ha approvato il piano. Su altre questioni ad esso legate, le voci sono ancora dissonanti: ombrello atomico francese, invio di truppe di peace keeping in Ucraina? Ma, ancora una volta, la dissonanza riguarda le modalità di gestione degli stanziamenti. Il gruppo dei “socialisti e democratici” appoggia la “proposta Ursula”, ma tra le varie componenti nazionali, tra essi il PD, si sono manifestate divergenze, perché, come la Schlein, c'è chi vede favorevolmente il riarmo, nell'ottica però di un progetto di difesa comune. Inoltre, per salvare le apparenze, pone la condizione che non vengano intaccate le spese per lo “stato sociale”: insomma, vogliamo i cannoni ma anche il burro. Posizione puramente propagandistica, perché si sa benissimo che i soldi per le armi dovranno per forza essere presi direttamente o indirettamente alla sanità, alla scuola, agli stipendi, alle pensioni ecc.
Tra chi ha votato contro c'è il gruppo nazistoide dei “Patrioti”, di cui Salvini è degno rappresentante. Con la sua abituale faccia di …, si atteggia a pacifista e invoca, a scapito delle armi, più soldi per la sanità e per le fasce sociali più basse: ma chi gli impedisce, visto che è al governo, di puntare i piedi e aumentare le spese dette sociali? E' evidente che il suo è solo un pacifismo strumentale a favore della Russia putiniana, di cui è grande fan, anche perché non ha detto una parola di critica dell'immondo massacro ancora in corso a Gaza per mano del governo israeliano: il suo pacifismo si ferma alla condanna del massacro del 7 ottobre '23, quello che ne è seguito non è di sua competenza.
Chi, al solito, fa una figura patetica è il mondo del radical-riformismo che, votando contro il ReArm Europe, invoca un'Europa “sociale”, dei “diritti”, “dell'accoglienza”. La musica è sempre la stessa: i soldi per le armi si trovano, quelli per il welfare e l'ambiente no, quindi, volendo, i soldi ci sono. Bella scoperta: i pochi soldi a disposizione (anche qui il debito è protagonista) la borghesia li spende per difendere se stessa, i propri interessi, mica per la salute della “gente”. Tant'è vero che la progressiva erosione dello “stato sociale” non è certo cominciata con la guerra in Ucraina né con lo sviluppo sempre più spinto dell'economia di guerra. Se le guerre finissero adesso, se Putin ridiventasse l'amicone di un tempo (ricordate il G8 di Genova 2001?), neanche un centesimo rubato alle pensioni o al sistema sanitario verrebbe restituito al legittimo proprietario: il lavoro salariato.
E' la crisi storica del capitale che ha spinto la borghesia internazionale ad attaccare le condizioni di lavoro della classe operaia (intesa in senso lato), a rapinarla del salario indiretto e differito (il welfare) là dove esistono o esistevano. E' sempre la crisi che non passa e non può passare ad accendere focolai di guerra, a inasprire i contrasti tra gli schieramenti borghesi spingendoli verso l'abisso della guerra imperialista generalizzata. L'intensificazione dello sfruttamento, l'aumento della povertà per la grande maggioranza e della ricchezza per un pugno di individui, l'economia di guerra, la devastazione dell'ecosistema sono espressioni diverse di un unico sistema sociale da sopprimere il prima possibile.
Non potranno farlo il pacifismo e l'ambientalismo interclassisti, ma la lotta di classe del proletariato rivoluzionario, contro tutti gli imperialismi, compreso quello europeo, anche se in precario allestimento.
cb
Inizia da qui...
ICT sections
Fondamenti
- Bourgeois revolution
- Competition and monopoly
- Core and peripheral countries
- Crisis
- Decadence
- Democracy and dictatorship
- Exploitation and accumulation
- Factory and territory groups
- Financialization
- Globalization
- Historical materialism
- Imperialism
- Our Intervention
- Party and class
- Proletarian revolution
- Seigniorage
- Social classes
- Socialism and communism
- State
- State capitalism
- War economics
Fatti
- Activities
- Arms
- Automotive industry
- Books, art and culture
- Commerce
- Communications
- Conflicts
- Contracts and wages
- Corporate trends
- Criminal activities
- Disasters
- Discriminations
- Discussions
- Drugs and dependencies
- Economic policies
- Education and youth
- Elections and polls
- Energy, oil and fuels
- Environment and resources
- Financial market
- Food
- Health and social assistance
- Housing
- Information and media
- International relations
- Law
- Migrations
- Pensions and benefits
- Philosophy and religion
- Repression and control
- Science and technics
- Social unrest
- Terrorist outrages
- Transports
- Unemployment and precarity
- Workers' conditions and struggles
Storia
- 01. Prehistory
- 02. Ancient History
- 03. Middle Ages
- 04. Modern History
- 1800: Industrial Revolution
- 1900s
- 1910s
- 1911-12: Turko-Italian War for Libya
- 1912: Intransigent Revolutionary Fraction of the PSI
- 1912: Republic of China
- 1913: Fordism (assembly line)
- 1914-18: World War I
- 1917: Russian Revolution
- 1918: Abstentionist Communist Fraction of the PSI
- 1918: German Revolution
- 1919-20: Biennio Rosso in Italy
- 1919-43: Third International
- 1919: Hungarian Revolution
- 1930s
- 1931: Japan occupies Manchuria
- 1933-43: New Deal
- 1933-45: Nazism
- 1934: Long March of Chinese communists
- 1934: Miners' uprising in Asturias
- 1934: Workers' uprising in "Red Vienna"
- 1935-36: Italian Army Invades Ethiopia
- 1936-38: Great Purge
- 1936-39: Spanish Civil War
- 1937: International Bureau of Fractions of the Communist Left
- 1938: Fourth International
- 1940s
- 1960s
- 1980s
- 1979-89: Soviet war in Afghanistan
- 1980-88: Iran-Iraq War
- 1982: First Lebanon War
- 1982: Sabra and Chatila
- 1986: Chernobyl disaster
- 1987-93: First Intifada
- 1989: Fall of the Berlin Wall
- 1979-90: Thatcher Government
- 1980: Strikes in Poland
- 1982: Falklands War
- 1983: Foundation of IBRP
- 1984-85: UK Miners' Strike
- 1987: Perestroika
- 1989: Tiananmen Square Protests
- 1990s
- 1991: Breakup of Yugoslavia
- 1991: Dissolution of Soviet Union
- 1991: First Gulf War
- 1992-95: UN intervention in Somalia
- 1994-96: First Chechen War
- 1994: Genocide in Rwanda
- 1999-2000: Second Chechen War
- 1999: Introduction of euro
- 1999: Kosovo War
- 1999: WTO conference in Seattle
- 1995: NATO Bombing in Bosnia
- 2000s
- 2000: Second intifada
- 2001: September 11 attacks
- 2001: Piqueteros Movement in Argentina
- 2001: War in Afghanistan
- 2001: G8 Summit in Genoa
- 2003: Second Gulf War
- 2004: Asian Tsunami
- 2004: Madrid train bombings
- 2005: Banlieue riots in France
- 2005: Hurricane Katrina
- 2005: London bombings
- 2006: Comuna de Oaxaca
- 2006: Second Lebanon War
- 2007: Subprime Crisis
- 2008: Onda movement in Italy
- 2008: War in Georgia
- 2008: Riots in Greece
- 2008: Pomigliano Struggle
- 2008: Global Crisis
- 2008: Automotive Crisis
- 2009: Post-election crisis in Iran
- 2009: Israel-Gaza conflict
- 2006: Anti-CPE Movement in France
- 2020s
- 1920s
- 1921-28: New Economic Policy
- 1921: Communist Party of Italy
- 1921: Kronstadt Rebellion
- 1922-45: Fascism
- 1922-52: Stalin is General Secretary of PCUS
- 1925-27: Canton and Shanghai revolt
- 1925: Comitato d'Intesa
- 1926: General strike in Britain
- 1926: Lyons Congress of PCd’I
- 1927: Vienna revolt
- 1928: First five-year plan
- 1928: Left Fraction of the PCd'I
- 1929: Great Depression
- 1950s
- 1970s
- 1969-80: Anni di piombo in Italy
- 1971: End of the Bretton Woods System
- 1971: Microprocessor
- 1973: Pinochet's military junta in Chile
- 1975: Toyotism (just-in-time)
- 1977-81: International Conferences Convoked by PCInt
- 1977: '77 movement
- 1978: Economic Reforms in China
- 1978: Islamic Revolution in Iran
- 1978: South Lebanon conflict
- 2010s
- 2010: Greek debt crisis
- 2011: War in Libya
- 2011: Indignados and Occupy movements
- 2011: Sovereign debt crisis
- 2011: Tsunami and Nuclear Disaster in Japan
- 2011: Uprising in Maghreb
- 2014: Euromaidan
- 2016: Brexit Referendum
- 2017: Catalan Referendum
- 2019: Maquiladoras Struggle
- 2010: Student Protests in UK and Italy
- 2011: War in Syria
- 2013: Black Lives Matter Movement
- 2014: Military Intervention Against ISIS
- 2015: Refugee Crisis
- 2018: Haft Tappeh Struggle
- 2018: Climate Movement
Persone
- Amadeo Bordiga
- Anton Pannekoek
- Antonio Gramsci
- Arrigo Cervetto
- Bruno Fortichiari
- Bruno Maffi
- Celso Beltrami
- Davide Casartelli
- Errico Malatesta
- Fabio Damen
- Fausto Atti
- Franco Migliaccio
- Franz Mehring
- Friedrich Engels
- Giorgio Paolucci
- Guido Torricelli
- Heinz Langerhans
- Helmut Wagner
- Henryk Grossmann
- Karl Korsch
- Karl Liebknecht
- Karl Marx
- Leon Trotsky
- Lorenzo Procopio
- Mario Acquaviva
- Mauro jr. Stefanini
- Michail Bakunin
- Onorato Damen
- Ottorino Perrone (Vercesi)
- Paul Mattick
- Rosa Luxemburg
- Vladimir Lenin
Politica
- Anarchism
- Anti-Americanism
- Anti-Globalization Movement
- Antifascism and United Front
- Antiracism
- Armed Struggle
- Autonomism and Workerism
- Base Unionism
- Bordigism
- Communist Left Inspired
- Cooperativism and Autogestion
- DeLeonism
- Environmentalism
- Fascism
- Feminism
- German-Dutch Communist Left
- Gramscism
- ICC and French Communist Left
- Islamism
- Italian Communist Left
- Leninism
- Liberism
- Luxemburgism
- Maoism
- Marxism
- National Liberation Movements
- Nationalism
- No War But The Class War
- PCInt-ICT
- Pacifism
- Parliamentary Center-Right
- Parliamentary Left and Reformism
- Peasant movement
- Revolutionary Unionism
- Russian Communist Left
- Situationism
- Stalinism
- Statism and Keynesism
- Student Movement
- Titoism
- Trotskyism
- Unionism
Regioni
Login utente
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.