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Più che mai la parola “incertezza” è usata per definire l’attuale situazione geopolitica.
Il futuro dell’Ucraina è incerto come lo sono i suoi futuri confini. L’unica cosa certa, per il ceto dirigente, è l’amarezza della sconfitta che, per un certo periodo, pareva lontana.
Ormai sono svaniti i sogni della riconquista di Sebastopoli, auspicati a fine 2022 con la vittoriosa offensiva di Kharkiev che venne elogiata da molte testate giornalistiche, nostrane e non, intente a sottolineare l’enorme quantità di terra riconquistata; “quasi 3000 chilometri quadrati!” , veniva ribadito. (1)
Le trattative per porre fine al conflitto ucraino, colme delle “sparate” e degli “show” della politica-spettacolo borghese, non sono che l'ennesima dimostrazione di come ogni alleanza nell’imperialismo sia temporanea e utile solo agli interessi delle potenze coinvolte. Poco importano le belle parole e le dichiarazioni d’amicizia fra popoli; appena gli interessi del capitale muteranno, muteranno anche i proclami dei suoi politicanti.
La reazione Europea mostra tutte le mancanze del progetto imperialista. L’assenza di unica voce per quanto riguarda gli affari esteri si è fatta sentire; il fallimento del summit di Parigi ne è un chiaro esempio. Nessun accordo sulle potenziali truppe europee in territorio Ucraino per garantire una futura pace. Dopo il summit il presidente francese Macron, si è recato a Washington il 24 febbraio ed è stato seguito giovedì 27 dal premier britannico Starmer. I due detentori dell’arma atomica in Europa si sono recati a Washington per tentare di infilare l’Europa nelle trattative proponendo un piano di trentamila Peacekeepers provenienti da tutti e 27 gli stati i quali avranno supporto aereo americano, secondo le prime ipotesi. (2)
Il generale Giorgio Battisti, presidente della Commissione Militare del Comitato Atlantico Italiano, dichiara che il piano proposto risulta possibile. L’operazione sarebbe divisa in tre turni e 30.000 soldati ruoterebbero alla fine di ciascun turno. Dunque in totale servirebbero 90.000-100.000 uomini e se ognuno dei 27, compresa l’Italia, offrisse 5000 uomini, il piano sarebbe fattibile. Alla domanda “è giusto aumentare gli investimenti sulla Difesa?” il generale risponde: “Bisogna raggiungere il 2%,(del Pil; ndr) nessun dubbio. Credo sia ormai una strada aperta.[…]Quasi tutti i paesi europei stanno investendo sulla difesa e se vogliamo essere parte di un’alleanza dobbiamo adeguarci.” (3)
Ovvio, bisogna adeguarsi! Ma con quali soldi?
Prima ipotesi: scorporare le spese militari dal patto di stabilità. In poche parole, Consiglio Europeo permettendo, lasciare che siano i lavoratori a pagare l’austerità su scuole e ospedali in nome della “stabilità economica” mentre contemporaneamente si scaricano su di essi, con tasse e tagli al welfare, i debiti per raggiungere il 2% e andare oltre, fino al 2,5% (+20 miliardi di euro annui) del Pil alla difesa.(4)
Ma i conti resterebbero duri da pareggiare e questo debito dovrà essere ripagato prima o poi.
Ricordiamo il contesto in cui tutte queste spese stanno venendo contratte: una situazione economica a livello nazionale stagnante.
Con 23 mesi di calo a livello nazionale della produzione industriale che si vanno a sommare ad un aumento dei costi dell’elettricità, alla crisi dei settori produttivi europei e alla domanda sempre statica dei mercati interni si è formata una tempesta economica perfetta. (5)
Davanti alla crisi sono le stesse teste pensanti della borghesia ad ammettere l’inutilità dei loro strumenti.
“L’incertezza aumenta, fuori e dentro la Bce. Negli Stati Uniti c’è Trump, in Europa le elezioni tedesche. In un tale scenario, è sempre più urgente che la Bce ci dica quale rotta seguiranno i tassi di interesse nei prossimi mesi.”, dichiarava Donato Masciandaro, professore della facoltà di economia all’università Bocconi e consigliere del ministro dell’economia Giorgetti, al Sole24Ore.(6) L’articolo prosegue parlando di una “vecchia bussola” ormai da riporre nel cassetto. La “tradizionale bussola monetaria, che viene utilizzata per stabilire se un dato livello di tassi sia restrittivo o espansivo” purtroppo “sembra far acqua […] da tutte le parti.”
Questa bussola è il Tasso di interesse naturale ovvero il rendimento reale del capitale calcolato sul lungo periodo e dunque, in teoria, indipendente dai “fenomeni congiunturali, inclusa la politica monetaria”. Esso doveva essere la “stella polare” attorno a cui il banchiere centrale formava la sua politica sui tassi nominali e come la stella polare doveva restare fisso. Come spiega Masciandaro: “Il tasso naturale diventa il trend attorno a cui oscilla verso l’alto o il basso, il tasso reale (per tasso d’interesse reale s’intende, in parole povere, l’interesse calcolato tenendo conto dell’inflazione; ndr). Il banchiere può modificare il tasso reale, non quello naturale così come un comandante di una nave non può modificare il moto della stella polare.” Dunque, dato questo ruolo estremamente importante attribuito a questo Tasso naturale, impiegato da banchieri centrali responsabili per le condizioni di vita di milioni di vite, dovrebbero esserci grandi prove e verifiche che ne confermino l’utilità. Ma qui casca l’asino: “Sistematiche analisi empiriche offrono un risultato che non si può trascurare: dove sia la stella polare e perché si muova non è affatto chiaro.”
E dunque i banchieri della Bce hanno forse intenzione di smettere di utilizzare questa sfera di cristallo? “Nient’affatto. I falchi, pur dovendo ammettere che la bussola è tutt’altro che affidabile, decidono comunque di utilizzarla in modo che definiscono prudenziale, e che invece è strumentale solo all’obiettivo di rallentare fino a fermarla la discesa dei tassi.”
In breve, gli stregoni di Francoforte useranno la loro sfera di cristallo, in maniera “prudenziale”, qualunque cosa quell’aggettivo significhi, per giustificare le loro manovre pregando d’azzeccarci. Il “Tasso naturale” non è altro che il tasso di profitto calcolato sul lungo periodo. In poche parole si afferma che “il tasso di profitto doveva essere la stella polare attorno alla quale il tasso di interesse doveva girare”. Ma se le origini di questo tasso di profitto sono ignote, se non è chiaro il meccanismo di estorsione necessario a produrlo (estorsione del plusvalore) e se non sono chiare le conseguenze di questo meccanismo di estorsione, cardine immutabile del sistema capitalistico, appare ovvio che gli strumenti siano difettosi. Se si vuole conoscere il funzionamento di una bussola non bisogna buttarsi con cieca fiducia nello strumento e seguire l’ago sperando di arrivare a destinazione. Bisogna studiare i motivi per cui l’ago si muove in primo luogo, studiare i campi magnetici ed il geomagnetismo. In questo modo non si corre il rischio di scambiare un magnete vicino alla bussola per il nord.
Ecco cosa ci viene proposto dai rappresentanti borghesi: i signori in divisa dicon che ormai non si può più scappare; bisogna pagare il conto per le armi e, chissà, in un domani anche pagare questo conto con la propria vita dandola per la patria e per i suoi azionisti. Nel frattempo, i signori in giacca e cravatta alzano bandiera bianca dichiarando inutili le loro armi teoriche e si strappano i capelli domandandosi cosa stia andando storto nel migliore dei sistemi possibili.
Tagliagole e stregoni; ecco le figure chiave del capitalismo!
Finché a dominare i rapporti fra gli uomini vi sarà la ricerca di profitto, crisi e *guerra e crisi ne saranno le conseguenze.* Non servono chissà quali magie per poterlo vedere, basta guardare le barbarie nella pacifica Italia: morti sul lavoro, sfruttamento brutale della manodopera immigrata nei settori più pericolosi e massacranti, salari stagnanti da anni, scuole a pezzi e malasanità sono la norma.
Sono la norma in una società divisa in classi aventi interessi inconciliabili: i salariati vendono la forza-lavoro e la vita ed in cambio i borghesi ricevono il profitto.
Le promesse dei riformisti di poter annacquare questa divisione sono menzogne usate per distrarre i lavoratori dal loro nemico di classe e, come dimostrarono anzitutto il 1914 e tutte le successive guerre borghesi poi, per costringerli ad andare in una guerra fratricida in nome degli interessi della classe dominante mascherati dal nome “Patria”. Pensare di poter dettare alla realtà quali leggi seguire, senza analisi alcuna, è infantile illusione. La realtà ha le sue leggi ed esse non si basano sull’eterna e inguaribile perfidia dell’uomo ma su dinamiche sociali legate ad un sistema ben preciso che, così come è sorto, così avrà la sua fine. Una rivoluzione marcò il suo trionfo, una rivoluzione marcherà la sua rovina, o meglio, l’ultima delle infinite rovine da esso create.
Un altro mondo è possibile; lo dimostrarono i lavoratori di Parigi (1871) e più tardi di Pietrogrado (1917). Queste esperienze hanno anche dimostrato che la rottura di queste catene necessitava di un’organizzazione di classe capace sia nel proporre una salda analisi sia nell’organizzare i lavoratori nelle lotte economiche e in un futuro anche nell’assalto finale. Quel partito oggi non c’è; anni di controrivoluzione stalinista hanno avuto il loro peso sull’intera classe operaia e sui organi. Ma finché vi sarà un proletariato e una borghesia su questa Terra l’inarrestabile lotta di classe proseguirà incessante verso la sua conclusione: la rivoluzione comunista o la comune rovina delle classi in lotta.
Contro ogni guerra, contro ogni discriminazione, contro ogni stato; l’ unica parola d'ordine è: viva l’internazionalismo comunista!
FC
Bibliografia e Sitografia
11/09/2022), ‘«Missili russi dal Mar Nero», allarme in tutta l'Ucraina. Ma sul campo l'esercito di Kiev avanza’, Il Messaggero, ilmessaggero.it il 26/02/2025
20/02/2025), ‘30mila soldati europei sul suolo ucraino: ecco il piano Starmer per il peacekeeping’, Rainews.it, rainews.it (consultato il 26/02/2025
Beppe Boni, (21/02/2025), ‘Missione di pace in Ucraina «Centomila soldati, anche senza gli USA»’, La Nazione.
Marco Galluzzo,(27/02/2025), ‘Italia pronta ad alzare le spese per la Difesa. Gli Usa cedono a Londra la «guida» sull’Ucraina’, Corriere della Sera, roma.corriere.it (consultato il 3/3/2025)
Si vedano gli articoli:
Luca Orlando, (13/02/2025), ‘Industria in rosso da 23 mesi, tornata ai livelli del Covid’, Il Sole 24 Ore
Sara Deganello, (11/02/2025), ‘Prezzi elettricità, a gennaio in Italia +48% sulla Spagna, +40% sulla Francia’, Il Sole 24 Ore
Donato Masciandaro,(20/02/2025),’Tassi, aumenta l’incertezza fuori e dentro Francoforte’, Il Sole 24 Ore
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