You are here
Home ›Cambio di regime in Siria: un altro colpo di scena nel mosaico imperialista, un altro passo verso la terza guerra mondiale
Come aveva osservato Bordiga, le vicende umane non possono essere comprese guardando come a una fotografia, a qualcosa di congelato nel tempo, ma devono essere viste come un film, una serie di spostamenti quasi impercettibili in ogni fotogramma, ma che alla fine si sommano in un cambiamento completo della realtà.(1) I recenti eventi in Medio Oriente e le loro conseguenze (sia intenzionali che involontarie) non fanno che sottolineare la validità di tale metodologia quando si cerca di comprendere le complicate “interazioni reciproche” nell’attuale ordine mondiale.
In un passato non troppo lontano, alcuni degli stati attualmente vincenti nella lotta per l'accaparramentno delle maggiori quote del pianeta e delle sue risorse hanno avuto le loro battute d'arresto. Israele aveva dovuto ritirarsi dal suo attacco (sostenuto dagli Stati Uniti) al Libano dalla tenace resistenza di Hezbollah nel 2006. Poi la Turchia ha potuto solo restare a guardare mentre l'esercito egiziano portava a termine un colpo di stato contro il suo cliente, il governo dei Fratelli Musulmani di Mohamed Morsi, nel 2013.(2) E nel 2021 gli Stati Uniti hanno messo in atto un'umiliante ritirata da Kabul(3) come conseguenza del tentativo di Trump diciotto mesi prima di fare un accordo con i talebani (a cui Biden ha aderito, dato che anche lui voleva le truppe statunitensi fuori dall'Afghanistan). Una conseguenza di quel disastro è stata di incoraggiare il regime di Putin a scommettere su un attacco all'Ucraina che avrebbe permesso alla Russia di mantenere le sue acquisizioni a Luhansk, Donetsk e Crimea, allora sotto la minaccia di un esercito ucraino riformato sostenuto dalla NATO. Quanto sia drammaticamente diversa la situazione odierna è stato sottolineato dai recenti eventi in Siria, che hanno ripercussioni ben oltre il Medio Oriente. In particolare evidenziano che i fronti di guerra in tutto il mondo stanno iniziando a unirsi.
La caduta della casa di Assad
Dopo la primavera araba del 2011, di cui la rivolta in Siria è stata una parte, Assad perse il controllo di quasi metà del territorio riconosciuto della Siria, ma nonostante i 14 anni di sanzioni occidentali, il suo regime brutale sopravvive. Negli ultimi anni sembrava un "conflitto congelato". Ancora a marzo 2023, Jean Michel Morel poteva scrivere su Le Monde Diplomatique: “La presa sul potere del presidente Bashar al-Assad sembra salda, nonostante l'insicurezza alimentare che in Siria colpisce 12 milioni di persone e un tasso di povertà superiore al 90%. La stabilità del suo regime è ancora più sorprendente perché, su una popolazione prebellica di 21 milioni, più di sei milioni sono ora rifugiati in altri paesi e circa sette milioni sono sfollati interni. È il risultato combinato di una dura repressione degli avversari politici, di un'opposizione debole e divisa e della determinazione di Assad e del suo clan”.(4)
Non c'è da stupirsi che la rapida caduta del brutale regime di Assad a dicembre abbia colto di sorpresa anche i più attenti osservatori del Medio Oriente. Dopotutto, aveva dovuto affrontare sfide apparentemente più serie nel 2011 e nel 2015-6. Nel 2011 si è salvato solo quando l'Iran ha inviato le Guardie Rivoluzionarie, le milizie sciite afghane e infine i combattenti di Hezbollah per mantenere attiva una delle principali vie di rifornimento dell'"Asse della Resistenza" contro Israele. Nel 2016 lo hanno salvato i bombardamenti russi, sebbene l'obiettivo principale della Russia fosse quello di non perdere i suoi ultimi punti strategici in Medio Oriente: la base navale a Tartus e la base aerea di Hmeimim (Latakia).
Ma questo solleva la questione del perché Russia e Iran, che avevano interessi strategici nel mantenere Assad al potere otto anni prima, questa volta abbiano fatto così poco per salvarlo. La Russia inizialmente risponde con i soliti attacchi aerei alle forze Hayat Tahrir al-Sham (HTS) che avanzavano su Aleppo, ma poi questi cessano. Apparentemente non vedeva alcuno scopo in questi attacchi nel momento in cui le truppe siriane (che ricevevano 3 giorni di paga invece che un mese di stipendio) (5) non stavano combattendo sul campo.
Tuttavia, ci sono ragioni più profonde per l'abbandono di Assad da parte della Russia. La più ovvia è che la guerra in Ucraina ha messo a dura prova le sue risorse militari. Ma non è tutto. La Russia è anche stata critica nei confronti di Assad per non aver fatto nel corso degli anni concessioni significative per ampliare la base del regime e quindi aumentare la sua stabilità. Assad apparentemente ha respinto tutti i tentativi di dialogo con gli oppositori sia interni che esterni. In particolare, ha ignorato le sollecitazioni russe a partecipare agli incontri che avevano organizzato con il presidente turco Erdoğan. È anche la seconda volta dall'invasione dell'Ucraina che la Russia abbandona un alleato storico. In Armenia c'è un'enorme base militare russa e l'Armenia faceva parte della "Collective Security Treaty Organisation" russa, ma dal 2020, quando il pro-europeo Pashinyan è stato eletto presidente armeno, la Russia non ha mosso un dito per aiutare l'Armenia né nella sua guerra, né nelle successive controversie con l'Azerbaigian. Al contrario ora sta coltivando le relazioni con l'Azerbaigian.(6)
La frustrazione russa era condivisa dall'Iran, ma il regime di Teheran aveva altri motivi per essere disilluso dal dittatore di Damasco. La Siria era stata un importante canale per le armi iraniane per raggiungere Hezbollah in Libano attraverso l'Iraq e il suo valico di frontiera con la Siria a Deir Ezzor. Tuttavia, mentre Gaza veniva rasa al suolo, Assad si rifiuta di partecipare alla campagna di Hezbollah di lancio di missili su Israele per cercare di ottenere un cessate il fuoco a Gaza. Stava tentando di reintegrare la Siria nella Lega araba come primo passo verso la sua riabilitazione nell'ordine imperialista mondiale. Ancora il 2 dicembre 2024 la Reuters ha riferito che Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti erano in trattative per eliminare tutte le sanzioni contro la Siria a condizione che rompesse con l'Iran.(7) L'Iran aveva fatto sapere ad Assad di essere ben consapevole della minaccia e aveva inviato un "avvertimento amichevole". È stato un momento importante. Cina, Russia, Iran e Corea del Nord hanno interessi imperialisti separati, ma l'unico fattore che sta alla base della loro cooperazione è che sono tutti bersaglio dell'"arma economica" dell'imperialismo occidentale: le sanzioni.(8) Si stima che l'Iran abbia speso 30-50 miliardi di dollari nel corso degli anni, per non parlare delle migliaia di vittime (principalmente sciiti afghani, bisogna dirlo), per mantenere Assad al potere. Ora questo vuole lasciare il club. Quando inizia l'avanzata dell'HTS, la Guida Suprema Ali Khamenei, decide che era il momento di ridurre le perdite dell'Iran.(9) Decine di migliaia di "consiglieri" iraniani, funzionari consolari e truppe lasciano la Siria pochi giorni prima che l'HTS arrivi a Damasco. Sebbene più ordinato del ritiro degli Stati Uniti da Kabul, è stato un ritiro umiliante, che sottolinea l'attuale debolezza economica e militare dell'Iran. Persino i commentatori iraniani vicini al regime non si sono trattenuti nel criticare la politica iraniana sulla Siria.(10) Tuttavia, in un atto finale che potrebbe avere un significato per la futura lotta per il controllo della Siria, hanno ceduto il controllo della regione di Deir Ezzor, non all’HTS sostenuto dalla Turchia, ma alle forze curde delle Forze Democratiche Siriane (SDF).
La Siria come satrapia turca?
Per il momento, il grande vincitore e attore chiave in Siria è la Turchia. Nel 2016, la spietata campagna di bombardamenti della Russia ha gradualmente spinto la resistenza islamista nell'angolo nord-occidentale del territorio attorno a Idlib, dove la Turchia di Erdoğan ha creato una "zona sicura". Peraltro la Turchia ha promesso a Iran e Russia che avrebbe represso gli islamisti più duri presenti nelle loro fila.
Ma questo non è mai accaduto. Erdoğan aveva i suoi problemi e la sua agenda imperialista. Aveva bisogno che almeno alcuni degli islamisti andassero a formare il cosiddetto Esercito nazionale siriano (SNA) da usare contro i curdi delle Unità di difesa popolare (YPG) che erano l'elemento principale delle SDF nel nord-est del paese. Tuttavia le SDF erano supportate dagli Stati Uniti in quanto combattenti più organizzati e di successo contro lo Stato islamico (IS o Daesh). Questo supporto non includeva solo la potenza aerea statunitense, ma anche sofisticati sistemi di sorveglianza e comunicazione. Gli Stati Uniti mantengono lì anche delle proprie basi, in gran parte per proteggere i giacimenti petroliferi siriani sia dall'IS che dall'Iran e hanno recentemente ammesso che ora vi si trovano 2.000 soldati. Tuttavia, non è ancora chiaro (soprattutto con il prossimo rientro di Trump alla Casa Bianca questo mese) se rimarranno.
Sotto Erdoğan dal 2002 la Turchia ha perseguito una politica imperialista irregolare il cui unico obiettivo coerente è stato interpretato come la ricostruzione di una versione moderna dell'Impero ottomano.(11) Sebbene membro della NATO, ha acquistato sistemi di difesa aerea russi nel 2017 (e quindi ha perso il contratto per ottenere gli F-35 statunitensi) mentre cambiava costantemente posizione a seconda delle esigenze.(12) Un classico esempio di ciò è stata la denuncia dell'oppressione cinese degli uiguri nella provincia dello Xinjiang nel 2009 come "genocidio", una posizione mantenuta per 10 anni fino a quando il commercio della Turchia con la Cina non si è sviluppato fino a raggiungere un valore di 27 miliardi di dollari all'anno. Quando Erdoğan ha cercato di aumentarlo, ha improvvisamente scoperto durante un viaggio a Pechino che erano "altri" che cercavano di sfruttare la questione uigura per avvelenare le relazioni turco-cinesi.(13) I principi del commercio chiaramente richiedono il commercio dei principi! Ciò non ha però impedito alla Turchia di far entrare clandestinamente combattenti uiguri nella Siria settentrionale per supportare le operazioni militari turche.
Dal 2004 al 2011 le relazioni turche con la Siria di Assad sono state amichevoli, con l'aumento degli scambi commerciali tra i due stati, ma quando è scoppiata la guerra civile nel 2011, la Turchia ha chiesto ad Assad di dimettersi. Di fronte al peso di sostenere milioni di rifugiati siriani in Turchia, Erdoğan ha iniziato a chiedere l'istituzione di "zone sicure" nella Siria settentrionale, che ha immaginato come una striscia di 20-30 miglia lungo tutto il confine turco. Il vero obiettivo era però di creare un cordone sanitario tra la Turchia e le aree curde ora dominate da YPG e SDF. Allo stesso tempo, il confine della Turchia era aperto a qualsiasi jihadista proveniente da qualsiasi parte del mondo e che avesse voluto passare in Siria per unirsi all'IS. Su entrambi i fronti gli Stati Uniti erano in disaccordo con la Turchia per le ragioni spiegate sopra: SDF e YPG erano forze molto più affidabili quando si trattava di affrontare l'IS. Tuttavia nel 2019, l'altro egocentrico di questa storia, Trump, ha deciso (contro il consiglio della CIA e del Pentagono) di ritirare le forze di terra statunitensi dalla Siria settentrionale, nonché di rimuovere la copertura aerea per la zona. Ciò ha permesso alla Turchia di avere mano libera per invadere Afrin e le altre province lungo il confine settentrionale siriano.
E qui c'è un racconto ammonitore per tutti coloro che pensano che la Siria post-Assad sarà meno sanguinosa o meno settaria. La Siria, come tutti gli stati post-coloniali, è un mix di nazioni, tribù e religioni. La Siria settentrionale è varia come qualsiasi altra parte del paese con un mix di arabi, curdi, assiri, turkmeni, circassi, armeni siriani e yazidi. Molti erano già migranti da guerre e spostamenti forzati, sia storicamente che recentemente. Ad Afrin le YPG, ora prive della copertura aerea statunitense per decreto del presidente Trump, non hanno potuto fare nulla per fermare il bombardamento della città da parte degli F-16 turchi. Sono stati costretti a ritirarsi lasciando i civili a cavarsela da soli. Circa 200.000 di loro (principalmente curdi) sapevano cosa stava arrivando ad Afrin e sono fuggiti.(14) Chi non ha potuto è stato ucciso per mano di ex jihadisti dell'IS e di Al-Qaeda ora al soldo dei turchi come combattenti nella marmaglia impropriamente denominata SNA (Esercito nazionale siriano). Tutti quelli che hanno catturato li hanno uccisi, in particolare le donne. “Le donne sono prese di mira dai gruppi sostenuti dalla Turchia, molti dei quali condividono la stessa ideologia estremista dell'ISIS e di gruppi simili. Ad esempio, quando la Turchia ha invaso Tel Abyad nell'ottobre 2019, uno dei primi obiettivi sono state le attiviste, come Hevrin Khalaf. Una politica locale disarmata sui vent'anni, è stata braccata da gruppi siriani sostenuti dalla Turchia, tirata fuori dal suo veicolo, picchiata e uccisa a colpi di arma da fuoco, con la testa e il corpo calpestati. I media turchi hanno definito la sua esecuzione una "neutralizzazione".(15)
Questo stesso SNA, ratificato come HTS dal nuovo governo “ad interim” dell’altro burattino turco, con l’assistenza dell’esercito turco sta oggi portando avanti la lotta verso l’Area autonoma della Siria settentrionale e orientale (AANES, o Rojava) per attaccare le YPG e le SDF. Erdoğan ha già invitato le YPG a deporre le armi altrimenti “saranno sepolte” in Siria.(16) Sotto la pressione della nuova offensiva nel Nord, il comandante delle SDF Mazloum Abdi (17) (un caro amico di Abdullah Öcalan, il leader del PKK che ancora langue in una prigione turca) ha già ammesso che le SDF non mirano a uno stato federale ed è pronto a far sì che le sue forze diventino parte di un nuovo esercito siriano sotto il nuovo governo di Damasco, ma ciò è stato accompagnato da un appello agli Stati Uniti a fermare gli attacchi del SNA contro i curdi. Per il momento il leader di HTS, Ahmad al-Sharaa (ex “terrorista islamista” Abu Mohammad al-Jolani o al-Golani) parla bene di inclusione per tutti, perché mira a ristabilire uno stato siriano centralizzato, ma tutti i non sunniti sono preoccupati per i precedenti di HTS a Idlib nel 2020:“Quando i civili fuggivano, i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) saccheggiavano le loro case. Mentre le battaglie erano in corso, arrestavano, torturavano ed uccidevano civili che esprimevano opinioni dissenzienti, tra cui giornalisti. Le lavoratrici dei media erano doppiamente vittime, perché il gruppo terroristico discriminava sistematicamente donne e ragazze, anche negando loro la libertà di movimento. Inoltre HTS bombardava indiscriminatamente aree civili densamente popolate, diffondendo il terrore tra i civili che vivevano in aree controllate dal governo. _Le donne, gli uomini e i bambini che abbiamo intervistato hanno dovuto affrontare la terribile scelta di essere bombardati o di fuggire più in profondità nelle aree controllate da HTS, dove vi sono violazioni dilaganti dei diritti umani e un'assistenza umanitaria estremamente limitata", ha affermato la commissaria Karen Koning AbuZayd. "Gli atti dei membri di HTS equivalgono a crimini di guerra_".(18)
Nonostante la rottura dei legami con IS e al-Qaeda, HTS rimane un'organizzazione islamista salafita con tutta l'intolleranza di quell'ideologia. E alcune delle milizie a loro alleate sono anche peggio. Ci sono già segnalazioni di manifestazioni cristiane e alawite per la profanazione dei loro simboli religiosi. Tuttavia, la priorità principale sia per HTS che per la Turchia è ristabilire uno stato siriano centralizzato che significherebbe la fine dell'enclave curda del Rojava, ovvero la rimozione di ciò che Erdoğan afferma essere una minaccia all'integrità territoriale della Turchia. Sotto Biden gli Stati Uniti hanno continuato a sostenere i curdi perché le SDF sorvegliano ancora 10.000 ex combattenti dell'ISIS e molti altri membri delle loro famiglie nei campi di concentramento e gli Stati Uniti temono che qualsiasi indebolimento delle SDF o delle YPG porterà al loro rilascio per unirsi a un rinato IS (cosa che sta già accadendo). Il governo turco sta cercando di convincerli che loro stessi e HTS possono gestire la questione l'ISIS (e quindi gli Stati Uniti possono uscire di scena), ma dati i precedenti di entrambi, ciò non è affatto convincente, a meno che non ti chiami Donald Trump...
La Grande Israele?
Se la Turchia di Erdogan è stata la grande vincitrice in Siria, Israele (e chi la sostiene, gli Stati Uniti) hanno ottenuto una vittoria enorme. Come abbiamo notato all'inizio, i vari fronti imperialisti stanno ora iniziando a scontrarsi direttamente. In Siria i colpi devastanti di Israele contro Hezbollah nel 2024 sono stati così gravi (19) che i suoi leader sono stati costretti a richiamare le truppe da Aleppo. Questo sembra essere stato il cambiamento che ha dato alle forze HTS la possibilità di iniziare la loro avanzata lampo a fine novembre. La Siria era il principale canale per le armi iraniane verso Hezbollah in Libano e questo canale è ora molto in bilico. Nella lotta esistenziale tra Iran e Israele (sostenuta dall'ipocrita, ma incrollabile supporto degli Stati Uniti) che ha dominato il Medio Oriente per mezzo secolo, questa è un'enorme vittoria per Israele e i suoi sostenitori occidentali. È un colpo enorme per la debole alleanza delle potenze sanzionate di Russia, Iran e persino Cina.
Che le forze di sicurezza israeliane ne fossero a conoscenza o meno(20), l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha offerto una grande opportunità al governo ultra-nazionalista e razzista di Israele di alterare l'equilibrio di potere nella regione. Non sappiamo (e potremmo non saperlo mai) quanto Hezbollah e l'Iran sapessero del piano di Hamas di uscire dalla loro prigione di Gaza 14 mesi fa. Sappiamo che la motivazione è venuta dalle esigenze di Hamas. Non è stato un caso che il nome in codice fosse Al-Aqsa Flood in risposta diretta a tutte le provocazioni di Ben Gvir e Smotrich e del movimento religioso di destra/coloni che rappresentavano. Itamar Ben-Gvir, nonostante fosse solo 1 dei 6 parlamentari del suo partito Kahanista (cioè l'ala fascista più estrema del sionismo), oltre ad avere diverse condanne per razzismo contro i palestinesi, è diventato Ministro per la Sicurezza Nazionale nella coalizione di destra di Netanyahu. L'incarico gli ha conferito il controllo della Cisgiordania e del sistema carcerario che detiene i palestinesi e, di conseguenza:“Nel 2023 sono stati assassinati più arabi che in qualsiasi anno precedente, secondo un rapporto di fine anno ... delle Abraham Initiatives, un'organizzazione di coesistenza che tiene traccia delle statistiche sulla criminalità. Secondo il rapporto, 244 membri della comunità araba sono stati uccisi in Israele nel 2023, più del doppio rispetto all'anno precedente. Il rapporto ... ha attribuito senza mezzi termini la colpa del forte aumento degli omicidi al ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, il cui ministero è responsabile della polizia e che è stato eletto su una piattaforma che vedeva la necessità di migliorare la sicurezza”(21).
Inoltre nell'agosto 2023 Ben Gvir guida nel complesso della moschea di Al-Aqsa una folla che suonava un shofar(22) come atto di sfida e proclamava che l'area fosse di Israele.(23) Abbiamo esaminato la risposta di Hamas a queste provocazioni un anno fa(24), ma non avrebbero potuto arrivare in un momento peggiore né per Hezbollah né per l'Iran. Né l'economia libanese né quella iraniana erano in grado di affrontare una guerra totale e sia Hezbollah che gli ayatollah erano altamente impopolari in patria. Hezbollah non solo è stata responsabile della massiccia esplosione di sostanze chimiche che ha devastato Beirut nel 2020(25), ma sosteneva anche il direttore della Banca del Libano che ha distrutto l'economia libanese. Tuttavia, la goccia che fa traboccare il vaso per i loro critici è il loro intervento in Siria per difendere il regime di Assad che aveva continuamente interferito negli affari libanesi per decenni. In Iran, le sanzioni economiche occidentali e l'incompetenza e la corruzione degli ayatollah, non solo avevano creato un'inflazione che aveva provocato scioperi(26), ma le ricadute della morte di Jina Mahsa Amini nel settembre 2022 sotto la custodia della polizia morale del paese "per aver indossato il suo hijab troppo largo" avevano portato a un'ondata di sfida al regime islamico. In tali circostanze nessuna delle due forze poteva permettersi avventure all'estero.
Per Israele, l'attacco di Hamas si è trasformato in una nuova e grande opportunità "mai vista da mezzo secolo", come ha affermato l'ex Primo Ministro Naftali Bennett. Israele è in uno stato di guerra permanente dal giorno in cui è stato creato a causa di una favorevole confluenza di interessi imperialisti nel 1948.(27) Da allora ha combattuto quattro grandi guerre, ha affrontato due intifade (rivolte) di palestinesi per la sua occupazione illegale della Cisgiordania e di Gaza e ha risposto a ogni minaccia raddoppiando gli sforzi sulla sicurezza e combattendo i suoi nemici in campagne preventive di assassinii e bombardamenti. Gli israeliani che hanno riconosciuto che questo è un modo di esistenza insostenibile sono stati messi a tacere o emarginati.(28) La direttrice di azione del regime attuale viene direttamente dalla Bibbia ebraica e, come abbiamo notato in Revolutionary Perspectives 23, è sfacciatamente genocida:“… _il progetto sionista non ha mai avuto intenzione di condividere Eretz Israel con nessuno, come la guerra attuale ha reso fin troppo chiaro. Il bombardamento a tappeto di Gaza con la sua minaccia di pulizia etnica è stato giustificato da diversi leader israeliani. Fin dall'inizio, l'ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano ha accolto con favore un'epidemia a Gaza come un aiuto alla vittoria e ha sostenuto che "creare una grave crisi umanitaria a Gaza è un mezzo necessario per raggiungere l'obiettivo ... Gaza diventerà un luogo in cui nessun essere umano può esistere". L'attuale presidente israeliano Isaac Herzog giustifica la punizione collettiva di Israele affermando che "è un'intera nazione là fuori che è responsabile. Non è vera questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti ...", mentre l'odioso Netanyahu si è rivolto alle scritture per un'analogia nella distruzione ebraica della città di Amalek:
... attaccate gli Amaleciti e distruggete completamente tutto ciò che appartiene loro. Non risparmiateli; mettete a morte uomini e donne, bambini e neonati, bovini e pecore, cammelli e asini_”(29).
E mentre gradualmente diventava chiaro al governo Netanyahu che la risposta dei loro oppositori era relativamente debole, non solo si sono sentiti incoraggiati a compiere atrocità ancora più grandi a Gaza (tagliando cibo e acqua, disabilitando tutta l'assistenza sanitaria bombardando gli ospedali e bloccando gli aiuti, in aggiunta all'assalto militare diretto che ha costretto i palestinesi a spostarsi innumerevoli volte per sopravvivere, e neanche questo non ha salvato molti che sono stati attaccati in presunte aree sicure), ma stanno anche cercando di cacciare i palestinesi dai loro villaggi in Cisgiordania. L'esistenza dei palestinesi è un inconveniente che sperano di risolvere cacciandoli dal territorio. Ironicamente, i sionisti di estrema destra del governo di coalizione di Netanyahu hanno una "soluzione" persino peggiore per i palestinesi di quella che lo stato zarista russo aveva per gli ebrei quando si imbarcò nei pogrom della fine del diciannovesimo secolo. A quei tempi la soluzione del Procuratore del Santo Sinodo, Pobedonstsev alla “questione ebraica” è stata riassunta con i termini di “Sterminio, Emigrazione e Assimilazione”.(30) I coloni e gli zeloti religiosi non stanno nemmeno prendendo in consderazione l'ultima di queste tre. La guerra di Israele è, come nel 1948, una guerra di conquista.
La politica israeliana è da tempo quella di portare la guerra a tutti i suoi oppositori, ed è esattamente ciò che ha fatto nell'ultimo anno, bombardando obiettivi in Yemen, Siria, Libano, Iraq e Iran. Tuttavia, con la caduta di Assad, le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno approfittato del vuoto di potere per effettuare 600 bombardamenti su qualsiasi deposito di armi che riescono a localizzare in Siria per negarli a qualsiasi futuro governo. Hanno eliminato l'80% della capacità militare del vecchio regime, con particolare attenzione alle difese aeree siriane, rendendo così il paese un facile bersaglio per i bombardieri israeliani, qualunque cosa possa accadere in futuro. Israele ha anche invaso la Siria meridionale dalla zona che occupa sulle alture del Golan (che ha annesso nel 2019, un'annessione riconosciuta solo dagli Stati Uniti) spostandosi verso Damasco e ha annunciato che avrebbe sistemato altri 50.000 israeliani nella zona occupata. Poiché metà degli abitanti attuali sono drusi, ma sono soggetti alla chiamata militare nelle IDF e hanno protestato più volte contro la discriminazione israeliana su una serie di questioni(31), ciò potrebbe portare ad altre proteste, soprattutto perché i drusi del Golan si identificano con i loro correligionari nella provincia di Daraa in Siria.
Tuttavia per il momento il regime di Netanyahu è al settimo cielo. Hamas è stato praticamente distrutto, Hezbollah è gravemente indebolito e l'Iran ha perso la sua via di rifornimento a questi ultimi attraverso la Siria. L'"Asse della Resistenza" che l'Iran sperava di mobilitare in caso di attacco da parte di Israele è, almeno per ora, gravemente indebolito. Questa è una buona notizia anche per gli Stati Uniti. La pubblica dimostrazione di una certa preoccupazione per i massacrati a Gaza è stata solo una facciata, poiché gli Stati Uniti (il principale fornitore di armi di Israele) non solo hanno continuato il loro consueto finanziamento militare annuale di 3,3 miliardi di dollari a Israele, ma hanno votato altri 14 miliardi di dollari come "aiuto militare" di emergenza entro un mese dall'inizio dell'assalto a Gaza.(32) L'ultimo atto di Biden è stato quello di stanziare altri 8 miliardi di dollari, rendendolo "il primo presidente (degli Stati Uniti) ad aver supervisionato una guerra congiunta israelo-statunitense".(33) Ciò non dovrebbe sorprendere. Dopo i disastri degli USA in Iraq e Afghanistan, Israele è il loro ultimo alleato affidabile nella regione, ed è ora ancora più indispensabile, soprattutto nella contesa che dura da 46 anni con il loro nemico comune, l'Iran degli Ayatollah. Non c'è da stupirsi che Netanyahu abbia ringraziato abbondantemente il Congresso degli USA per il suo sostegno bipartisan a Israele nella sua "difesa della civiltà occidentale".
Il quadro imperialista più ampio
Ma l'Iran è solo il più debole dei principali oppositori degli Stati Uniti sulla scena mondiale ed è sopravvissuto a decenni di guerra economica statunitense in gran parte grazie al sostegno della Russia e soprattutto della Cina. A novembre 2023, la Cina acquistava circa un terzo della produzione giornaliera di petrolio dell'Iran e lo spediva clandestinamente in vecchie petroliere per evitare le sanzioni statunitensi.(34) La Cina, sempre cauta, non era impegnata con la Siria quanto la Russia o l'Iran (ma ha firmato un accordo di "partnership strategica" con Assad nel settembre 2023). Aveva anche votato ogni volta insieme alla Russia per porre il veto alle risoluzioni anti-Assad nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed era la terza fonte più grande di importazioni siriane, ma era questa la portata del suo impegno. In comune con la sua politica imperialista generale di avanzata furtiva, il suo unico commento sulla caduta di Assad è che "il popolo siriano" (qualunque cosa significhi) dovrà decidere sul proprio futuro politico.
Il successo più significativo della Cina in Medio Oriente finora è stato quello di far firmare all'Arabia Saudita e all'Iran un accordo per ristabilire le relazioni diplomatiche nel 2023.(35) Questo è stato un duro colpo diplomatico per Washington, in quanto non solo ha rotto l'isolamento iraniano, ma ha anche dimostrato che persino il suo principale alleato nella regione dal 1945 dubitava delle garanzie di protezione degli Stati Uniti. È stato anche un trionfo per la strategia imperialista della Cina. E questo ci porta al quadro più ampio.
Gli USA sono stati la potenza dominante indiscussa del mondo dal 1945. Il suo ex rivale, l'URSS, non è mai riuscito a eguagliarlo nel "mondo libero" dominato dal dollaro, quindi è stato costretto a nascondersi dietro valute non convertibili nel suo impero. Lo stesso valeva per lo spiegamento militare: il tentativo di eguagliare gli USA in quell'arena alla fine ha portato all'implosione dell'Unione Sovietica.
Ma l'arroganza è il calice avvelenato della vittoria e gli Stati Uniti ne hanno bevuto fin troppo dal 1991 in avanti. Invece di incorporare la Russia nel "Nuovo Ordine Mondiale" (lo smantellamento della NATO avrebbe potuto essere un primo passo intelligente, dato che era stata creata come un organismo anti-URSS)(36), l'imperialismo statunitense ha continuato a vederla come un rivale. Ha quindi ripulito i vecchi satelliti sovietici dell'Europa orientale e li ha trascinati nella sua orbita dominata dal dollaro, estendendo gradualmente la NATO in tutto il continente. Inoltre, il presidente del residuo dell'URSS, Boris Eltsin, è stato convinto a sottoporre il paese alla "dottrina dello shock" statunitense che ha trasformato la crisi economica in un trauma nazionale. Il piano di "prestiti per azioni" di Eltsin del 1995-6 ha prodotto aste truccate in cui coloro che avevano accesso alle banche hanno acquistato la maggior parte delle azioni di nuova emissione delle industrie statali più redditizie della Russia. Questi nuovi oligarchi e la corruzione hanno prosperato, ma il rublo è crollato. Lo stato russo nel 1998 non ha ripagato i suoi debiti ed Eltsin perde persino una guerra di due anni contro i ribelli ceceni (1994-6) prima di dimettersi nel 1999. Il suo successore designato, Putin, prende il potere ed è fortunato con i prezzi mondiali del petrolio (in un periodo in cui i salari russi erano molto bassi dopo il crollo del 1998) che fanno aumentare drasticamente i profitti e permettono di investire di più nell'industria locale.
Una volta che questa svolta economica gli ha assicurato la posizione, Putin e i suoi "siloviki" (uomini forti) hanno prima attaccato gli oligarchi (incarcerando Khordokovsky per far capire agli altri) per farli sottomettere allo stato piuttosto che il contrario, hanno vinto i ribelli ceceni distruggendo la capitale, Grozny e poi hanno iniziato a riprendersi dalla "l_a più grande tragedia geopolitica del ventesimo secolo_", come Putin ha chiamato il crollo dell'URSS. La Russia, a differenza dell'URSS che era emersa come vincitrice nel 1945, è quindi una potenza revanscista e questo aumenta la posta in gioco nella rivalità imperialista. Putin ha sostanzialmente affermato che non ci devono essere ulteriori avanzamenti per la NATO nell'Europa orientale. Gli interventi diretti della Russia sia in Georgia che in Ucraina ne sono il risultato, così che la guerra in Ucraina è diventata una guerra distruttiva di logoramento che in due anni e mezzo è costata un milione tra morti o feriti.
Eppure, mentre il mondo si divide in due campi, nessuna delle due parti ha combattuto da sola. Gli Stati Uniti hanno riunito un gruppo di 57 stati pronti a offrire aiuti militari e di altro tipo all'Ucraina per un importo di centinaia di miliardi di dollari, mentre paesi come Cina, India, Sudafrica, Venezuela e Brasile hanno aiutato la Russia a eludere le sanzioni.
Ma come abbiamo scritto molte volte, la rivalità imperialista dominante non è tra NATO e Russia. È tra Cina e USA. Durante la guerra in Ucraina, il Dipartimento di Stato americano non ha perso occasione di attaccare la Cina e allo stesso tempo di preparare il terreno ideologico per la guerra imminente: "valori democratici"! “Anche se la guerra del presidente Putin continua, rimarremo concentrati sulla sfida più seria a lungo termine per l'ordine internazionale, che è posta dalla Repubblica Popolare Cinese. La Cina è l'unico paese che ha sia l'intento di rimodellare l'ordine internazionale sia, sempre di più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo. La visione di Pechino ci allontanerebbe dai valori universali che hanno sostenuto così tanto il progresso mondiale negli ultimi 75 anni”.(37)
Mentre lasciava l'incarico, Blinken ha raddoppiato gli sforzi sulla vera minaccia. In un'intervista al Financial Times ha detto con aria compiaciuta "che durante l'amministrazione Biden quattro paesi dell'Indo-Pacifico (Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud) sono stati invitati a partecipare ai vertici della Nato e che l'alleanza transatlantica deve ora ora contrastare la Cina, cosa che prima era inimmaginabile. Sempre Blinken ricordava come l'ex primo ministro giapponese Fumio Kishida abbia avvertito che "l'Ucraina [oggi] potrebbe essere l'Asia orientale domani", in un velato riferimento alla Cina.(38)
Tutto questo in aggiunta a una serie di alleanze anti-cinesi nel Pacifico come AUKUS e la cooperazione di intelligence Five Eyes con Australia, Nuova Zelanda, Canada e Regno Unito. Il significato della minaccia cinese è condiviso in tutto lo spettro politico degli Stati Uniti, come ha dimostrato il voto del 20 aprile 2024 della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti dove hnnno approvato un pacchetto di aiuti da 95 miliardi di dollari per Ucraina, Israele ... e Taiwan.
Niente di tutto questo ci sorprende. Nel dicembre 2021 abbiamo collegato il tintinnio di sciabole su Ucraina e Taiwan come precursori congiunti di una guerra più generalizzata a venire.(39) All'epoca altri internazionalisti ne dubitavano, anche dopo che la Russia aveva invaso l'Ucraina meno di 2 mesi dopo. Non stavamo sostenendo allora che la guerra mondiale fosse immediatamente dietro l'angolo. Eravamo ben consapevoli che questo è l'inizio di un processo e, data la complessità delle contraddizioni imperialiste, non è facile dire quanto tempo ci vorrà perché questo si svolga. Tuttavia, mezzo secolo di crescita capitalista in declino e di crescente stagnazione ha creato le condizioni in cui non è più possibile alcun compromesso tra gli interessi imperialisti. Come hanno dimostrato Ucraina, Gaza e Siria, solo la sconfitta incondizionata di un avversario (come alla fine della prima e della seconda guerra mondiale) è ora all'ordine del giorno.
L'equilibrio di potere è attualmente sbilanciato verso la "civiltà occidentale" in Medio Oriente, ma i conflitti imperialisti si stanno diffondendo. Altri colpi di scena nel caleidoscopio della competizione imperialista si stanno già verificando. Se la Russia perdesse la sua base navale a Tartus in Siria (il che non è ancora certo), starebbe già collaborando con Haftar (l'ex generale di Gheddafi) e l'Esercito nazionale libico nella Libia orientale, e starebbe negoziando con loro per aprire un'altra base a Tobruk. Con la Francia e gli Stati Uniti che perdono basi nell'Africa occidentale e nel Sahel, l'Afrika Korps della Russia (l'ex gruppo Wagner) sta facendo progressi, ed è già coinvolta nel disastro umanitario che è la guerra civile in Sudan. Il risultato è ancora più omicidi, stupri e altre atrocità contro i non combattenti che a Gaza. E, come ha sottolineato il Wall Street Journal, non si tratta solo del Sudan, “Questo corridoio di conflitto si estende per circa 4.000 miglia e comprende circa il 10% dell'Africa subsahariana, un'area che è raddoppiata in soli tre anni e oggi è circa 10 volte più grande del Regno Unito, secondo un'analisi della società di consulenza sui rischi politici Verisk Maplecroft. In questa scia si verificano incalcolabili sofferenze umane (sfollamenti di massa, atrocità contro i civili _(40)_ e fame estrema) in un continente che è già di gran lunga il più povero del pianeta”. (41)
Niente di ciò che abbiamo visto ci porta a modificare il nostro giudizio del 2021 secondo cui il capitalismo è sulla buona strada per una Terza Guerra Mondiale. Al contrario vediamo sempre più motivi perchè si raddoppino gli sforzi in questa direzione. In realtà gli stessi difensori del sistema capitalista stanno lanciando l'allarme. Nell'ottobre 2024, Jamie Dimon, il capo della principale istituzione speculativa JPMorgan, è arrivato addirittura a sostenere che "la Terza Guerra Mondiale è già iniziata. Ci sono già battaglie sul campo coordinate in più paesi". (42)
E il signor Dimon è abbastanza chiaro su quale sarà l'esito (anche se non sarà colpa dell'America):“Non abbiamo mai avuto una situazione in cui un uomo [Putin] lanciasse un ricatto nucleare. Messaggi come: "Se il tuo esercito inizia a vincere, noi lanciamo le armi nucleari", ha detto Dimon. "...se questo non ti spaventa, dovrebbe."
Mentre Dimon sottolinea il fatto che tutte le guerre sembrano unirsi, un'analisi più forense viene dal distinto fisico italiano Carlo Rovelli. Anche lui conclude invocando i timori di un imminente "inverno nucleare", ma evidenzia il fatto che le attuali guerre commerciali e la fiorente corsa agli armamenti (che, nota, contiene la sua propria guerra commerciale visto che Cina e Stati Uniti si affannano per accaparrarsi i materiali per costruire il sofisticato armamento della guerra moderna) non sono colpa di nessun singolo stato. Sta qui parafrasando il rapporto di aprile 2023 dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), dove il rapporto vero e proprio inizia: “La spesa militare globale totale è aumentata del 3,7 percento in termini reali nel 2022, raggiungendo un nuovo massimo di 2240 miliardi di dollari. La spesa militare in Europa ha registrato il suo più ripido aumento annuo in almeno 30 anni. I tre maggiori spendaccioni nel 2022, ovvero Stati Uniti, Cina e Russia, hanno rappresentato il 56 percento del totale mondiale, secondo i nuovi dati sulla spesa militare globale.” (43)
Ciò significa che “ci stiamo tuffando di nuovo in una corsa frenetica per costruire armi e limitare il commercio internazionale. Le guerre per procura si scatenano. Le parti opposte si demonizzano a vicenda come orribili, rapaci, incivili, proprio come facevano Francia e Germania l'una con l'altra nel periodo che ha preceduto la prima guerra mondiale. Evitato per un pelo durante la guerra fredda, incombe un conflitto globale, con rischi nucleari. Il sostegno a questa spinta verso lo sviluppo di più armamenti e il disaccoppiamento (tra est e ovest, - decoupling – il taglio del Nord stream insegna, ndt) è quasi unanime nei nostri media e nella nostra politica”. (44)
Avrebbe potuto aggiungere che la stessa cosa era successa anche prima della seconda guerra mondiale, ma continua:“Le mie preoccupazioni non si basano su un pacifismo ingenuo o idealista. Al contrario, derivano da uno sforzo di essere cinicamente razionale. Con occhi cinici vedo, per esempio, la definizione della Cina come una "minaccia", per quello che è: una reazione confusa al fatto che una potenza economica si sta liberando dal dominio di Washington. Allo stesso modo, non è l'alto fondamento morale di voler ripristinare un ordine legale internazionale (che la nostra "parte" ha ripetutamente violato) che motiva l'approccio dell'Occidente all'Ucraina, dove continua una guerra sanguinosa e devastante, o agli attuali tragici eventi in Medio Oriente: piuttosto è, credo, una lotta di potere geopolitica. Le scelte militaristiche, mascherate da una retorica ipocrita, stanno ostacolando una discussione più sobria.”
La descrizione è valida, ma il professore suppone che sia solo una questione di cattiva volontà a spingerci alla guerra. Si riferisce alla cooperazione che ha con i colleghi iraniani e cinesi, come a dire che se “uomini e donne di ragione” si unissero, tutto andrebbe bene. È una bella idea che può suonar bene tra gli scienziati che spesso collaborano a livello internazionale. (45) Tuttavia, questo è "idealismo" poiché evita una comprensione materialistica del tipo di mondo in cui viviamo e di ciò che sta dietro l'attuale spinta alla guerra globale. Viviamo sotto il capitalismo, un sistema dedicato a realizzare profitti per pochi dal lavoro di molti. Ma la sua contraddizione centrale è che ha la tendenza a ridurre il costo del lavoro aumentandone la produttività o espellendo forza lavoro. Ogni tanto, a un certo punto, questo diventa controproducente perché la caduta del tasso di profitto rende inutili nuovi investimenti, ne consegue una crisi che distrugge le aziende e con esse il loro valore. Quelle che sopravvivono possono poi riprendere la produzione, ma da una nuova, più alta base di concentrazione e può aprirsi un nuovo periodo di boom. Questo è ciò che è accaduto per tutto il diciannovesimo secolo e le crisi si sono verificate all'incirca ogni dieci anni. Questo era il capitalismo analizzato da Marx. Tuttavia negli ultimi anni di quel secolo la concentrazione del capitale è diventata così alta che ha richiesto l'intervento dello stato nazionale sia per controllare il capitalismo nazionale in patria che per difenderlo all'estero: il capitale era entrato nell'era dell'imperialismo. Non era più sufficiente che poche aziende fallissero per avviare un nuovo ciclo di accumulazione di capitale redditizio, era necessaria la distruzione di valore su una scala molto più ampia. La lotta per il profitto era quindi diventata internazionale in un'economia mondiale. E con sempre più ricchezza in meno mani, i capitalisti erano in grado di controllare lo Stato e le sue priorità. La prima di queste era la difesa degli interessi della borghesia in patria e all'estero. Ciò non solo ha cambiato il carattere del capitalismo, ma ha determinato anche un cambiamento nel carattere delle sue guerre. Queste non erano più limitate all'ambito militare, ma erano combattute tra intere economie nazionali. Tariffe, sanzioni e altre "armi economiche" venivano dispiegate prima, durante e dopo lo scontro militare. Ogni guerra imperialista è quindi genocida, a volte esplicitamente, a volte implicitamente. È esattamente qui che ci troviamo ora per la terza volta in poco più di un secolo.
Il problema aggiunto della situazione attuale è che il boom economico postbellico dopo il 1945 è terminato 50 anni fa e non c'è stato alcun momento di "distruzione creativa" (come l'economista austriaco Joseph Schumpeter ha eufemisticamente definito le crisi che Marx ha identificato come centrali per il sistema molto tempo fa) per consentire un nuovo boom nell'accumulazione capitalistica. Invece si è ricorsi a un espediente dopo l'altro messi in atto dagli stati per far ripartire artificialmente la crescita. Quando la crisi è iniziata per la prima volta in Occidente, uno dei primi espedienti per affrontare la resistenza dei lavoratori è stato semplicemente quello di cancellare il capitale e chiudere le fabbriche. Ciò non solo ha avuto l'effetto di spezzarne la resistenza, ma ha anche portato al trasferimento degli investimenti in economie a basso salario come la Cina. La crescita drammatica della Cina è stata la "conseguenza involontaria" dello schiacciamento della resistenza della classe operaia in Occidente. Non ci si aspettava che la Cina non solo "si sarebbe allineata al peso economico e culturale occidentale", come nota il professor Rovelli, ma sarebbe anche diventata uno sfidante (almeno economicamente) del predominio degli Stati Uniti. Oggi gli Stati Uniti possono avere una classe dirigente molto divisa, ma su una cosa sono tutti d'accordo ed è che la Cina deve essere fermata finché gli Stati Uniti hanno ancora la forza di farlo, e se la spesa militare pro capite deve essere 15 volte superiore a quella della Cina, allora bisogna farlo.
L'unico barlume di speranza è che le guerre non possono essere intraprese senza un certo sostegno da parte della popolazione. In passato la classe operaia, la classe che produce la ricchezza mondiale attraverso il proprio lavoro, ha alla fine resistito alla guerra e vi ha posto fine, come è successo alla fine della prima guerra mondiale con la rivoluzione russa o nella guerra del Vietnam, dove le reclute della classe operaia statunitense si sono sempre più rifiutate di combattere. Tuttavia, ciò è avvenuto in tempi in cui la classe operaia era ancora organizzata in grandi fabbriche. In realtà non è un male che il vecchio movimento operaio in Occidente sia in gran parte scomparso insieme alle ciminiere delle vecchie industrie, visto che il suo principale risultato è stato quello di integrare la classe operaia nel capitalismo assistenziale del dopoguerra. Tuttavia la ristrutturazione del capitale ha anche significato in Occidente la frammentazione della classe in unità di produzione più piccole o soggette a tutti i tipi di contratti individuali (zero ore, lavori precari, ecc.). Questo è l'ideale per i capitalisti: ridurre il lavoratore a un individuo atomizzato significa che la resistenza collettiva diventa più difficile.
Ciò ha avuto anche conseguenze ideologiche. La frammentazione della classe operaia significa che si sono dispersi i voti che un tempo si dirigevano verso i partiti che fanno riferimento alla classe, quindi le varie forze elettorali della sinistra (borghese) hanno adottato una "politica identitaria" in cui la tua razza, genere o orientamento sessuale sono più importanti della tua posizione di classe comune con gli sfruttati del mondo. Di questo approfitta la destra che, mentre deride la politica identitaria, ha la grande opportunità di promuovere la propria politica identitaria: il nazionalismo.
In tutto il mondo è in ascesa il basso nazionalismo della "destra radicale", dalla Brexit a Trump all'AfD tedesca e a Narendra Modi in India. Con crudele ironia, il mestiere di questa destra è di giocare sulla paura e sull'odio per i migranti in fuga dalle stesse guerre che molti di questi stati sponsorizzano. In un mondo di crisi capitalista in cui le risorse stanno diminuendo insieme alla quota di ricchezza mondiale che arriva ai lavoratori, la lotta per le poche briciole disponibili tiene coloro che non hanno quasi nulla alla gola l'uno dell'altro. E per i "nativi" è un senso di identità nazionale essere chiamati a combattere nella guerra dei ricchi del loro paese.
Per il momento, i lavoratori nei paesi non ancora toccati dai combattimenti sono in gran parte ignari di ciò che si sta preparando (a differenza dei ricchi che stanno facendo ordini record per bunker nucleari). (46) In Ucraina e a Gaza ci sono alcuni segnali che, nonostante il dominio sui media della classe dominante, non tutti sono stati ingannati. Centinaia di migliaia di uomini da entrambe le parti sono fuggiti dai "loro" paesi piuttosto che combattere nell'orribile guerra in Ucraina, mentre decine di migliaia hanno disertato o si sono rifiutati di tornare alle loro unità. Allo stesso modo, a Gaza i crimini che alcuni soldati dell'IDF sono stati chiamati a commettere contro la popolazione civile stanno portando alcuni a non tornare alle loro unità. (47)
Queste sono risposte individuali e non ancora risposte di classe. Chi è fuggito lo hanno fatto da solo (sono stati registrati morti nel tentativo di attraversare a nuoto il fiume Dniester). Data la brutalità dei combattimenti, molte delle diserzioni sono dovute a ciò che oggi chiamiamo PTSD, ma che la prima guerra mondiale ha conosciuto come "shell shock - shock da bombardamento" (non prima che alcuni dei sofferenti venissero giustiziati come disertori), ma in Ucraina e Russia sono abbastanza significative da far riflettere entrambi gli alti comandi. A Gaza sappiamo sulle atrocità commesse dall'IDF più dai selfie dei soldati che da qualsiasi altra fonte (dato che i giornalisti a Gaza sono banditi o uccisi). (48) E, naturalmente, una volta iniziata una guerra è molto più difficile organizzare una resistenza, a meno che le privazioni risultanti non siano così orribili da far scendere in piazza la popolazione (come nel febbraio 1917 a Pietrogrado). Un motivo in più per cui gli internazionalisti, qui e ora, riconoscono prima di tutto che tutti gli stati e gli aspiranti stati oggi sono in vario modo imperialisti, sia come dominanti che come clienti. Dobbiamo cooperare e comunicare per garantire che ci sia un minimo di organizzazione prima che scoppi un conflitto dove ci troviamo. Un altro mondo è possibile, ma solo se lottiamo insieme per ottenerlo. Il nostro punto di partenza è ancora quello del Manifesto del Partito Comunista: "I lavoratori non hanno patria, non puoi togliere loro ciò che non hanno". E al suo ultimo appello "lavoratori di i paesi unitevi" aggiungiamo "L'unica guerra che vale la pena di combattere è la guerra di classe", perché solo ponendo fine a questo sistema di sfruttamento possiamo liberare il mondo dalla guerra imperialista, per sempre.Jock
Communist Workers' Organisation
14 gennaio 2025
Note:
Immagine: Annette Dubois (CC BY-NC 2.0), flickr.com
(1) “La critica marxista vede la società umana nel suo movimento, nel suo sviluppo nel tempo; utilizza un criterio fondamentalmente storico e dialettico, vale a dire studia la connessione degli eventi nella loro reciproca interazione. Invece di scattare un'istantanea della società in un dato momento (come il vecchio metodo metafisico) e poi studiarla per distinguere le diverse categorie in cui devono essere classificati gli individui che la compongono, il metodo dialettico vede la storia come un film che srotola le sue scene successive; la classe deve essere cercata e distinta nei tratti sorprendenti di questo movimento.” leftcom.org
(2) www.leftcom.org
(3) www.leftcom.org
(4) Vedi mondediplo.com
(5) theguardian.com
(6) Come l'Iran visto che l'Azerbaijan rappresenta un collegamento diretto tra di loro. Aliyev, l'attuale dittatore (e, come Assad, rappresentante della seconda generazione di una dinastia che ha preso il potere 31 anni fa) è stato a lungo sostenuto dalla compagnia petrolifera britannica BP (con un po' di assistenza da parte dello stato britannico da Tharcher in poi - l'attuale ministro degli Esteri Lammy ha descritto il Nagorno-Karabakh come "liberato" dopo la guerra contro l'Armenia). Tuttavia ora "l'Occidente ha abbracciato l'Armenia, mentre Aliyev si è avvicinato a Putin. Per la prima volta in tre decenni, c'è una frattura tra gli interessi del Regno Unito e della BP in Azerbaijan". Peter Geoghegan nella London Review of Books vedi lrb.co.uk. I colpi di scena nel mosaico imperialista non finiscono mai.
(7) reuters.com
(8) Per maggiori informazioni su come le sanzioni statunitensi hanno contribuito a forgiare la cooperazione tra Russia, Iran e Cina, vedere leftcom.org
(9) carnegieedowment.org
(10) theguardian.com
(11) “Nell'agosto 2020 Erdoğan diceva che "nella nostra civiltà, la conquista non è occupazione o saccheggio. È stabilire il predominio della giustizia che Allah ha comandato nella regione. Innanzitutto, la nostra nazione ha rimosso l'oppressione dalle aree che ha conquistato. Ha stabilito la giustizia. Ecco perché la nostra è una civiltà di conquista. La Turchia prenderà ciò che è suo diritto nel Mar Mediterraneo, nel Mar Egeo e nel Mar Nero". Vedi worldisraelnews.com
(12) C'è anche un movimento significativo tra le forze armate turche a sostegno di una strategia di "Patria blu" (Mavi vatan). Questi ufficiali non solo affermano le pretese turche su vaste fasce del Mediterraneo (con uno sguardo ai depositi di gas al largo di Cipro) ,ma hanno "un disprezzo condiviso per gli Stati Uniti e per quello che spesso chiamano il "quadro atlantico". Vedono l'Occidente come imperialista in relazione alla Turchia e affermano che mira a "impedire l'ascesa della Turchia come potenza globale". Vedi warontherocks.com . Con questa prospettiva non c'è da stupirsi che i rapporti con i membri della NATO siano tesi.
(13) edizione.cnn.com
(14) reuters.com
(15) jpost.com jpost.com
(16) aljazeera.com
(17) kurdistan24.net
(18) www.ohchr.org
(19) Leftcom.org e leftcom.org
(20) www.leftcom.org
(21) timesofisrael.com Si noti che trattandosi del Times of Israel non si riferiranno mai ai palestinesi in altro modo che “arabi” nel caso in cui ammettano che questi sono stati espropriati dall’occupazione israeliana della terra.
(22) Fu un atto di fondamentalismo giudaico poiché questo antico strumento musicale ricavato dal corno di ariete viene suonato in specifiche occasioni religiose e di altro tipo come simbolo del fatto che il Dio ebraico è Re.
(23) Questo atto è specificamente citato come motivo della tempistica dell'assalto di Hamas dal suo leader militare, Muhammad Deif, nel suo appello alle armi. Vedere oasiscenter.eu
(24) www.leftcom.org
(25) www.leftcom.org
(26) www.leftcom.org
(27) Vedi www.leftcom.org
(28) Dall'assalto a Gaza sono partiti in quasi 83.000, con solo 32.000 nuovi migranti in arrivo (un calo del 33% rispetto all'anno precedente). Vedi i24news.tv. Come questo abbia spostato l'equilibrio politico in Israele possiamo solo immaginarlo, ma sarebbe sorprendente nel clima attuale se non aumentasse ulteriormente il sostegno al rabbioso nazionalismo razzista della destra.
(29) www.leftcom.org
(30) Pobedonoscev ha effettivamente detto: “Un terzo morirà, un terzo si sposterà e un terzo scomparirà senza lasciare traccia nella popolazione circostante”.
(31) theguardian.com e middleeasteye.net
(32) James Butler “Up in Arms” London Review of Books, 16 novembre 2023 p.16
(33) Gilbert Achar, “La marcia sanguinosa di Netanyahu” in Le Monde Diplomatique (novembre 2024)
(34) reuters.com
(35) aljazeera.com
(36) Come ha affermato il veterano George Kennan sul New York Times. Vedi nytimes.com
(37) Discorso di Blinken alla George Washington University, maggio 2022 state.gov
(38) ft.com
(39) www.leftcom.org
(40) archive.vn
(41) archive.vn
(42) finance.yahoo.com Avremmo potuto citarne molti altri, in particolare da fonti militari come Sir Roly Walker del Regno Unito (vedi msn.com), ma questi militari, come i trafficanti di armi, hanno un interesse personale nel parlare di guerra per rivendicare ancora più spesa per la "difesa" - i loro commenti forniscono però una "testimonianza inconsapevole" che una corsa agli armamenti è già in corso.
(43) sipri.org
(44) the guardian.com
(45) Non bisogna dimenticare che l'agente patogeno del virus Covid 19 è stato scoperto molto rapidamente nel 2020 grazie alla continua cooperazione tra scienziati cinesi e australiani e ciò ha aperto la strada al rapido sviluppo di vaccini.
(46) apnews.com
(47) bbc.com e democracynow.org
(48) testimoniaton-the-gaza-war.com
Inizia da qui...
ICT sections
Fondamenti
- Bourgeois revolution
- Competition and monopoly
- Core and peripheral countries
- Crisis
- Decadence
- Democracy and dictatorship
- Exploitation and accumulation
- Factory and territory groups
- Financialization
- Globalization
- Historical materialism
- Imperialism
- Our Intervention
- Party and class
- Proletarian revolution
- Seigniorage
- Social classes
- Socialism and communism
- State
- State capitalism
- War economics
Fatti
- Activities
- Arms
- Automotive industry
- Books, art and culture
- Commerce
- Communications
- Conflicts
- Contracts and wages
- Corporate trends
- Criminal activities
- Disasters
- Discriminations
- Discussions
- Drugs and dependencies
- Economic policies
- Education and youth
- Elections and polls
- Energy, oil and fuels
- Environment and resources
- Financial market
- Food
- Health and social assistance
- Housing
- Information and media
- International relations
- Law
- Migrations
- Pensions and benefits
- Philosophy and religion
- Repression and control
- Science and technics
- Social unrest
- Terrorist outrages
- Transports
- Unemployment and precarity
- Workers' conditions and struggles
Storia
- 01. Prehistory
- 02. Ancient History
- 03. Middle Ages
- 04. Modern History
- 1800: Industrial Revolution
- 1900s
- 1910s
- 1911-12: Turko-Italian War for Libya
- 1912: Intransigent Revolutionary Fraction of the PSI
- 1912: Republic of China
- 1913: Fordism (assembly line)
- 1914-18: World War I
- 1917: Russian Revolution
- 1918: Abstentionist Communist Fraction of the PSI
- 1918: German Revolution
- 1919-20: Biennio Rosso in Italy
- 1919-43: Third International
- 1919: Hungarian Revolution
- 1930s
- 1931: Japan occupies Manchuria
- 1933-43: New Deal
- 1933-45: Nazism
- 1934: Long March of Chinese communists
- 1934: Miners' uprising in Asturias
- 1934: Workers' uprising in "Red Vienna"
- 1935-36: Italian Army Invades Ethiopia
- 1936-38: Great Purge
- 1936-39: Spanish Civil War
- 1937: International Bureau of Fractions of the Communist Left
- 1938: Fourth International
- 1940s
- 1960s
- 1980s
- 1979-89: Soviet war in Afghanistan
- 1980-88: Iran-Iraq War
- 1982: First Lebanon War
- 1982: Sabra and Chatila
- 1986: Chernobyl disaster
- 1987-93: First Intifada
- 1989: Fall of the Berlin Wall
- 1979-90: Thatcher Government
- 1980: Strikes in Poland
- 1982: Falklands War
- 1983: Foundation of IBRP
- 1984-85: UK Miners' Strike
- 1987: Perestroika
- 1989: Tiananmen Square Protests
- 1990s
- 1991: Breakup of Yugoslavia
- 1991: Dissolution of Soviet Union
- 1991: First Gulf War
- 1992-95: UN intervention in Somalia
- 1994-96: First Chechen War
- 1994: Genocide in Rwanda
- 1999-2000: Second Chechen War
- 1999: Introduction of euro
- 1999: Kosovo War
- 1999: WTO conference in Seattle
- 1995: NATO Bombing in Bosnia
- 2000s
- 2000: Second intifada
- 2001: September 11 attacks
- 2001: Piqueteros Movement in Argentina
- 2001: War in Afghanistan
- 2001: G8 Summit in Genoa
- 2003: Second Gulf War
- 2004: Asian Tsunami
- 2004: Madrid train bombings
- 2005: Banlieue riots in France
- 2005: Hurricane Katrina
- 2005: London bombings
- 2006: Comuna de Oaxaca
- 2006: Second Lebanon War
- 2007: Subprime Crisis
- 2008: Onda movement in Italy
- 2008: War in Georgia
- 2008: Riots in Greece
- 2008: Pomigliano Struggle
- 2008: Global Crisis
- 2008: Automotive Crisis
- 2009: Post-election crisis in Iran
- 2009: Israel-Gaza conflict
- 2006: Anti-CPE Movement in France
- 2020s
- 1920s
- 1921-28: New Economic Policy
- 1921: Communist Party of Italy
- 1921: Kronstadt Rebellion
- 1922-45: Fascism
- 1922-52: Stalin is General Secretary of PCUS
- 1925-27: Canton and Shanghai revolt
- 1925: Comitato d'Intesa
- 1926: General strike in Britain
- 1926: Lyons Congress of PCd’I
- 1927: Vienna revolt
- 1928: First five-year plan
- 1928: Left Fraction of the PCd'I
- 1929: Great Depression
- 1950s
- 1970s
- 1969-80: Anni di piombo in Italy
- 1971: End of the Bretton Woods System
- 1971: Microprocessor
- 1973: Pinochet's military junta in Chile
- 1975: Toyotism (just-in-time)
- 1977-81: International Conferences Convoked by PCInt
- 1977: '77 movement
- 1978: Economic Reforms in China
- 1978: Islamic Revolution in Iran
- 1978: South Lebanon conflict
- 2010s
- 2010: Greek debt crisis
- 2011: War in Libya
- 2011: Indignados and Occupy movements
- 2011: Sovereign debt crisis
- 2011: Tsunami and Nuclear Disaster in Japan
- 2011: Uprising in Maghreb
- 2014: Euromaidan
- 2016: Brexit Referendum
- 2017: Catalan Referendum
- 2019: Maquiladoras Struggle
- 2010: Student Protests in UK and Italy
- 2011: War in Syria
- 2013: Black Lives Matter Movement
- 2014: Military Intervention Against ISIS
- 2015: Refugee Crisis
- 2018: Haft Tappeh Struggle
- 2018: Climate Movement
Persone
- Amadeo Bordiga
- Anton Pannekoek
- Antonio Gramsci
- Arrigo Cervetto
- Bruno Fortichiari
- Bruno Maffi
- Celso Beltrami
- Davide Casartelli
- Errico Malatesta
- Fabio Damen
- Fausto Atti
- Franco Migliaccio
- Franz Mehring
- Friedrich Engels
- Giorgio Paolucci
- Guido Torricelli
- Heinz Langerhans
- Helmut Wagner
- Henryk Grossmann
- Karl Korsch
- Karl Liebknecht
- Karl Marx
- Leon Trotsky
- Lorenzo Procopio
- Mario Acquaviva
- Mauro jr. Stefanini
- Michail Bakunin
- Onorato Damen
- Ottorino Perrone (Vercesi)
- Paul Mattick
- Rosa Luxemburg
- Vladimir Lenin
Politica
- Anarchism
- Anti-Americanism
- Anti-Globalization Movement
- Antifascism and United Front
- Antiracism
- Armed Struggle
- Autonomism and Workerism
- Base Unionism
- Bordigism
- Communist Left Inspired
- Cooperativism and Autogestion
- DeLeonism
- Environmentalism
- Fascism
- Feminism
- German-Dutch Communist Left
- Gramscism
- ICC and French Communist Left
- Islamism
- Italian Communist Left
- Leninism
- Liberism
- Luxemburgism
- Maoism
- Marxism
- National Liberation Movements
- Nationalism
- No War But The Class War
- PCInt-ICT
- Pacifism
- Parliamentary Center-Right
- Parliamentary Left and Reformism
- Peasant movement
- Revolutionary Unionism
- Russian Communist Left
- Situationism
- Stalinism
- Statism and Keynesism
- Student Movement
- Titoism
- Trotskyism
- Unionism
Regioni
Login utente
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.