Crimini e migranti

Pezzentume” nostrano

Hanno fatto tutto il possibile. “Purtroppo non è bastato. Buon viaggio piccola Indi”. (Indi Gregory). Iniziamo da Santa Giorgia da Garbatella. A rimorchio, l'altro campione di umanità denominato mister Precetto, l'odiatore seriale dei migranti: “Il governo italiano ha fatto il massimo, offrendosi di curarla nel nostro Paese, purtroppo senza successo. Una commossa preghiera per lei e un sincero abbraccio ai suoi genitori”. Ci spiace sporcare queste pagine con un campionario di individui che, se fosse ancora in vita Dante, avrebbe dovuto inventare un Girone apposito: GiroMeloni. “Siamo orgogliosi del Governo Meloni e della generosità del Bambin Gesù.” (Augusta Montaruli, FdI, o sorelle?); *“Se la vita di Indi non aveva senso, non lo ha neanche la nostra” (Maurizio Lupi). Sicuramente si riferiva alla sua e pertanto dovrebbe trarne le conseguenze; poteva mancare il leghista Simone Pillon che addirittura parla di “condanna a morte”?. La lista continua, ma bastano già questi angeli bianchi per capire l'andazzo.

Intendiamoci, tutta brava gente che darebbero la vita (altrui) pur di salvare un flebile ansimo, un soffio, di qualunque cosa possa somigliare ad un essere vivente. Tutto uno spettacolo da Premio Oscar, fanno persino un Consiglio dei ministri straordinario per conferire la cittadinanza italiana a Indi Gregory. Una corsa contro il tempo per portare la bimba in Italia, per poterle salvare la vita. I nipotini di Benito vogliono ricordare a cotanto nonno che l'Italia non è solo un “popolo di Santi, Poeti e Navigatori”, ma è anche la Patria dei Miracoli (tutto rigorosamente maiuscolo, come si conviene quando parliamo di patria e delle sue proprietà taumaturgiche, grazie ai nuovi navigatori).

Questi farisei che fanno impallidire financo l'epressione evangelica di “sepolcri imbiancati”. Con la sanità allo sfascio: “Ettore è morto all'ospedale di Vicenza a 35 giorni di vita per la mancanza dello screening neonatale” (Il FattoQ. 15/11/2023); si ergono a salvavita nell'intero universo. Solo nove regioni possono effettuare questo test.

Pregano commossi, poverini, e non riescono a salvare neanche le vite che stanno dietro l'angolo, se solo si preoccupassero di finanziare la sanità. E si badi, vite non allo stadio terminale, come Indi, con possibilità di salvezza pari a zero, ma vite con enormi possibilità di farcela. Va detto che anche i cosiddetti oppositori, altri sepolcri imbiancati, non è che quando ci stavano loro al governo la sanità funzionava a gonfie vele. I tagli alla stessa non sono un'invenzione di questa scombiccherata combriccola della destraccia reazionaria. Essi sono la risultante della crisi economica del sistema capitalista: il Gran Malato, a cui vanno destinate le spese e le cure più importanti, le uniche che producono profitto, al contrario dei malati, se poi sono uomini, e donne ovviamente, col marchio d'infamia proletario: che crepino, Dio avrà cura di loro e della loro anima. Questo è l'unico faro che unisce destra sinistra e centro.

Non abbiamo neanche sentito la commossa preghiera rivolta alle oltre 14.000 vittime di Gaza di cui 5.600 bambini (ad oggi 22/11/2023) macellati da Israele. Ma sì chi se ne fotte, son palestinesi! (forse nemmeno umani). E, cosa ancora più grave, potenziali migranti. Un pericolo in meno. Poi per quanto riguarda i migranti veri, bambini e neonati - le donne e le altre età contano meno (forse!) nella scala dei “valori” -, neanche un lamento, neanche un bisbiglio, al massimo una canzone e un alleluia di gran gioia a pieni polmoni. Questi attori di quarta classe che saltellano tutti i giorni verso nuovi palcoscenici, sono immersi in una recita senza fine. La capocomica (magari?), si esibisce in una recita senza fine nelle strade, piazze, palazzi, in ogni luogo e in ogni tempo contemporaneamente, un dono, “ubiquo”, che neanche il suo amato Dio. Non v'è pianto che non dedichi a qualche disgrazia, purché sia rigorosamente nostrana, beninteso. “Sono sconvolta da quanto è accaduto oggi nell'aeroclub di Caselle a Torino durante un'esercitazione delle Frecce Tricolori. La morte della piccola Laura Origliasso in seguito al terribile schianto di uno dei velivoli della Pattuglia Acrobatica Nazionale mi addolora profondamente...”. (Comunicato dal sito del governo italiano 16/9/23).

Capito? La signora è ”sconvolta”. Lei si sconvolge come i sensi unici alternati, una volta sì e una volta no: dipende da chi muore e da quanto può fruttare, la sceneggiata, nella borsa valori elettorale. Per i morti del naufragio di Cutro, avvenuto nella notte tra il 25 e 26 febbraio 2023, non solo non è rimasta sconvolta, ma quando ha messo in movimento la sua lingua, dopo una settimana!, lo ha fatto solo per polemizzare: “Ora io mi chiedo se in questa nazione ci sia davvero qualcuno che in coscienza, ritiene che il governo, volutamente, abbia fatto morire oltre 60 persone. Vi chiedo, ma guardandovi negli occhi, se qualcuno di voi pensa che il governo italiano potesse salvare 60 persone, tra cui un bambino di circa tre anni, il cui cadavere noi scopriamo oggi, e non lo ha fatto. Vi prego cerchiamo di essere un minimo seri.” (Dichiarazioni reperibili su tutti i giornalacci del 4 marzo 2023). Solo un minimo, perché di più non ce la fanno. Ma sentiamo il sindaco di Crotone: «Questo popolo aspettava una testimonianza della presenza dello Stato... Ma qui è mancato il Governo, è mancata lei presidente. Abbiamo aspettato una settimana. La comunità crotonese, colpita da un dolore enorme, ha aspettato un suo messaggio, una sua telefonata, un suo cenno, che non sono arrivati». (_Il Sole 24 ore, _4 marzo 2023). Erano giorni del senso unico alternato. Ma davvero voi credete, per usare le sue espressioni, che a lei, al suo governo, ai governi precedenti e a quelli successivi, importi davvero qualcosa se crepano 100, 1.000, 10.000 migranti? Ma davvero voi credete che le vite di questi “migranti selvaggi” abbiano qualche importanza per loro, se non quella di essere carne da sfruttamento per i profitti delle classi dominanti?

Profitto o non profitto, per parafrasare William Shakespeare, questo è il problema. La dura legge alla quale nessuno sfugge, ovvero i proletari di tutto il mondo, e tra questi ovviamente i “Dannati della terra”, così come chiamava i popoli colonizzati e i “negri”, nel suo libro Frantz Fanon, il medico psichiatra, e filosofo francese, nativo della Martinica (tra parentesi ancora territorio francese), tra i maggiori rappresentanti del movimento terzomondista per la decolonizzazione, su cui ritorneremo più avanti.

Ebbene sì, in tutta la coscienza di classe, in tutta la coscienza comunista, ti guardiamo negli occhioni e ti diciamo a voce alta che la responsabilità di quei morti è vostra e del vostro infame sistema, pieno di muri, di confini e di barricate, e se tutto ciò non basta, ci sono sempre la care bombette a mettere le cose a posto. In questa società dei valori tutto è misurato con la pecunia: il diritto all'esistenza è un problema di conto in banca.

Abbiamo fin qui voluto porre in evidenza, le contraddizioni e le “chiacchiere”, il racconto raccontato dalle trombe e tromboni di chi tutti i giorni “produce pensiero” e coscienza a immagine e somiglianza delle classi dominanti. Giusta quanto diceva Marx: «Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza_spirituale_dominante». Di chi instilla goccia a goccia il veleno dell'odio di classe e dell'odio verso i negri, i gialli, i bruti, i disumani, i migranti, ovverosia di quello che è diventato uno dei loro sport preferiti.

Sempre con Marx vogliamo ricordare un altro principio su cui si fonda il capitale, cioè sulla concorrenza che gli operai si fanno fra di loro; principio che, ovviamente, rispetto ai tempi di Marx si è dilatato coinvolgendo ancor prima della vera e propria sfera produttiva capitalista, le centinaia di milioni di braccia, potenziali strumenti produttivi di plusvalore, da immettere nel mondo produttivo: un vero e proprio esercito di riserva col miraggio del posto di lavoro. Lo “strumento” che meglio incarna questa figura è il migrante.

Posto che la storia degli uomini è storia di spostamenti e migrazioni da sempre, quello che a noi interessa analizzare sono le ragioni che muovono le popolazioni a emigrare. Le migrazioni son sempre avvenute e/o avvengono volontariamente o forzatamente. In entrambi i casi possiamo dire che avvengono forzatamente, eccetto una irrisoria percentuale. La tratta degli schiavi è stata, come appare facilmente intuibile, lapalissianamente forzata, tant'è che la stessa parola forzatamente appare un eufemismo. Le migrazioni per lavoro avvenivano e avvengono anch'esse, seppure su un altro piano, forzatamente. Milioni di italiani disoccupati erano* “costretti” *a migrare in America, in Germania, Francia, Belgio, ecc. a cercare lavoro. Qui si è citato l'esempio dell'Italia, ma ciò naturalmente vale a livello globale: gli spostamenti di popoli dalle aree depresse e povere a quelle più ricche. Gli stessi fenomeni che accompagnarono la prima rivoluzione industriale, con lo spostamento di contadini, agricoltori ecc. dalle campagne alle città.

Migrazione italiana in Europa (Belgio)

È utile ricordare a beneficio di chi non sa e di chi si è scordato o voluto “scordare”, l'Italia degli anni '50/60 e '70, soprattutto. Quelli erano gli anni in cui tra i brutti, sporchi e cattivi, ad essere gentili, c'erano anche milioni di disoccupati italiani. Le devastazioni della seconda guerra mondiale, avevano in pari tempo devastato tutto il mercato del lavoro a livello mondiale. A sacche di forte disoccupazione e quindi miseria, con tutti i rischi sul piano sociale che ne derivavano; vi erano altre situazioni con forti richieste di forza-lavoro. Il Belgio ad esempio si trovava, rispetto alle sue esigenze produttive, con un forte bisogno di mano d'opera da impiegare nelle sue miniere di carbone; non potendo rispondere col mercato del lavoro interno per via di una “sottopopolazione”, “importava merce”, una merce particolare, una merce con gambe, mani e cervello: “umani”. Ma quello era l'aspetto secondario, perché il primario, il più importante, era che questa merce era in grado di aumentare il valore delle altre merci. Ad ogni minuto, ad ogni ora, ad ogni turno di lavoro, anche di 16/18 ore!, si compiva il miracolo, il carbone si tramutava in oro per i padroni, e continuava a restare carbone per i minatori, ma giusto il peso per i loro bisogni di riproduzione, guai ad eccedere nel “lusso”. Iddio non avrebbe perdonato loro il peccato della lussuria, il suo furore si sarebbe scatenato seminando panico e morte.

Ma, anche senza lussuria, non si sa se fu il suo furore, o il furore del Dio degli affari dei soldi sonanti e dei lauti profitti; ma sì, forse fu proprio lui, anzi sicuramente fu lui; anche se in verità fatichiamo a vedere differenze fra i due: la morte soggiunse ugualmente: l'8 agosto del 1956 alle ore 08:10, a Marcinelle, in Belgio, in miniera divampa un incendio, dopo un incidente: 262 morti la metà dei quali italiani, e poi belgi, polacchi, greci ecc. Le solite ributtanti cerimonie dei soliti maledetti assassini, sepelliscono quelli che per loro non sono degli uomini, ma degli strumenti di produzione dei loro lauti guadagni. Finiti i funerali, ricomincia la festa, anche perché l'unico funerale di cui hanno terrore è il loro.

Ciò che i più non sanno è che l'arrivo degli italiani in Belgio fu la conseguenza di un accordo, il protocollo tra Italia e Belgio siglato il 23 giugno 1946, e prevedeva il trasferimento di 50.000 italiani (“Con un’età massima di 35 anni e in buono stato di salute”) [1],* *in cambio il Belgio si impegnava a fornire 200 kg di carbone al giorno. Come si può facilmente comprendere, senza che lo diciamo noi comunisti disumani, la borghesia mostrò, ancora una volta (e mostra), il suo vero volto, barattando uno scambio di merce contro merce, solo che una è carbone, l'altra sono uomini in carne (poca), e ossa (tante).

Venne istituito un centro per l'emigrazione a Milano a cui arrivavano solo i candidati “migliori”, i quali erano «sottoposti alla selezione definitiva da parte della Commissione belga per l’immigrazione e al controllo incrociato della polizia belga e italiana. Proprio quest’ultima selezione rappresentava una questione particolarmente delicata.» (Ibidem).Infatti «...Se teoricamente la polizia belga non poteva operare nessuna selezione tra le file dei candidati, nella realtà molti braccianti che avevano partecipato alle lotte agrarie e all’occupazione delle terre vennero respinti come “indesiderabili”.» (Ibidem). Si era pensato a tutto, persino agli alloggi: baracche extralusso; che venivano utilizzate come campi di concentramento. Anche i flussi venivano regolati dalla cosiddetta politica dello “stop and go” [2]. Manco fossimo in formula uno.

Sembra quasi di assistere, 77 anni dopo, al replay di un altro film, coi migranti di tutto il mondo come protagonisti. Ma è sempre lo stesso identico, uguale, medesimo, simile, analogo, vomitevole, schifoso e disgustante film. È il film della società borghese, del capitalismo.

Non ci soffermiamo oltre su questo pezzo di storia di migranti italiani umiliati e trattati alla stregua di un sacco di carbone. In seguito ci furono altri accordi, anche con la Germania. Il totale degli italiani che furono “trasportati” in Belgio, per la gioia del primo ministro,* socialista *(si badi!) belga, Achille van Acker e di Alcide De Gasperi, furono 300.000.[3] I proletari dovrebbero ricordare e studiare queste storie e scoprirebbero quante analogie ci sono con la storia dei migranti di questi anni e di questi giorni.

Migrazione dal sud al nord Italia

Ma non ci furono solo deportazioni in Europa e nelle Americhe, (chi non ricorda i piroscafi e le migliaia di morti nelle traversate oceaniche? Ma di questo ci siamo già occupati in precedenti articoli). Le emigrazioni avvenivano anche all'interno della stessa Italia, dal sud delle campagne al nord industrializzato. Le valigie di cartone legate con spaghi sono anch'esse entrate nella storia con pieno diritto, come simbolo dell'emigrazione dal sud al nord; verso la Fiat in piena espansione e il cosiddetto triangolo industriale. Le ragioni? Sempre le stesse, un Meridione nella miseria più nera, senza lavoro e le pance da riempire. In pratica tutte le regioni meridionali si trovavano in queste condizioni di fame e miseria. Ma anche il Veneto immigrò massicciamente verso Torino, soprattutto dopo l'alluvione del Polesine del novembre del 1951, che mise in ginocchio gran parte della provincia di Rovigo e parzialmente quella di Venezia. Si contarono 100 morti e più di 180.000 senza tetto. (Nel 1971 si contavano oltre 65 mila immigrati veneti a Torino).Ora gli imbecilli che sbraitano contro i migranti per catastrofi “naturali”, oramai all'ordine del giorno (vedasi cambiamenti climatici), forse con un leggero sforzo di crapa, magari riuscirebbero anche a capire le loro ragioni; ma dubitiamo che il loro intelletto possa portarli ad un simile approdo.

E a proposito di imbecilli, di cui è pieno il mondo, inzuppati come erano e sono di ideologia borghese reazionaria (senza cambiamenti climatici), vogliamo anche rammentare le loro eroiche disprezzanti imprese. Chi non ricorda i famosi cartelli: “non si affitta ai meridionali”, o gli epiteti “terrone, napuli...”. Anche se poi si scopre che c'è sempre qualcuno più a nord di te. Infatti i piemontesi che andavano in Francia a lavorare, tra fine '800 e inizio '900, spesso all'entrata dei locali trovavano cartelli con su scritto: “Interdit aux chiens et aux italiens”; vietato ai cani e agli italiani. Comunque alla fine “Con l'espansione degli stabilimenti Fiat, il capoluogo piemontese crebbe di 500 mila abitanti, frutto dell'immigrazione dal Sud.”. (Repubblica 14/09/2019)

Questa lunga esposizione allo scopo di rammentare che l'immigrazione non è una iattura che arriva come la punizione divina del Santissimo Padre Eterno; e non è neanche una esclusiva di africani, asiatici e americani del sud, ma la conseguenza del modo di produzione capitalista che avvinghia tutto il mondo in un abbraccio soffocante. Ci dispiace solo che il Santissimo col suo infinito amore verso i più deboli e indifesi, li abbia lasciati alla mercè dei più forti e più cattivi, i quali speravano in un suo intervento riparatore, mettendo mano a tutta la sua divina potenza per spazzare in un solo colpo i vampiri del genere umano. Ma ahinoi così non è: che sia anche lui dalla loro parte?

Tratta negriera

La questione dei migranti, nella fase attuale, sta mettendo a soqquadro tutto il mondo economico e politico europeo. Ciò che ha messo in crisi l'ingranaggio di questa macchina* imperfetta, *da sempre, è l'ulteriore crisi economica del sistema capitalista. I suoi ingranaggi così ben oliati fanno fatica a girare, son finiti i bei tempi di guadagni sufficientemente remunerativi: il saggio di profitto degli anni d'oro è diventato una chimera. Depressione inflazione e recessione sono tutte figlie della caduta tendenziale del saggio di profitto. La conseguenza è un mercato del lavoro in profonda crisi, e quindi l'offerta di forza-lavoro supera ampiamente la domanda, questo e solo questo è il vero motivo della respinta dei reietti, dei “barbari” migranti.

Ci fosse magari la possibilità di tornare al bel tempo antico, caricandoli a frustate sulle navi negriere e trasportarli nel mondo civile a produrre per un tozzo di pane, giusto il necessario per mantenersi in forze e ritornare a produrre...ah che bello, “...Che bel vivere, che bel godere, per il potere...”. Sarebbe un bel passo avanti verso la soluzione di questo annoso problema dei migranti. Coloro che piangono un giorno sì e l'altro pure contro l'invasione dei migranti, sono pur sempre gli eredi della tratta degli schiavi, o tratta negriera che dir si voglia. Certo oggi non è più così. Le entrate o le uscite in “paradiso”, (dei migranti) nel mondo civile (sic!), dipendono dall'andamento del mercato, ergo dall'economia, dal PIL e dalla sua crescita, che negli ultimo decenni, al di là di qualche respiro, segna costantemente un polso quasi piatto: vedasi per esempio la locomotiva europea, la Germania, avviata quest'anno ad un meno 0,4% del Pil, con gli altri paesi che fanno fatica a crescere di uno zero virgola...

Il mondo occidentale libero e democratico, non regala mai nulla è solo abituato a prendere con le buone o con le cattive. La storia ce lo insegna in maniera indelebile. Non vi sono crimini di cui la borghesia non si sia macchiata. La tratta degli schiavi ad esempio è andata avanti per secoli. «_Senza la schiavitù non ci sarebbe stato il cotone, senza il cotone non esisterebbe l’industria moderna»

(_Karl Marx, The Poverty of Philosophy, 1846 (“Miseria della filosofia”) - Micromega: Come la tratta degli schiavi ha costruito l'economia moderna). Pomposamente oggi li definiscono crimini contro l'umanità. L'ex premier olandese Mark Rutte ha presentato le scuse, il 19 dicembre del 2022, a nome del governo: «Oggi presento le scuse a nome del Governo per le azioni dello Stato olandese nel passato. Lo faccio a titolo postumo a tutti gli schiavi del mondo intero che hanno sofferto, alle loro figlie, ai loro figli e a tutti i loro discendenti». “Ma come è buono lei”, direbbe qualcuno. Gli ex schiavisti son fatti così. Prima macellano come bestie esseri umani, poi col passar dei secoli si scusano.

La famigerata VOC Compagnia olandese delle indie orientali (in olandese Vereenigde Geoctroyeerde Oostindische Compagnie), era in diretta concorrenza con inglesi, spagnoli e portoghesi, in primis, nel razziare e colonizzare isole e schiavi. Rutte si è scordato di parlare delle Isole Banda (oggi Molucche, Indonesia), “...Che _erano l’unica fonte di noce moscata al mondo fino alla fine del XVIII secolo_...” (Il Manifesto 27/12/2022). Giova ricordare che allora la noce moscata era più preziosa dell'oro (anche altre spezie, ad esempio chiodi di garofano, pepe ecc. erano altrettanto preziose). Per avere un'idea del loro valore, basti pensare che: “...nel tardo Medioevo, un sacchetto di noce moscata bastava per comprare una nave o una casa”. (Ibidem). Difficile resistere, per questi ladri e rapinatori, di fronte a tali ricchezze che gli si “offrivano quasi spontaneamente e gratuitamente”, in caso contrario, ci si poteva sempre mettere d'accordo: «...La ferocia dei capitani olandesi in Asia non aveva nulla da invidiare a quella del colonialismo inglese: nel 1621 distrussero sistematicamente i villaggi che si trovavano sulle isole, catturando il maggior numero possibile di abitanti e uccidendo gli altri... Dal 1600 al 1900, la VOC e la sua gemella, la Compagnia olandese delle Indie Occidentali ridussero in schiavitù più di un milione di persone.». (Ibidem).

«Il governatore generale Jan Pieterszoon Coen si era convinto che la questione delle Banda (Molucche) esigesse una «soluzione finale» (un concetto che esisteva in Europa quattro secoli prima che i nazisti arrivassero al potere in Germania): le isole dovevano essere ripulite dei loro abitanti. «Una volta eliminati i bandanesi, si potranno portare nell’arcipelago coloni e schiavi per creare una nuova economia. Sarà un’eccezione alla consueta pratica degli olandesi, che è quella di concentrarsi sul commercio ed evitare acquisizioni territoriali. Ma dal momento che il commercio della noce moscata è sinonimo di Banda, la cosa non può essere evitata. E prima lo si fa, meglio è».

(ibidem).

Questa lunga citazione solo per avere un'idea e capire quanto i cristiani civili, i padroni sfruttatori, e via, via, fino ad arrivare al moderno stato capitalista con tutto il suo apparato repressivo e dittatoriale, tenessero alla civilizzazione dei barbari incivili; che è più o meno quello che accade oggi con imperialismi grandi e piccoli, di oriente e di occidente. Dagli Stati Uniti, alla Russia, alla Cina al cosiddetto occidente; tutti briganti e macellai preoccupati solo di tenere schiacciati sotto il loro tallone di ferro miliardi di proletari; briganti che si autonominano gendarmi del mondo. C'è poi qualcuno che è più gendarme degli altri, ma questa è una questione di muscoli, ovvero di potenza economica e militare (Gli USA, con il loro Pil di oltre 25 mila miliardi di dollari, ne spendono la bellezza di 900 miliardi in armamenti, quasi la metà del Pil italiano e il 35 per cento circa - qui i dati non sono molto precisi - dell'ammontare del Pil dell'Africa). [4]

Se poi consideriamo i miliardi che spendono grandi e piccoli criminali, si debellerebbe la fame nel mondo; ma chiariamo subito, che questo obiettivo, non passa attraverso le manifestazioni pacifiste (che mai nella storia hanno cambiato il corso degli eventi bellici, gli ultimi esempi, conflitto Russia/Ucraina e Israele/Hamas, insegnano), e neanche le preghiere degli uomini di buona volontà, le costituzioni, le lotte democratiche per convincere e costringere lo stato capitalista a diventare più buono. Questo obiettivo passa solamente attraverso l'abbattimento violento dello stato capitalista.

Ma ritornando a Rutte e alle sue ipocrite scuse, vorremmo solo segnalare una cosetta. In Olanda si sono appena tenute le elezioni tra contendenti che facevano a gara a chi era più antimigrante. Il tema principale della campagna elettorale, manco a dirlo, è stato l'immigrazione: ha vinto Geert Wilders dell'estrema destra; le sue prime dichiarazioni? “Sarò il premier di tutti ma stop ai migranti”(Ansa.it); “Restituiremo l'Olanda agli olandesi - sono state le prime parole di Wilders -. Fermeremo lo tsunami della migrazione”. (ilsole24ore.com). E con questo i migranti son serviti, le scuse ci sono state, si gira pagina, e si torna alla “Prima”, ma meglio, come prima: servi e padroni!

La tratta degli schiavi e quindi la schiavitù nello sfruttamento della forza lavoro, a dei costi bassissimi, giusto il valore dell'alimentazione, bisogni fisiologici, riproduzione e...lo smoking per non rimanere nudi, ha avuto un ruolo molto importante nello sviluppo dei futuri Stati Uniti. Sarà per questo che l'ONU ha scelto il giorno della memoria, il 25 marzo, tanto, per quello che costa... per commemorare le vittime “delle schiavitù e della tratta transatlantica verso le Americhe”.Tra giorni della memoria, del ricordo, della preghiera, dello sfruttamen...ahi, forse quello no, altrimenti crolla tutto. Quello rimane, in fondo è la pietra miliare di questo marcio sistema. Già Marx nel XIII capitolo del “Capitale” - Macchine e grande industria - ci fornisce dei numeri sull'utilizzo degli schiavi negli Stati Uniti: “...Nel 1790 vi erano negli Stati Uniti 697.000 schiavi, i quali, nel 1861, erano saliti a 4 milioni* per effetto dello sviluppo capitalistico...”. Ma: « Tra il 1525 e il 1866, date di inizio e di fine della tratta, si stima che siano state 12 milioni e mezzo le persone deportate nel Nuovo Mondo». [5]

Osserviamo solo che se si guardano le medie annue, e tenendo conto che il periodo riportato da Marx, ovvero di un maggiore traffico, possiamo dire che i numeri riportati da Marx, sono molto verosimili, con una media di circa 47.000 “tratte” all'anno. Se teniamo conto dei tempi, diciamo che non era male come commercio di carne umana “produttiva” a “prezzi-valore” stracciati, i più competitivi sul pianeta terra, non per nulla è stata la fortuna dell'America. «Il successo di questo esperimento è stato tale che i costi di produzione dello zucchero, del tabacco, del cotone, del caffè e di molti altri prodotti di base furono drasticamente ridotti...». (Ibidem). La produzione del cotone era la più importante, vedasi anche più sopra la nota di Marx.

Abbiamo volutamente fatto questo lungo excursus toccando solo marginalmente la questione delle migrazioni forzate, per usare un eufemismo, perché a questi crimini hanno dato un fondamentale contributo: Inghilterra, Spagna, Portogallo, che tra parentesi è stato il primo paese a inaugurare la tratta degli schiavi, Francia. Così va la vita? Certamente in questo mondo sottosopra o al contrario (questo sì, generale Vannacci. Quello era il suo mondo giusto!), dove le spezie “erano apprezzate in quanto simboli invidiabili di lusso e ricchezza”, (vedi Il Manifesto sopra), di vanagloria, per cui valeva la pena anche trucidare decine di bandanesi per un sacchetto di noce moscata, se consideriamo appunto il suo valore di scambio con una nave o una casa, il tutto non fa una grinza. Oggi invece quello stesso mondo, che importava a frustate tutti i “negri” che* servivano*, ha svoltato e li butta a mare o li fa crepare di fame e miseria nelle loro baraccopoli, pur di respingerli, tutti i “dannati della terra” che non servono alla produzione capitalista del bel mondo civile.

Migranti oggi

Ma veniamo ai giorni nostri, non senza prima fare un salto negli USA, in Louisiana, dove nel 1865 c'erano oltre 500 piantagioni di canna da zucchero; oggi più di «...duecento sono riconvertite in industrie petrolchimiche altamente inquinanti, al punto che la zona tra Baton Rouge e New Orleans, una volta denominata Plantation Country, (Paese delle piantagioni) è oggi conosciuta come Petrochemical Corridor ma anche come Cancer Alley o Death Alley (Corridoio petrolchimico, vicolo del cancro, vicolo della morte)». (Il Manifesto, 17/09/2023) Dalla schiavitù, schiavitù, dal genocidio dei “negri”, per secoli, si è passati al loro avvelenamento, (non è che i proletari bianchi stiano meglio): «Tossica e invisibile a occhio nudo, quest’aria avvelena le comunità locali, per la maggior parte nere, che si sono radunate in piccoli centri urbani, là dove i loro antenati hanno vissuto in schiavitù». (Ibidem). Le sostanze inquinanti prodotte da queste industrie sono: ammoniaca, monossido di azoto, benzene, cloroprene, ossido di etilene e polveri sottili.

Come si vede non si fanno mancare niente. Ma, quando il giornalista si chiede quale risposta dare, si piomba nel solito tran-tran, ovverosia: “La risposta è nel risarcimento ecologico... ovvero una moratoria alle future espansioni del corridoio petrolchimico”. (Ibidem). Insomma i regimi democratici borghesi, hanno pur sempre gli anticorpi per rispondere alle devianze della cieca avarizia e della fame smodata di guadagno dei borghesi senza cuore. Saremmo curiosi di sapere quando nella storia si sia verificato un solo esempio dei padroni che abbiano rinunciato alla loro voracità, per i massimi interessi della giustizia sociale. Che si sappia, dalla notte dei tempi, non si hanno testimonianze di tal fatta. Le uniche moratorie di cui si ha conoscenza, sono quelle dei salari, mai quelle dei profitti.

Sempre in riferimento al degrado ecologico ambientale, cioè ai cambiamenti climatici, che tanta parte hanno nell'emigrazione, ci avvaliamo ancora una volta del contributo di Marx e della sua attualità a oltre un secolo e mezzo di distanza: «E ogni progresso dell’agricoltura capitalistica è un progresso non solo nell’arte di
depredare l’operaio, ma nell’arte di_
depredare il suolo, ogni progresso nell’incremento della sua fertilità per un certo periodo, è insieme un progresso nella rovina delle sue sorgenti perenni. Quanto più un paese, come per esempio gli Stati Uniti d’America, parte dalla grande industria come base e sfondo del suo sviluppo storico, tanto più questo processo di distruzione è veloce. Perciò la produzione capitalistica sviluppa la tecnica e la combinazione del processo di produzione sociale solo minando al tempo stesso le fonti primigenie di ogni ricchezza:_
la
_ terra e il lavoratore»._[6]

Il cambiamenti climatici infatti hanno un ruolo non secondario nell'immigrazione di massa, massacrata dagli stati che per primi hanno la responsabilità di questi cambiamenti. Ma prima vogliamo concludere coi campioni delle fregnacce. Riprendiamo Micromega citato in questo articolo: “E ancora oggi la linea del colore della pelle traccia confini tra chi produce e chi consuma e tra chi viene sfruttato e tra chi sfrutta”. Quindi, se l'italiano ha un senso e se abbiamo ben capito, è il colore della pelle che traccia il confine (il solco?) tra sfruttati e sfruttatori; ergo i proletari bianchi non fanno parte della categoria degli sfruttati. Citiamo come esempio queste castronerie perché purtroppo ahinoi sono in voga nelle meglio chiese della cosiddetta sinistra. Il capo della CGIL Landini, ad esempio, non fa che ripetere fino alla nausea che i giovani italiani scappano all'estero perché in Italia sono sfruttati, evidentemente negli altri paesi, a nostra insaputa, esistono società comuniste, quindi senza sfruttamento. Verrebbe da dire: minchia! E noi non lo sapevamo.

Ma torniamo alle cose serie, dicevamo dei cambiamenti climatici. È notizia freschissima: «Il 17 novembre la temperatura media globale giornaliera ha superato per la prima volta quella dell’era preindustriale di più di due gradi, la soglia massima prevista dall’accordo di Parigi del 2015. L’annuncio è stato dato il 20 novembre dal servizio europeo sul cambiamento climatico di Copernicus (C3s)».[7] «Il 17 novembre la temperatura media globale ha superato di 2,07 gradi la media stagionale del periodo che va dal 1850 al 1900, ha affermato sul social network X il C3s.

Non era mai successo che la temperatura di un singolo giorno superasse la soglia dei due gradi”, ha sottolineato Samantha Burgess del C3s».(Ibidem). D'altronde, diciamo così, anche ad “occhio nudo” si può verificare questo innalzamento delle temperature. Ogni mese che passa si toccano nuovi record, e i disastri oramai non si contano più. Anche l'Italia è stata flagellata in lungo e in largo. Disastri che però non sono tutti uguali. Perché le conseguenze, anche drammatiche che si registrano in un paese avanzato come l'Italia, la Francia, la Germania ecc., non sono le stesse che si verificano in un paese africano. Prendiamo come paradigma la Libia e il disastro di Derna, dove il ciclone “Daniel” ha colpito senza pietà alcuna gli “ultimi”, i più poveri; il grido disperato delle masse lascia del tutto indifferenti gli Dei dei fedeli, musulmani o cristiani che siano; hanno ben altro da fare che occuparsi di loro. In compenso ci pensano e ci pensavano, più terrenamente, gli uomini di mala volontà.

Prima del ciclone “naturale”, c'era stato, nel 2011, quello “artificiale”, fatto di bombe per tutti i gusti, ma solo per una bonifica ambientale democratica, affinché non si abbia a dire che tutte le guerre sono uguali, riducendo viepiù in miseria la Libia; con tanti saluti dalla Nato e dal premio Nobel per la pace (sic!) Obama. Giova qui ricordare che il buon Gheddafi stava per salutare il dollaro come moneta per le transazioni petrolifere. «_Non è un caso_ che la guerra Nato per la demolizione dello Stato libico inizi nemmeno due mesi dopo il vertice dell’Unione Africana che, il 31 gennaio 2011, aveva dato il via alla creazione entro l’anno del Fondo monetario africano». (Il Manifesto 16/03/2021) Ma questa è storia oramai nota. L'Italia sulla Libia ha molti scheletri, che ovviamente preferisce tenere in cassaforte, essendo gli armadi non più sufficienti.

Il Corriere della Sera a seguito delle inondazioni di Derna e dintorni ci ricorda che poco meno di un secolo fa in quelle zone c'erano le fattorie modello dei belli italioti, dimenticandosi che c'erano anche dei campi di concentramento modello che i nazisti presero ad esempio, più di 80.000 morti di cui porta la responsabilità il regime fascista, tuo nonno cara la Meloni, e adesso magari per giustificarti postaci una foto col crocifisso e la madonna accanto, come fa il tuo degno compare Salvini detto Precetto la Qualunque; oppure ci puoi aggiungere anche La Russa col busto di Benito: Patria, Famiglia e Chiesa. Derna, altra vittima dei cambiamenti climatici. Son passati poco più di due mesi, e tutto tace. Non si sa neanche con precisione la conta dei morti; ma, morto più, morto meno - si rivoltano le budella ad essere ridotti a fare la conta come fossero dei numeri matematici - e invece parliamo di bambini, donne, uomini. Quelli che vengono respinti alle frontiere, gli stessi oggetto di blocchi navali e di bombardamenti à la carte. Comunque i morti si aggirano sugli 11.000, i dispersi sarebbero 10.000; quindi in totale circa 20 mila morti.

A Derna, oltre al ciclone, sono crollate anche due dighe, questo per completare l'opera. Vittima due volte, dei cambiamenti climatici e degli appetiti voraci del capitalismo senza scrupoli (ma questo è nel suo DNA), che quando si tratta di costruire dighe nei paesi periferici (ma non solo), non bada a spese, nel senso che la sua prima regola è: risparmiare, risparmiare, profitti, profitti. Ci scappa il morto? I morti? Che sarà mai, il mio culo sarà al caldo in qualche ristorante e albergo di lusso. «Una quota di appena l’1% della popolazione mondiale, quella più ricca, è stata responsabile nel 2019 del 16% delle emissioni globali di anidride carbonica derivanti dai consumi...Basteranno solamente le loro emissioni e gli effetti del conseguente riscaldamento *globale* a causare 1,3 milioni di vittime, la maggior parte entro il 2030. Ancora più danni potrà fare il 10% più ricco della popolazione mondiale, responsabile invece della metà delle emissioni globali. Sono alcuni dei dati contenuti in un nuovo rapporto lanciato da *Oxfam...». (Il Fatto Q. 20/11/2023)

Come si evince chiaramente da questi dati, i maggiori responsabili dei cambiamenti climatici, sono i borghesi individualmente e socialmente con il loro apparato produttivo tutto teso ad un solo unico scopo: trarre quanto più possibile profitti. Due rapporti del 2022 dicono chiaramente che le migrazioni per cause climatiche sono sempre più in crescita, Il primo parla di 24 milioni di sfollati per cause climatiche; il secondo «Afferma che 189 milioni di persone ogni 12 mesi soffrono eventi climatici estremi nei paesi in via di sviluppo. È in questi stati che si trovano il 79% delle vittime, 676mila dal 1991 e il 97% delle persone colpite».(Ibidem)

È assai evidente il ruolo dei cambiamenti climatici nelle migrazioni, come è altrettanto evidente che la responsabilità è del criminogeno modello produttivo capitalista, che incanala ogni minima residua energia nell'edificio economico delle categorie economico borghesi, a costo di vendere l'anima a belzebù. Capitale, plusvalore, valore di scambio, denaro e merce questo è l'angusto circolo entro il quale si muovono gli stati capitalisti, e gli imperialismi più o meno grandi. Gli stati e i paesi periferici che hanno fatto i conti col colonialismo, dall'illusione della libertà, si ritrovano strozzati sia dalle borghesie interne sia dalla supremazia del dollaro e di tutto l'apparato produttivo occidentale e... orientale; Russia che con la compagnia militare Wagner sta allargando sempre più la sua influenza in Niger, Mali, Burkina Faso e Sahel; la Cina dal canto suo sono anni che sta penetrando nell'apparato finanziario produttivo africano; l'interscambio commerciale è passato negli ultimi vent'anni da 10 miliardi a oltre 280 e c'è sempre in ballo un'altra via della seta. Coi paesi del BRICS poi le prospettive di cambiare “padrone monetario”, e quindi economico non sono campate in aria. Sempre in riferimento agli affari economico commerciali con l'Africa va soprattutto ricordato che la Cina ha superato abbondantemente gli USA. Insomma, in prospettiva assisteremo al classico salto dalla padella alla brace.

Il Capitalismo beffardo, dopo aver ridotto alla fame i proletari più poveri del mondo - perché se le conseguenze dei cambiamenti climatici stanno portando all'esplosione del mondo, le guerre guerreggiate amplificano ulteriori esplosioni - hanno aperto dei veri e propri duelli rusticani all'ultimo sangue per respingere i migranti come degli appestati. Dopo il danno la beffa. Vedere la puffetta mannara e il grande puffone mannaro, che girano il globo terraqueo coi loro incisivi pronti ad azzannare chiunque abbia la vaga somiglianza di un migrante, è qualcosa di ributtante. Intanto, o per il clima, o per le guerre, o per i naufragi, o per i grandi viaggi a piedi o con mezzi di fortuna, i migranti continuano a morire per disgrazia ricevuta dalle infami borghesie di tutto il mondo.

Rivendicare, una migrazione giusta e controllata non ha alcun senso, in quanto essa è legata a doppio filo ai programmi dei processi e delle esigenze produttive capitaliste; e ove lo avesse non farebbe che perpetuare la schiavitù salariale, sempre viva e vegeta, perché questa, “la madre di tutti i mali”, non muore mai...a meno che il proletariato lanci “l'assalto al cielo” e la faccia finita, diretto dal suo partito rivoluzionario, con questo marcio sistema.

AL

[1] novecento.org

[2] tesi.luiss.it

[3] (L'emigrazione in Germania dal 1956 al 1970 riguardò circa 900.000 lavoratori; il totale dell'emigrazione degli italiani all'estero dal 1946 al 1960 fu di circa 2 milioni e 300 mila.)

tesi.luiss.it

[4] Per quanto attiene ai Pil consultare: *infodata.ilsole24ore.com*

[5] micromega.net

[6] K. Marx Il Capitale cap. XIII Macchine e grande industria

[7] internazionale.it

Giovedì, December 28, 2023