Cuneo o non cuneo sempre bastonate sono

La Thatcherina de Roma ha dato ancora un saggio della sua abilità. Giornali amici e nemici, televisioni in mondovisione, tutti a farle i complimenti: bravaaa, bene, bis. Uno spot (forma di una scenetta comica o di un rapido raccontino -Treccani), a reti unificate nel giorno della festa dei lavoratori, che anche gli avversari più irriducibili salutano con grande ammirazione, come geniale trovata. Capuccetto rosso si muove nelle sale di palazzo Chigi con gesti sinuosi che manco Naomi Campbell, mancano solo le batterie di pentole e pentoloni, anche se, i piazzisti di Chigi Palazzo, hanno promesso che al prossimo giro faranno la lap dance sul palo, e, in concomitanza con altri naufragi, morti comprese, se no non si divertono, ci faranno anche un bel Karaoke. Cosa non si fa signori miei per vendere balle, quelle che oggi chiamano fake news.

Sempre nel raccontino, ubriaca di megalomania e di potere che l'avvolge, figlia del berlusconismo più abbietto, in stato di trance, va oltre il suo maestro, questo è “il più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni”. Qualcuno dovrebbe racontarle la favola della “rana e il bue” di Esopo. Prima o poi potrebbe scoppiare anche lei. Ma comunque la corazziera di Palazzo Chigi ci garantisce che l'intervento del governo è ottimo e abbondante. Parafrasando il poeta romano Cesare Pascarella, possiamo dire senza ombra di dubbio “ché qui non c'è impostura...scusatemi, si sa, parlo còr core... un'antra più mijore nu' la trovate, state sicuri.” In effetti è vero, questo è il più importante taglio delle tasse a memoria d'uomo, per trovarne uno di pari entità, quasi, dobbiamo fare un salto indietro di qualche migliaio di anni fino a Tarquinio il Superbo!! (regnò 534-539 a.c.). Neanche Pinocchio, che al confronto sembra Astrea, la Dea dell'innocenza e della purezza, sarebbe in grado di reggere il confronto.

Prima di tutto, ricordiamo alla signora che studia e a tutti i suoi zerbini che confermano che è una grande “studiona”, che forse dovrebbe imparare che i contributi in busta paga NON sono tasse, e che fa un po' di confusione tra tasse e imposte; dovrebbe spiegarglielo il ministro dell'economia, ammesso e non concesso che lo sappia a sua volta.

Ma vediamo questo miracolo, questo gioco di prestigio dei fascistelli che come si può notare arrivano sempre al momento del bisogno; allo stato comatoso del capitale si presentano sempre sugli attenti. C'è però una novità rispetto al passato. Se una volta l'utilizzo dei camerati era una riserva da mettere in campo a seguito di forti movimenti di massa, oggi è diventato parte integrante della democrazia borghese. Un uso quindi delle istituzioni borghesi, parlamento, potere esecutivo e legislativo, compresi i sindacati, a 360 gradi. Gli eredi di Mussolini e i loro complici diventano così strumento del gioco borghese di uso quotidiano facendo, pensate un po', versare fiumi di lacrime per la costituzione e per i valori antifascisti calpestati, a tutto quel guazzabuglio che si chiama opposizione.Valori che non hanno impedito a questi cavalieri antifascisti e costituzionalisti di prendere a bastonate in ogni secondo della loro vita milioni di salariati/e. L'imperio dello stato capitalista è l'unico al quale si prostrano gli onorevoli della Repubblica.

Anche stavolta il miracolo di S. Gennaro è risultato farlocco. Il cuneo ancora una volta è penetrato.

Prima di tutto bisogna chiarire subito un aspetto di questa moltiplicazione dei pani e dei pesci, ovvero che il provvedimento del taglio sui contributi appena varato (sommato all'intervento del governo Draghi - meno 2% - e ancora 1% nella legge di bilancio 2023), copre a malapena il 60% della perdita del potere d'acquisto dell'ultimo anno e mezzo, e con un'inflazione che ha ripreso a correre, a dispetto di tutte le previsioni (+8,3% ad aprile); già solo questo aspetto meriterebbe un capitolo a parte. Ci limitiamo a far notare che gli aumenti toccano praticamente tutti i beni e servizi, i generi alimentari salgono del 12,6% (ma a inizio 2023 si era oltre il 15% e se si aggiungono i rincari dello scorso anno siamo al 20% -Affari e Finanza di Repubblica, 8 maggio 2023), costringendo le famiglie a tagliare sulla spesa, cioè sul mangiare; di contro, i supermercati si ingrassano di profitti. Quindi almeno per ora più che di moltiplicazione dei pani e dei pesci, possiamo parlare di sottrazione. Se poi consideriamo solo l'ultimo intervento, come è giusto fare, questa percentuale scende a poco più del 50%. Ma le fregature sono in ogni piega di questo decreto. Questo cosiddetto sconto contributivo che riguarda i redditi fino a 25 mila Euro (7%) e 35 mila (6%), ha un costo lordo di 4,064 miliardi, che però fa alzare il reddito imponibile soggetto ad Irpef aumentandone quindi il gettito, pertanto per effetto di tutto ciò il costo reale si abbassa a 2,908 miliardi netti. In poche parole una parte e neanche marginale di questo cosiddetto culeo fiscale aggiuntivo del governo viene pagato direttamente dai lavoratori in busta paga. Ma non è finita, perché il restante è a carico delle casse statali, ergo sempre a carico della stragrande maggioranza del proletariato, il maggior tartassato dalle tasse dello Stato. E si badi, questi numeri sono prodotti dal maggior beneficiario di questa manovra, la Confindustria, ovvero i padroni (Il Sole 24 ore del 3 maggio 2023), che nella pagina precedente titolava in bella evidenza: «In busta fino a 100 euro di aumento per sei mesi». In italiano corrente si dice falso (fake news in inglese), oppure presa per il culo, fate voi.

Sempre prendendo per buoni i loro “numeri”, avrebbe potuto titolare “aumento di 42 euro in busta”, prendendo a riferimento una retribuzione lorda di 10.000 euro. Ma che pretendiamo noi, loro sì che sanno fare di conto...

Inoltre, un ulteriore inganno risiede nel fatto che qui sommano provvedimenti precedenti (governo Draghi) a quelli attuali. Per fare un esempio, è come se ad un rinnovo contrattuale con un aumento, poniamo di 100 euro, si sommasse l'aumento del contratto precedente, sempre di 100 euro e si dicesse: “200 euro in più in busta paga”. Capito i furboni?!. Il conto dell'ultimo intervento del governo Meloni vale mediamente 44,49 euro mensili lorde, ben al di sotto dell'aumento del costo della vita. Queste appendici del potere borghese (giornalisti e servi di tutte le specie con l'optional dei sindacati), le medie le usano solo quando e come fa comodo a loro.

Ma il gioco delle tre carte viene riproposto e rigirato in tutte le salse. Molto probabilmente questo che è un provvedimento temporaneo passerà a regime perché così vuole Bonomi il presidente di Confindustria: “È l'inizio di un percorso, un segnale importante che Confindustria chiede da tempo...La vera sfida sarà la prossima legge di bilancio: come facciamo un taglio forte, serio e strutturale del cuneo contributivo”. (Il Sole 24 ore 6/5/2023). La strategia dei padroni in risposta alla crisi economica del marcio mondo/modo di produzione capitalista che vede gli ingranaggi di accumulazione e dei saggi di profitto sempre più arruginiti, è far entrare direttamente lo stato nelle aziende, nei processi produttivi per ridurre il costo del lavoro, accollando gli “aumenti” salariali direttamente alle casse dello Stato. Dare fiato al mondo delle imprese alleggerendole del fardello di aumentare, si fa sempre per dire, i salari. Una delle tante “mosse” a disposizione del capitale che potremmo definire una piccola controtendenza per cercare di rallentare la caduta tendenziale del saggio di profitto. Una cosa vogliamo ricordare e ribadire con forza: se le cose vanno bene per il tuo nemico di classe state pur certi che vanno male per le classi sfruttate, che stanno dalla parte opposta.

Lo dimostrano d'altronde tutte le misure di questo maledetto decreto. Liberare risorse, nel limite del possibile, e oltre, a favore del capitale.

Sempre sulla strada di aumenti salariali a carico dello Stato era già intervenuto il governo Draghi riducendo le aliquote Irpef da cinque a quattro, anche se in questo caso i maggiori beneficiari sono stati soprattutto i redditi alti. E qui apriamo una breve parentesi solo per sottolineare che i ricchi sempre più ricchi, sono quelli che dal continuo adeguamento delle aliquote fiscali, pagano sempre meno. Nel 1973 con la riforma Visentini le aliquote erano 32, la più alta era del 72% per redditi sopra i 284.051, adesso la maggiore, sulle quattro aliquote previste, è del 43% per redditi superiori ai 50.000 euro! E si vuole ridurle ulteriormente. Ora non ci risulta ci fosse qualche specie di socialismo nel 1973, quindi le politiche di tutti i governi con l'aggravarsi della crisi hanno sempre più favorito la borghesia. Quella che si dice patrimoniale all'incontrario.

I soldi per il finanziamento del cuneo fiscale, che a regime dovrebbe costare intorno ai 10 miliardi, li hanno rastrellati in anticipo, e continueranno a farlo, dalle tasche sempre più povere delle classi subalterne. Due tra le misure che hanno dato un grosso gettito, sono ad esempio il mancato adeguamento totale delle pensioni all'inflazione (7,3% contro un aumento dei prezzi della spesa di oltre il 13%), e l'adeguamento parziale per le pensioni lorde oltre 2.101 euro che ha permesso di risparmiare 3,5 miliardi per il 2023 e addirittura 17 miliardi nel triennio. Altra misura, il mancato riconoscimento della vacanza contrattuale per i dipendenti pubblici che nel solo settore della scuola porta ad una minor spesa di circa 6 miliardi per il triennio 2022/2024.

Non contenti hanno brandito la loro mannaia contro chiunque avesse un aspetto, anche lontanamente, simile a un poveraccio, e allora zac, via anche il RdC. Dal prossimo anno si chiamerà Assegno di Inclusione. Lo scopo è duplice, allargare l'utilizzo di forza-lavoro fino al ricatto più bestiale, ridurre ai minimi termini l'esborso statale. Nel primo caso, per capire meglio la stretta del nodo scorsoio sul collo dei cosiddetti occupabili, ovvero disocccupati, tra i 18 e i 59 anni, si procederà intanto a ridurre l'assegno che sarà di 350 euro mensili con l'obbligo di partecipare (dal primo settembre 2023) a corsi di attivazione al lavoro per un massimo di 12 mesi non rinnovabili. Inoltre, a fronte del rifiuto di un'offerta di lavoro a tempo pieno o parziale non inferiore al 60% dell'orario a tempo pieno e una retribuzione dei minimi contrattuali previsti, ci sarà la decadenza del “beneficio” nei seguenti casi: a tempo indeterminato su tutto il territorio nazionale; a tempo determinato se il posto di lavoro si trova in un raggio di 80 km dal proprio domicilio. Anche questi provvedimenti portano nelle casse dello Stato quasi 2 miliardi, infatti il costo del RdC nel 2022 era pari a 7,99 miliardi che si ridurrà a 5,4 miliardi nel 2024. Non parliamo poi delle condizioni capestro a cui verranno sottoposti i lavoratori, in maniera particolare nel primo caso.

Gli altri provvedimenti riguardano ulteriori regalie al padronato. Esonero contributivo del 100%, fino a 8.000 euro annui per chi assume beneficiari dell'Assegno di inclusione. E poi, dulcis in fundo, contratti a termine, voucher ecc.: ci manca solo più il lavoro al nero, illegale ecc. e poi siamo quasi a posto. Nel frattempo, mentre la povertà aumenta (ma pure i ricchi aumentano i loro patrimoni), i capitalisti non disdegnano il loro odio di classe verso il proletariato. E mentre vedono cadere a terra, morti, uomini e donne, grazie ai loro strumenti di morte, decidono, maledetti, di destinare una parte del Pnrr alla produzione di armi, che vola a vele spiegate. Ma tutto ciò non è sufficiente a rimettere in carreggiata il rottame capitalista, la dice lunga infatti l'esultanza per una previsione di una striminzita crescita del Pil 2023 di poco più dell'uno per cento.

Se la classe operaia, il proletariato tutto, vuole uscire da questo mondo capitalista, fatto di fame, miseria e catene deve assolutamente ricambiare, con molta più determinazione, lo stesso odio di classe contro la borghesia. Non ci sono altre strade, l'unica è la rivoluzione con alla testa il partito rivoluzionario del proletariato.

AL

Mercoledì, May 10, 2023