Col capitalismo un altro passo verso l'estinzione

A novembre si è tenuta a Sharm-el-Sheikh la 27essima Conferenza delle Parti fra i Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP 27). 'Parti' si riferisce ai paesi (ora 193) che hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), un trattato entrato in vigore nel 1994. Gli egiziani l'hanno soprannominata “la conferenza dell'attuazione”.

Poco prima della COP, il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) ha pubblicato un noto rapporto chiamato “Emissions GAP Report” (1) , in cui si evidenziava che il programma attuale sulle emissioni porterebbe ad un aumento della temperatura globale di 2,8°C rispetto al periodo pre -industriale e che servirebbe una riduzione del 30% delle emissioni entro il 2030 per restare entro l'aumento di 2°C. La possibilità di raggiungere il famoso aumento di 1,5°C entro il 2100 (che richiederebbe una riduzione del 45% delle emissioni globali e solennemente promesso alla COP di Parigi nel 2015) è ora lettera morta. Nonostante le belle promesse della COP di Glasgow, è praticamente certo che il 2022 sia stato l'anno con le emissioni più alte di sempre. (2)

A Sharm-el-Sheikh il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito che "l'umanità si sta dirigendo verso il suicidio collettivo". Questo avvertimento apocalittico, unito la rapporto GAP, avrebbero dovuto galvanizzare la COP per un'azione decisiva.

Ha funzionato? Solo porre questa domanda rasenta il ridicolo. Tutte le COP precedenti hanno fallito nel fornire alcuna riduzione delle emissioni e questa, lungi dall'essere "la conferenza dell'attuazione", ha seguito lo stesso percorso. Probabilmente è stata addirittura peggio delle precedenti. Vale comunque la pena dare una breve occhiata a ciò che è accaduto, tenendo presente che gli eclatanti fallimenti di Glasgow avrebbero dovuto essere corretti in questa COP.

Il fallimento di Sharm-el-Sheikh

Hanno partecipato 45.000 delegati, inclusi 636 lobbisti di compagnie petrolifere e del gas presenti come delegati (anche l'amministratore delegato di BP, Bernard Looney, più altri quattro dirigenti di BP, hanno partecipato come delegati ufficiali delle Nazioni Unite per la Mauritania!) Molti dei partecipanti sono arrivati ​​in jet privati ​​senza nemmeno un gesto simbolico per ridurre le proprie emissioni di carbonio L'intera performance della COP è stata descritta come un costoso e rigonfio "circo itinerante". Si è così conclusa senza un accordo formale per ridurre l'uso di combustibili fossili. Al contrario le riunioni collaterali sono state usate per firmare accordi per lo sfruttamento di legname e minerali (3) e, naturalmente, per incontri tra i rappresentanti del petrolio e del gas e capi di stato, soprattutto africani, al fine di fare pressioni per nuove concessioni di trivellazione. Ciò era giustificato, ci è stato detto, dalla guerra in Ucraina e dalla necessità di procurarsi il gas. Pertanto è probabile che la COP 27 porti ad ancora maggiori estrazioni di petrolio e gas e a maggiori emissioni di carbonio. Esattamente l'opposto di quanto si sarebbe voluto. Uno sguardo agli impegni della COP 26 di Glsgow e ai fallimenti che si dovevano correggere a Sharm-el-Sheikh non mostra progressi in nessuna delle questioni importanti.

Uno degli elementi più evidenti della COP 26 è stata la sua incapacità di eliminare la combustione del carbone entro il 2040. L'International Panel for Climate Change (IPCC) valuta che il carbone debba essere gradualmente eliminato nei paesi dell'OCSE entro il 2030 e a livello globale entro il 2040. Una miriade di paesi ha rifiutato questa proposta a Glasgow. L'India, ad esempio, sostiene ancora che eliminerà il carbone solo entro il 2070. A Sharm-el-Sheikh non è stata fatta menzione di questo problema, a conferma di quanto fosse vuoto l'impegno di Glasgow di "ridurre gradualmente" la combustione del carbone.

Le parti avrebbero dovuto presentare nuovi piani di riduzione delle emissioni. Solo 24 dei 193 partecipanti hanno presentato piani più ambiziosi. Le riduzioni di emissioni di metano (CH4) concordate a Glasgow non sono state raggiunte, al contrario il 2021 ha visto le emissioni di metano più alte di sempre. Nel frattempo la deforestazione è continuata con 7 milioni di ettari di foresta abbattuti dopo la COP 26. Le foreste ora stanno emettendo più carbonio di quanto ne assorbano. Non si è neanche rispettato l'impegno di fornire ogni anno, a partire dal 202o, 100 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo. Sembra che la maggior parte di ciò che è stato stanziato sia stato dato in forma di prestiti e non di sovvenzioni. (4)

L'unico presunto successo di questa COP è stato un accordo per istituire un fondo "Perdite e danni" per i paesi che soffrono gli effetti del cambiamento climatico. Non è chiaro come debba essere finanziato e controllato. Ciò che è chiaro è che non si tratta di un tentativo di contrastare le cause del cambiamento climatico ma solo di un cerotto per mitigarne gli effetti.

Ma quali sono gli effetti del cambiamento climatico che abbiamo visto nell'ultimo anno?

Stato del pianeta

L'Artico è il punto di riferimento per ciò che ci attende. Si sta riscaldando 3 volte più velocemente del resto del pianeta e il ghiaccio marino e la copertura nevosa si stanno sciogliendo a velocità senza precedenti. L'area di ghiaccio misurata a settembre è diminuita dai 7 milioni di chilometri quadrati del 1984 ai 4,6 milioni del 2022. La NASA calcola da dati satellitari che ogni decennio si perde il 12,6% del ghiaccio marino.

La copertura nevosa di giugno si è ridotta di 6 milioni di chilometri quadrati tra il 1980 e il 2012. Il ghiaccio marino e la neve riflettono nello spazio la radiazione solare attraverso quello che viene chiamato "effetto albedo". La neve riflette il 90% della radiazione che la colpisce e il ghiaccio tra il 50% e il 90%. L'acqua del mare essendo scura riflette solo il 10%. La perdita di ghiaccio marino che si è verificata dagli anni '70 al 2012 ha ridotto l'"effetto albedo" e ha causato un ulteriore riscaldamento, pari al 25% di tutta la CO2 aggiunta in questo periodo. Allo stesso modo la perdita della copertura nevosa ha causato un ulteriore riscaldamento, pari al 25% di tutte le emissioni di CO2 in questo periodo. In altre parole, questi due effetti equivalgono a un ulteriore 50% di riscaldamento aggiuntivo su tutta la terra o 0,21 Watt aggiuntivi per mq in tutto il mondo. (5)

Il riscaldamento artico sta influenzando la corrente a getto nell'atmosfera e la circolazione termoalina delle correnti marine e sta già iniziando a creare cambiamenti drammatici. La corrente a getto nasce dalle differenze di temperatura tra l'aria fredda dell'Artico e l'aria calda delle latitudini più basse e può creare venti fino a 200 miglia all'ora in alta quota. Un lato della corrente a getto ha aria molto fredda e l'altro ha aria più calda, quando la differenza di temperatura tra queste due masse d'aria diminuisce, la corrente a getto rallenta e inizia a serpeggiare. Nel 2021 abbiamo avuto vari esempi del tipo di effetti che possiamo aspettarci da questo processo. Il villaggio di Lytton, a nord di Vancouver in Canada, è stato colpito dal lato ad alta temperatura della corrente a getto nell'agosto 2021 e ha sperimentato una cosiddetta cupola di calore con temperature di 49°C e incendi che hanno bruciato la maggior parte del villaggio. Il Texas invece nel febbraio 2021 è stato colpito dall'altro lato della corrente a getto e ha subito temperature di -19°C che hanno lasciato 4,5 milioni di case senza elettricità. La corrente a getto controlla anche il clima in Europa dove si sono viste ondate di caldo e siccità. Ma questi cambiamenti non stanno producendo effetti solo locali, il loro impatto è mondiale. Le devastanti inondazioni in Pakistan lo scorso anno ne sono un esempio. Hanno colpito 33 milioni di persone, pari alla metà della popolazione del Regno Unito, e distrutto 900.000 case, bestiame, raccolti e infrastrutture. 20 milioni di persone sono ora senza casa e necessitano di aiuti alimentari. In Africa la peggiore siccità degli ultimi 40 anni ha lasciato 164 milioni di persone nell'impossibilità di coltivare e a soffrire la fame estrema. La Cina ha subito la peggiore ondata di caldo della sua storia, l'Australia la peggiore siccità e in seguito inondazioni catastrofiche.

Lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia e in Antartide, che sta causando l'innalzamento del livello del mare, è molto più veloce di quanto stimato dall'IPCC. Le misurazioni satellitari della NASA nel 2016 rivelavano che ogni anno 300 chilometri cubi di acqua erano rilasciati in mare dallo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e 84 chilometri cubi dallo scioglimento della calotta glaciale dell'Antartide occidentale. Questo processo di fusione non è lineare e accelera man mano che procede. Inoltre, la calotta glaciale dell'Antartide occidentale sta diventando instabile. Il suo crollo nell'oceano aumenterebbe il livello del mare di diversi metri. (6) È probabile che le zone basse del mondo prima o poi diventino inabitabili.

Nell'emisfero settentrionale l'indebolimento della Corrente del Golfo sconvolgerà la sequenza climatica abbastanza regolare di ere glaciali e interglaciali (7) che abbiamo sperimentato durante la nostra evoluzione dallo stadio l'Homo erectus, 1,8 milioni di anni fa, fino all'Homo sapiens di oggi.

Un'altra conseguenza molto importante del riscaldamento artico è il rilascio di metano dal permafrost e dai depositi sottomarini. Durante l'ultima era glaciale il metano si è combinato con l'acqua per formare idrato di metano e si è congelato nei depositi di limo della piattaforma continentale che è stata successivamente inondata circa 15.000 anni fa. È stabile solo a basse temperature o alte pressioni. Dall'ultima era glaciale le temperature nelle zone poco profonde dei mari artici sono rimaste intorno a zero gradi. Con lo scioglimento del ghiaccio l'acqua molto più calda (8) sta incidendo sui sedimenti gelati provocando il rilascio del metano. Il metano è un gas serra circa 25 volte più potente della CO2. Si stima che il metano nei depositi oceanici immagazzinati nella piattaforma continentale artica contenga 13 volte la quantità di carbonio attualmente presente nell'atmosfera. Ci sono tra 800 e 1.400 Giga tonnellate (Gt) (9) di metano in attesa di essere rilasciato. Il processo non è stato studiato scientificamente, ma sembra che ogni anno ne vengano rilasciate tra 4 e 8 Gt. Per confronto, il rilascio annuale di CO2 è di circa 35 Gt. Se queste cifre sono corrette, l'effetto di riscaldamento globale prodotto dal rilascio di metano è già significativamente maggiore di quello delle emissioni di CO2. Il metano immagazzinato è senza dubbio l'equivalente di una bomba climatica che il modo di produzione capitalista sta portando al punto di esplodere.

Attraverso l'analisi delle carote di ghiaccio è stata studiata in dettaglio è la concentrazione di CO2 nell'atmosfera sia nell'era attuale che nei i precedenti 800.000 anni. Questi studi indicano una correlazione abbastanza stretta tra la concentrazione di CO2 nell'aria e la temperatura. Durante l'era glaciale la concentrazione di CO2 era in media di circa 180 parti per milione (ppm) e durante il periodo interglaciale di circa 280 ppm. Ora la concentrazione è di 420 ppm, 140 ppm in più rispetto alla concentrazione interglaciale stabile all'interno della quale la nostra specie è sopravvissuta per l'intero periodo geologico del Pleistocene. (10) Se dobbiamo credere al rapporto GAP citato sopra e al rapporto IPCC AR6 (11), le attuali concentrazioni di CO2 stanno portando a un aumento generale della temperatura tra i 2,5 a 2,8°C. Ciò sarebbe equivalente alle condizioni del periodo Pliocenico medio (12) quando non c'era ghiaccio marino e il livello del mare era di 25 m sopra quello attuale. In questo periodo i nostri antenati, probabilmente Australopithecus afarensis, erano pochissimi animali simili a scimmie che vivevano nell'Africa centrale, la maggior parte, se non tutta, dell'attuale razza umana non sopravviverebbe a un tale cambiamento. E' un tipico gioco di prestigio dei portavoce dell'ordine mondiale capitalista, come il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, parlare di un patto suicida collettivo. Un patto implica che le persone coinvolte abbiano preso una decisione insieme. Ma chi tra i lavoratori salariati del mondo ha potuto avere un'influenza significativa sulle politiche delle emissioni? Inoltre deve essere chiaro che un tale cambiamento sta arrivando a causa della CO2 che è già stata emessa, non dalle emissioni future. Finché continuerà l'attuale modalità di produzione, le future emissioni di CO2 e di metano non faranno che peggiorare la situazione. Non abbiamo un budget di carbonio che possiamo bruciare, né ci salverà una politica di emissioni zero, come fingono i politici.

Quindi cosa si può fare?

Dobbiamo o ridurre la quantità di CO2 nell'atmosfera per tornare ai livelli interglaciali stabili (13) o ridurre la radiazione solare che raggiunge la terra. Schemi per fare entrambe queste cose sono stati proposti dagli scienziati, ma generalmente comportano ulteriori effetti ecologici rovinosi o producono tanta CO2 quanta ne catturano. Tutte le proposte sono state sottoposte ai test dell'economia capitalista, in particolare i costi e i profitti. Inutile dire che nessuna di queste ha passato i test. Finché il capitalismo sarà il sistema di produzione mondiale, tutti i tentativi di affrontare la crisi climatica saranno fatti entro i limiti della produzione capitalista e delle relazioni sociali che questa determina. Saranno quindi soggetti ai vincoli della compatibilità con profitti e perdite e naturalmente falliranno.

Perché le COP non concludono nulla?

La produzione di combustibili fossili è estremamente redditizia ed è quindi un settore chiave del capitalismo globale. Per questo è sostenuta dalle nazioni più potenti. Negli ultimi 50 anni le compagnie petrolifere hanno realizzato in media profitti per 2,8 miliardi di dollari al giorno ricevendo 64 miliardi di dollari all'anno in sovvenzioni statali. (14 ) Da qui la riluttanza ad attuare serie misure per limitare l'estrazione di petrolio e di gas. Inoltre il fatto che il capitalismo sia strutturato in stati-nazione concorrenti comporta che gli accordi internazionali che sfavorirebbero uno stato potente non potranno andare in porto. Ad esempio, dopo la COP 27 il Regno Unito ha rilasciato oltre 100 nuove licenze per l'estrazione di petrolio e gas nel Mare del Nord ed ha anche approvato la costruzione di una nuova miniera di carbone in Cumbria. Questa abiura degli impegni sul clima è stata giustificata con l'alibi per cui i prezzi del carburante più alti causati dalla guerra in Ucraina imponevano al Regno Unito di dover badare a se stesso: quindi, produrre più combustibili fossili, compreso il carbone per l'esportazione! All'ipocrisia dei governi si aggiunge la furiosa azione di retroguardia delle stesse compagnie petrolifere per screditare la scienza del clima globale, compresi i tentativi sfacciati di denigrare i migliori scienziati coinvolti. Ciò che Marx ha indicato sull'economia borghese si applica quasi parola per parola agli sforzi delle compagnie petrolifere di minare la scienza del clima.

Non si tratta più di sapere se sia vero questo o quel teorema, ma se sia utile al capitale... Al posto di ricercatori disinteressati ci sono combattenti prezzolati; al posto della genuina ricerca scientifica, la cattiva coscienza e l'intento malvagio della propaganda. (15)

Anche se i tentativi di negare il riscaldamento globale sono ormai in gran parte naufragati sotto il peso dell'evidenza empirica, ciò non riduce la volontà di continuare il “business as usual” e quindi l'emissione di gas serra. Il negazionismo dei prezzolati si è trasformato in nichilismo, così che ora si propugna l'idea assurda che il problema possa essere lasciato da risolvere alle generazioni future. Gli interessi a breve termine dei profitti capitalisti chiaramente prevalgono su qualsiasi interesse a lungo termine dell'umanità.

Tuttavia la classe capitalista non agisce in questo modo solo perché è ipocrita e bugiarda (come sicuramente è), le sue azioni sono dettate dalle esigenze del sistema stesso, in particolare dalla necessità continua di produrre profitto e di accumulare capitale, ovvero il bisogno di una crescita continua. Il riscaldamento climatico è quindi un problema sistemico del capitalismo e non può essere risolto finché il capitalismo stesso rimane il sistema di produzione globale.

Come abbiamo scritto in RP19:

Dal momento che è il sistema stesso a determinare questo processo, è anche facile capire che i tentativi di riformarlo tramite Green New Deals o proteste civili e manifestazioni, quali quelli di "Extinction Rebellion" o "Just stop oil" nel Regno Unito, sono destinati a fallire. Finché il capitalismo globale governerà il mondo, continueremo il percorso a precipizio verso l'inferno e l'estinzione di massa. Per evitare questo occorre un cambiamento di proporzioni epocali. L'alternativa storica è rappresentata da un lato dal crollo della civiltà, attraverso il riscaldamento globale o la guerra, con massiccia distruzione di vite umane... o, in alternativa, la sostituzione della produzione capitalista con una forma di produzione superiore e una nuova forma di organizzazione sociale. (16)

Come si può realizzare la seconda alternativa?

Solo il comunismo può salvarci

Si deve costruire un nuovo sistema sociale in cui la produzione sia impostata al soddisfacimento dei bisogni umani. Ciò implica una società di produttori liberamente associati in cui tutti i tratti distintivi del capitalismo, come la necessità di lavorare per un salario, la produzione di merci, il denaro, gli stati nazionali e i loro confini, siano aboliti. Un tale sistema sociale deve essere gestito democraticamente attraverso una rete mondiale di consigli dei lavoratori. Questo è ciò che intendiamo per comunismo e chiaramente non ha nulla a che vedere con il capitalismo di stato che esisteva in Russia fino al 1991.

Il capitalismo è una società divisa in classi e la classe capitalista che controlla questa società deve essere rovesciata affinchè possa nascere una nuova società. La classe operaia mondiale è l'unica classe che dispone della forza e che ha l'interesse materiale di abolire l'ordine esistente. Attualmente però alla classe mancano la coscienza, l'organizzazione e la direzione politica per portare a termine questo compito storico. La costruzione di un'organizzazione politica che aiuti i lavoratori di tutto il mondo a riconquistare la coscienza rivoluzionaria e l'orientamento politico è l'obbiettivo vitale dell'epoca attuale.

Una società comunista sarà in grado di fare pianificazione a lungo termine per ripristinare l'equilibrio ecologico con la natura. Certo, dovremo affrontare gli enormi problemi che ci avrà lasciato il capitalismo, ma una volta liberati dai vincoli della redditività e dell'accumulazione continua, avremo maggiori possibilità di risolvere l'imminente catastrofe climatica e questo sarà un compito primario della nuova società.

Per quanto riguarda gli eco-guerrieri di oggi, i loro tentativi di far notare alla classe dirigente gli errori dei loro modi di fare al fine di riformare il sistema sono solo sforzi vani e perdita di tempo. L'unico compito politico con cui vale la pena impegnarsi è aiutare a costruire un'organizzazione politica internazionale della classe operaia che la aiuti nel compito storico del rovesciamento della società capitalista. Questa è l'unica possibilità realistica di combattere la catastrofe climatica.

CP
Communist Workers’ Organisation
8 febbraio 2023

Note:

Immagine: commons.wikimedia.org

(1) Emissions Gap Report 2022 (unep.org), unep.org

(2) Guardian 17/11/22.

(3) Si veda il rapporto di Laleh Khalili in London Review of Books 1/12/2022

(4) Sono stati stanziati 83 miliardi di dollari, ma un rapporto di Oxfam afferma che ne sono stati mobilitati solo 21, il resto ha assunto la forma di prestiti!

(5) Da Scripps Institute of Oceanography citata da P. Whadams in “A farewell to ice” 2016 6. Citata in P. Whadams op.cit. p.112

(6) Citato in P. Whadams in "A farewell to ice", p.112

(7) La sequenza delle ere glaciali e interglaciali era controllata dai cicli di Milankovitch che dipendono dalle lievi eccentricità nell'orbita terrestre e dalla posizione del suo asse di rotazione.

(8) Nell'8/2014 è stata registrata una temperatura record di 17°C

(9) Una giga tonnellata (Gt) è un miliardo di tonnellate.

(10) Il periodo Pleistocene durò da circa 2,6 milioni di anni fa fino alla fine dell'ultima era glaciale circa 12.000 anni fa. All'inizio di questo periodo i nostri antenati erano Homo habilis (costruttore di utensili) da cui si arriva all'Homo erectus (o uomo eretto) circa 1,8 milioni di anni fa.

(11) Se ne parla in Revolutionary Perspectives 19.

(12) Il periodo Pliocene è durato da 5,3 milioni di anni fa a 2,6 milioni di anni fa.

(13) È stato calcolato che dovremmo rimuovere 20 Gt di CO2 all'anno per il resto di questo secolo. Vedi P Wadhams op.cit. pag.188.

(14) Citato da Monbiot in Guardian 19/11/2022

(15) K Marx, Il Capitale, postfazione alla seconda edizione tedesca.

(16) Cfr. Global Warming: IPCC Report AR6 - Writing a Death Warrant?

Domenica, February 26, 2023