Caccia grossa del Governo Meloni. La GdF individua gli speculatori del carburante: il GOVERNO

Come già scrivevamo ad inizio d'anno, il 3 gennaio scorso, sul furibondo attacco del governo nei confronti del proletariato e delle masse più deboli, che va sotto il nome di “manovra” - scoprendo invero l'acqua calda, che però i soliti cantori delle gesta della nuova brigata Garibaldi continuavano volutamente ad omertare raccontando barzellette sulla bontà dei nuovi gestori della vaporiera statale che, purtroppo per noi tutti non fanno assolutamente ridere, ma piangere - ora si scopre che il taglio delle accise decise dal governo ad inizio dicembre dello scorso anno sui carburanti (più 12,2 centesimi di Euro) e ulteriori 18,3 cent. di Euro dal 1° gennaio '23 (30,5 centesimi di Euro in totale) fanno male.Tutti a cercare i colpevoli di cotanto grave delitto.

I poveretti, Meloni e Giorgetti, convocarono addirittura il comandante della GdF per colpire i farabutti speculatori sui prezzi dei carburanti. Il generale Giuseppe Zafarana meravigliato per la suddetta convocazione esclamò: “Oibò signori miei, non fatene parola con niuno, ma forse vi è sfuggito che gli speculatori dovreste essere voi medesimi. Che faccio, vi arresto?”

La pantomima si è alfine chiusa inchiodando i veri colpevoli. Infatti, se agli attuali prezzi medi di benzina e gasolio (rispettivamente 1,86 e 1,85 circa) sottraete i 30,5 centesimi delle accise che il governo ha ripristinato, i prezzi sarebbero addirittura più bassi di un anno fa, quando la benzina costava mediamente 1,75 e il gasolio 1,62; non che questo ci rallegri, tutt'altro, ma solo per porre in chiaro la questione.

La signorinissima presidentissima tutta imbellettata, prima donna al governo della penisola, che nel 2019 starnazzava contro le accise, si è accorta, bella bella, lei, che i bilanci dello Stato, adesso, non le consentono di tagliare le accise. Ma va'! Alle femministe che magari si scandalizzano per i nostri attacchi alla biondina garibaldina ricordiamo solo che il fatto di essere donna non gli impedisce di varare leggi tagliagola, come non impedisce alla presidente donna peruviana Boluarte di ammazzare e uccidere! Sono 58 i manifestanti ammazzati finora, di cui 9 bambini. Il capitalismo non ha sesso, e quando ce l'ha lo fa solo ad uso e consumo dei suoi interessi, utilizzando alla bisogna anche le donne per attuare politiche antiproletarie ancora più feroci rispetto agli uomini, sennò che parità di genere sarebbe. E per la precisione non ha neanche colore di pelle (vedasi il bombardiere Obama premio Nobel per la pace), e neanche colore politico. I ciarlatani che siedono sugli scranni parlamentari, destra e sinistra, maggioranza e opposizione che a turno esercitano la gestione del potere, esercitano la gestione del potere dello stato capitalista, questo è bene non dimenticarlo mai

Certo rinunciare a circa 12 miliardi di entrate annue (a tanto ammonta il taglio delle accise) non è facile. Se poi contemporaneamente si distribuiscono miliardi ai padroni, agli evasori, alle scuole private, agli autonomi con la flat tax. Se inoltre bisogna aumentare le spese militari per sostenere Kiev, pensate, il solo costo del sistema antimissile Samp-T, che il governo ha già deciso di inviare all'Ucraina, ha un costo totale (missili compresi) di circa 800 milioni, quasi come il primo taglio del reddito di cittadinanza. Il parlamento inoltre a stragrande maggioranza ha appena approvato l'ulteriore invio di armi per tutto il 2023. Ricordiamo en passant (mica tanto) che le spese militari si mangiano il 2% del Pil, che in soldoni equivale a circa 36 miliardi di euro, più dell'intera manovra della legge finanziaria, che tanto ha visto latrare di disperazione per la mancanza di dineros i governanti di turno

La confindustria è scesa in campo per spiegarci un paio di cosette a noi plebei ignoranti. Il primo, un certo Davide Tabarelli (Il sole 24 ore del 7 gennaio), ci spiega che non c'è stata speculazione ma, “addirittura le compagnie (petrolifere) hanno aumentato meno di quello che avrebbero dovuto”. Beh di fronte a tanta generosità non possiamo che scappellarci, fare una riverenza e baciare le mani. Che nel caso specifico gli aumenti dei carburanti vedano sul banco degli imputati la schizzofrenica armata brancaleone, va anche bene, ma da qui ad affermare che i poveracci, padroni dell'oro nero, abbiano avuto un occhio di riguardo nei confronti delle masse subordinate, ce ne corre. In un mondo dove l'economia reale latita in seguito alla perdurante crisi dei saggi di profitto in caduta libera e che vede montagne di capitali finanziari fatti di carta straccia in giro per il mondo, la speculazione è il re di tutti gli affari. Poi siccome, appunto sempre di carta straccia si tratta, a intervalli regolari, arrivano i conti, che ovviamente vengono fatti pagare ai proletari. Ma cadiamo veramente nel ridicolo quando il signore, rimanendo serio, ci delizia di una teoria tipica della Confindustria, sentiamolo vomitare:

“L’eliminazione dello sconto di accisa e relativa Iva era un atto dovuto da tempo, perché con il calo delle quotazioni del petrolio, il prezzo alla pompa era calato vistosamente a minimi che non si vedevano da due anni. Lo sconto sulle accise era diventato una sorta di incentivo a consumare, una sottrazione ingiustificata di risorse dello Stato disperatamente a corto di soldi per coprire le misure sulle bollette dell'elettricità e del gas.” Ecco, bravo Tabarelli, ora ci spieghiamo questi caotici giri di macchine, era una sorta di luna park, giostre, montagne russe (di moda di questi tempi). Insomma un immane parco giochi per la felicità di grandi e piccini.

Sentiamo poi un altro campione degli industriali, già dal titolo si capisce tutto: “Taglio delle accise, il 68% degli sconti è andato ai più ricchi”. Infatti Gianni Trovati (ilsole24ore.com del 15 gennaio scorso), comincia esordendo “cui prodest”, e la risposta è già lì a portata di mano, ai più ricchi ovviamente. A dimostrarlo sono i calcoli fatti dall'Upb (Ufficio parlamentare di bilancio), che ci spiega che il 68% del taglio delle accise è andato a vantaggio delle fasce di reddito più ricche, mentre solo il 32% a favore delle fasce più basse, ergo? Siccome favorisce le classi più agiate, dovremmo chiederne coram populo l'abolizione anche per il futuro. Ci spiega, il Trovatello, che l'impatto “è esattamente inverso a quello dell’inflazione, che invece si incattivisce di più sulle fasce di reddito più povere.” Quindi ci spiega ancora che sarebbe stato meglio trasformare questo sconto fiscale “in un trasferimento monetario vincolato al reddito”, punto. Sarebbe stato meglio. Ma meglio non è stato. Allora per non favorire i ricchi bisogna bastonare i poveri. Ma dove li trovano questi geni la Confindustria, questi campioni del pensiero economico tutti in concorso per un premio Nobel? Capito?, per non favorire i ricchi (giusto!), che saranno un po' meno ricchi (poverini!), si mazziano i poveri che lo saranno sempre di più.

Seguendo questo ragionamento, perché allora non fare un'Iva inversamente proporzionale, ovvero più alta per le fasce di reddito più alte, e più bassa per i redditi più bassi, e perché allora non aumentare i redditi più bassi e ridurre quelli più alti? E perché non ridurre a semplici stipendi, ma meglio salari, i lauti stipendi di manager pubblici e privati e di tutta quella schiera di politici e amministratori, compresi ovviamente i signori parlamentari che vivono e si ingrassano della ricchezza prodotta dal proletariato e che grugniscono ad ogni piè sospinto la solita canzone: “la pacchia è finita”, pensando di essere originali? Dimenticandosi, però, che prima di loro era arrivato monsù l'avvocato Agnelli, che nel lontano 26 giugno del 1990 all'assemblea degli azionisti disse, ad appena 10 anni dalla bastonata seguita agli scioperi dei 35 giorni dell'ottobre 1980, inferta alla classe operaia Fiat, con la collaborazione fondamentale di CGIL-CISL e UIL e dell'allora PCI di Berlinguer (sì, sì proprio lui, Enrico): “la festa è finita”.

Corsi e ricorsi della storia come si vede, con la solita barca del c..., validissima ancora oggi dove c'è sempre chi rema e chi batte il tempo. Come se per la classe operaia ci sia mai stata la pacchia o la festa. L'unica cosa certa è che per voi “maiali borghesi” (stiamo parafrasando una vecchia canzone...) non è mai finita, i veri parassiti, le vere zecche della società che vivono sul corpo martoriato delle masse sfruttate. E a dimostrazione di quanto queste zecche succhiano sangue, è notizia fresca, l'aumento mensile di 890 euro dei parlamentarti siciliani, aumento votato all'unanimità, ovviamente a loro insaputa. Ma con la faccia di tolla che li contraddistingue si giustificano: “picciotti c'amu a fari, è adeguamento all'inflazione, ah”. Non ce la facevano a campà con gli 11.100 Euro che già prendevano. Adesso pensate alle pensioni più basse che hanno avuto un adeguamento del 7,2%, e che magari in totale arrivano, giusto giusto a 890 Euro. Ma la nostra non è una critica moralistica, etica, quelle son cose che lasciamo volentieri ai “sinistri” amanti della Costituzione, a coloro che si appellano ad un capitalismo sincero ed onesto dal volto umano, agli uomini di buona volontà, a coloro che sognano il paradiso in terra, e a tutte queste merdate. No, la nostra è una critica alle fondamenta stesse di questa società che campa e lucra sullo sfruttamento della forza lavoro. L'unica legge, il verbo assoluto su cui si regge il capitalismo da cui discende che gli interessi della borghesia e dei proletari sono inconciliabili, ora e sempre.

Questa è la ragione per la quale lo Stato, il governo, ovvero la borghesia, non possono venire “incontro”, né tantomeno dare risposte a quelle che sarebbero le giuste richieste dei lavoratori sfruttati. Lo dimostrano in maniera inconfutabile i dati che via via vengono forniti da loro stessi. “Istat, dal 2007 al 2020 gli stipendi netti sono scesi del 10%” (repubblica.it 20/12/2022); ma ancora, nel 2022, sempre dati Istat, le retribuzioni medie sono scese del 7,6%. All'opposto, l'1 per cento più ricco degli italiani si è accaparrato, nel 2021, il 63% della ricchezza prodotta; ma per restare ovviamente nel campo dei carburanti, le maggiori compagnie petrolifere nel 2022 hanno accumulato extraprofitti per 200 miliardi di dollari, l'utile dell'Eni, non ci sono ancora i dati definitivi, dovrebbe essere di circa 17 miliardi. L'Enel azienda energivora anch'essa, ha fatto segnare nel 2022 un incremento record dei ricavi del 63,9%. E l'andazzo è così ovunque. Miseria da una parte ricchezza dall'altra: l'indelebile marchio di fabbrica del capitalismo.

Le compagnie petrolifere con i vari governi a fare da reggicoda, ecco chi sono i veri speculatori che sull'onda della guerra hanno messo le ali ai loro infami appetiti. Altro che benzinai e distributori messi sotto attacco dal governo. La guerra imperialista è figlia della crisi del sistema, e l'ulteriore aggravarsi della crisi è a sua volta figlia della guerra. Secondo il think tank (centro di ricerca) Bruegel (Il Fatto Q. 14/02/2022), la spesa energetica negli ultimi 17 mesi è costata 800 miliardi di euro all'Ue compreso Regno Unito e Norvegia. Tutti soldi rivolti a calmierare i prezzi dei carburanti e dell'energia elettrica, ma già avvisano che gli spazi finanziari per proseguire su questa linea sono giunti al termine. Quindi altre frustate all'orizzonte.

L'esplosione dei prezzi dei carburanti non ha nulla a che vedere con il reale valore delle merci in questione, il quale valore si esprime solamente nella quantità di tempo di lavoro sociale necessario a produrle, pertanto se da un giorno all'altro si hanno variazioni di prezzo anche consistenti, ciò non è dovuto, come è evidente, ad un improvviso aumento del tempo di lavoro sociale, ma solamente alle speculazioni internazionali, alla ricerca di extraprofitti al di fuori dei meccanismi produttivi.

Un'ultima cosa sui viaggi della Meloni in Algeria e Libia a elemosinare gas (questo richiederebbe un articolo a parte, soprattutto per l'aspetto sul CCS la cosiddetta “cattura” del CO2, quindi delle emissioni, del “Piano Mattei” etc.), solo per ricordare, visto che va di moda “il giorno del ricordo” (sulle foibe), e questo vale anche per la sfinge Mattarella, che magari dovrebbero ricordarsi anche di ciò che fece il padre putativo dei fratellastri d'Italia in Libia, er Duce. Ma forse qui la memoria li frega. La Meloni e tutti i suoi lacchè ricordano sempre le leggi razziali, ma che il fascismo negli anni trenta in Libia mise in piedi dei campi di concentramento, ben prima dei nazisti, e che diede corso ad una vera e propria strage di libici (oltre 80 mila), beh, qui hanno proclamato il giorno del “dimenticatoio”.

Naturalmente, questa non fu l'unica strage del fascismo in Africa, d'altronde le stragi pianificate di migranti africani continuano ancora oggi. E visto che siamo in mare, ecco questa è la fine che si dovrebbe far fare alla borghesia: buttarla a mare.

TL

Venerdì, February 17, 2023