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Home ›Solidarietà ai lavoratori della GKN e a tutti gli altri sotto lo stesso attacco padronale!
I primi frutti, scontati, dello sblocco dei licenziamenti sono già qui.
Altro che “avviso comune”, sbandierato dai sindacati confederali come una vittoria, come uno freno allo strapotere padronale: si moltiplicano i casi di licenziamenti brutali, dal nord al sud, da parte di aziende in cui gli operai/e non avevano né hanno mai smesso di lavorare, di fare turni e straordinari, nonostante la pandemia. Adesso invece, dalla sera alla mattina, spezzoni di quella classe operaia vengono rottamati perché i padroni – vecchia storia – trovano più conveniente produrre là dove lo sfruttamento e la dittatura padronale hanno ancora meno freni che qui, là dove il salario è decisamente più basso. Il carattere predatorio del capitalismo – di cui il fondo speculativo Melrose, proprietario della GKN, è un esempio – è stato accentuato dalla pandemia, che a sua volta si è innestata, ingigantendola, nella lunga crisi in cui il capitalismo mondiale è invischiato da decenni.
Non basta al padronato aver ricevuto la gran parte dei “sostegni” del governo – mentre al proletariato è andato sì e no un terzo degli stanziamenti complessivi – si tratta di rendere ancora più efficiente il processo di estorsione del plusvalore, cioè dello sfruttamento, per affrontare la tanto sperata ripresa. Se ciò significa buttare per strada migliaia di lavoratori, alla borghesia non importa, perché questo è quello che impone la logica del capitale.
Ancora una volta appare evidente che gli interessi del capitale e quelli della classe lavoratrice sono inconciliabili: chi dice il contrario, mente o si illude. Per imporre i propri interessi, non solo i padroni hanno le leggi dalla loro parte, ma sempre più spesso assoldano bande di picchiatori professionisti (i “buttafuori”) per intimidire e pestare i lavoratori in lotta: alla GKN, nella logistica ecc.
La prima reazione dei lavoratori all'attacco padronale, ai licenziamenti di queste settimane è stata tempestiva, determinata, anche se non sempre così massiccia come sarebbe necessario.
A questo proposito, la presa di posizione dei lavoratori del Gkn diffusa in rete è ben calibrata: non chiedono elemosine ma solidarietà, lottano contro i licenziamenti, come è logico che sia. Questo è necessario, ma non sufficiente, perché si rimane all'interno di una cornice di lotta rivendicativa, da cui non esce un barlume di coscienza anticapitalistica, un accenno al significato di lotta di classe che non deve rimanere chiuso all'interno della solita cornice, quella del capitalismo. Certo, sarebbe ingenuo pretendere che queste lotte, autonomamente e spontaneamente, possano trascrescere su di un livello politico, a maggior ragione se sono guidate da un ceto politico-sindacale riformista, che mai si sogna di mettere in discussione il sistema capitalista, che, anche quando quest'ultimo è in crisi profonda, si illude e illude di poter strappare massicci miglioramenti economico-normativi. Invece, soprattutto in queste epoche, la borghesia – direttamente nei luoghi di lavoro o nelle società attraverso le sue istituzioni - prende, non dà, mentre i margini per le rivendicazioni si fanno sempre più ristretti. Il problema centrale è la nuova fase in cui il capitale sta entrando: licenziare per poi, eventualmente riassumere, ovviamente a condizioni peggiorate. La classe arriva a questo appuntamento debole e frammentata, “abituata” da troppo tempo a ingoiare contratti peggiorativi e arretramenti sottoscritti da un sindacalismo confederale sempre pronto, in ultima analisi, a sottomettere gli interessi della classe lavoratrice a quelli dell'economia nazionale, cioè dei padroni. Anche per questo fa fatica a scendere sul terreno della solidarietà concreta ossia lottando nei rispettivi posti di lavoro. Sarebbe un primo importante passo verso la ripresa di un discorso anticapitalista.
Questo vuol dire che non ha senso lottare contro i licenziamenti, contro la precarietà, contro la rapina del salario indiretto e differito (lo stato sociale), per la difesa del potere d'acquisto di salari e stipendi? NO, al contrario!
Questo indica una sola cosa: o c'è in queste lotte la presenza di avanguardie rivoluzionarie, che pongano la prospettiva del superamento di questa società fondata sullo sfruttamento e la predazione (non ultima dell'ecosistema), oppure tutto è destinato a essere riassorbito, sia in caso di vittoria – conquistata, quando conquistata, al prezzo di lotte sempre più dure - che in caso di sconfitta. Su questo dunque insistiamo: è l'ora del rafforzamento del partito rivoluzionario, altrimenti qualsiasi lotta, anche la più generosa e combattiva, avrà come destino quello di essere riassorbita all'interno della solita cornice capitalistica, lasciando dietro di sé solo disperazione, delusione e un nemico di classe ancora più arrogante e predatore!
Solidarietà ai lavoratori della GKN e a tutti gli altri sotto lo stesso attacco padronale!
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