Primavera in Québec

L’articolo che segue è la traduzione dell’articolo principale de “L’Internationale” (marzo 2015), il foglio di intervento in lingua francese del Gruppo dei Lavoratori Internazionalisti (GIO) che è stato distribuito nelle recenti manifestazioni studentesche a Montreal e in Québec, nelle quali in migliaia si sono riversati in piazza per protestare non solo per i tagli all’educazione da parte delPLQ (Partito liberale del Québec) ma anche contro gli attacchi di austerità contro l’intera classe lavoratrice. Mentre cantavano “1,2,3 4, this is fucking class war, 5,6,7,8 organise and smash the state” (N.d.T. “questa è una cazzo di lotta di classe” e “organizziamoci e abbattiamo lo stato”), nelle manifestazioni di lunedì scorso (23 marzo) hanno proclamato una Printemps (primavera) 2015 di protesta che eguaglierà la “Primavera dell’Acero”, che durò un anno. I rappresentanti sindacali hanno già rifiutato di appoggiare la protesta, ma gli studenti sperano che, come nel 2012, il loro movimento funga da catalizzatore per un movimento di classe più ampio. Le manifestazioni di questa settimana sono state accolte con antisommossa vestiti di tutto punto che hanno usato manganelli, cani, spray al peperoncino e lacrimogeni sparati a bruciapelo, tanto che una donna è rimasta gravemente ferita. Più di 450 persone sono state arrestate e molte ferite (le peggiori sono state dovute ai morsi dei cani poliziotto). Gli studenti intendono manifestare ogni settimana e hanno già proclamato la manifestazione maggiore per il 2 aprile. L’articolo sottostante è stato scritto come primo incoraggiamento al movimento per superare lo slogan “contro l’austerità, contro gli idrocarburi”. Hanno già avuto luogo assemblee pubbliche e comitati organizzativi sotto il controllo di nessuna organizzazione in molte istituzioni educative, ma il prossimo passo sarà quello di superare le università e arrivare a coinvolgere la più ampia classe operaia, come è successo nel 2012.

Non sarà facile

Austerità. è una parola che abbiamo sentito migliaia di volte in tutti i media principali nel corso degli ultimi mesi. Cosa significa austerità? Significa lavorare di più, più incidenti, più burnout e più rabbia ed irritazione quando si torna a casa. Significa guadagnare meno e pagare di più per i servizi all’infanzia, per le medicine, la scuola e la spesa. Significa vivere alla giornata con tutto lo stress che comporta. Se ci sono degli aggiustamenti da fare, la macchina si rompe o il prezzo dei mezzi si alza ancora, si dovranno tagliare anche i piccoli lussi che ci si può concedere ancora

L’austerità è tutto meno che un incidente, tutto meno che una decisione di un cattivo governo o di una mala gestione. E’ il risultato diretto di una crisi del sistema capitalistico generalizzata che dura dagli anni settanta. L’esplosione della bolla immobiliare nel 2008, creata attraverso l’indebitamento per le abitazioni statunitense, ha ridotto i mercati e fatto sprofondare il mondo in una recessione, che alcuni credono di poter superare, ma, volendo essere franchi, non riusciamo a veder come potrebbero. Anche i capitalisti della World Trade Organization prevedono una fine per l’intera economia mondiale entro il 2060. Perché, siamo chiari, il sistema capitalista non può essere pezzato almeno non nel breve termine e non senza che questo ci venga fatto pagare a caro prezzo. Il gioco vale la candela? Dopo l’ultima crisi di questo magnitudo, il capitalismo è riuscito a risollevarsi solo grazie alla seconda Guerra Mondiale. Con le armi a disposizione di ogni Stato, uno scontro interimperialistico è tutto meno che desiderabile.

Quindi cosa dobbiamo fare? Rassegnarci e bere dall’amaro calice del Partito Liberale? Al quale possiamo aggiungere un tocco di colore blu per il Partito Quebecchese, o CAQ o anche arangione per Quebec Solidale (1)? Accettare le regole del sistema e vedere le nostre vite diventare sempre più e più miserabili anno dopo anno?

La scelta che ci rimane è semplice: rovesciare il sistema capitalista, per costruire una società per noi stessi, i lavoratori, i proletari. Raggiungere questo sogno comunista di una società senza classi né Stato. Unirci oltre i confini nazionali e le barriere linguistiche per combattere questo sistema. Abbiamo molto più in comune con i lavoratori in sciopero al Cairo, o con una infermiera a Seul che con Karl Peladeau, Yves Thomas Dorval, Gaétan Barette (2) o con qualsiasi altro borghese. Sappiamo comunque che il capitalismo non sarà sconfitto domattina. Mentre aspettiamo quel giorno, dobbiamo vendere la nostra pelle a caro prezzo. Dobbiamo lottare ché ogni taglio passi con la massima difficoltà. Lottiamo per il miglioramento, non semplicemente per il “buono” perché il “buono” nel capitalismo non può esistere. Dobbiamo assicurarci di non venire travolti. Scioperare malgrado le ingiunzioni, le leggi speciali e la codardia delle burocrazie sindacali. Organizziamoci […]. Dobbiamo formare comitati di sciopero che vadano oltre le divisioni imposte dai padroni e dalle leggi borghesi dello Stato. E soprattutto, oltre le nostre lotte, dobbiamo raggrupparci come rivoluzionari e darci un’ organizzazione che ci permetta di sovvertire questo sistema marcio.

Maximilien, venerdì 27 marzo 2015

(1) Il Partito Quebecchese (PQ) è il maggiore esponente dell’opposizione regionale nella provincia, CAQ è la Coalizione dell’Avvenire del Quebec e che una scissione dell’ala destra del PQ e Quebec Solidale, un paritto di sinistra nazionalista fondato nel 2006 sulla base del femminismo, ecologia e eguaglianza sociale.

(2) Pierre Karl Peladeau è un magnate dei media, conosciuto per la sua posizione antioperaia, che attualmente è in testa alla corsa per diventare leader del PQ; Dorval è il leader di una organizzazione padronale, come la CBI; Barette è un deputato del Partito Liverale e Ministro della Salute nel governo provinciale.

Domenica, April 26, 2015