Proletario, ribellati!

Pubblichiamo volentieri ampi brani di un breve documento redatto da alcuni giovani operai “senza partito” e distribuito durante la manifestazione FIOM del 27 gennaio a Bologna. Al di là di alcuni elementi che, dal nostro punto di vista, andrebbero precisati meglio (per esempio, alcuni termini, la sopravvalutazione della reale ampiezza delle lotte sociali, un'enfasi non sempre condivisibile sul valore politico di certe modalità di lotta, una visione un po' mitizzata degli anni '60-'70), l'impostazione complessiva si colloca sul terreno di classe. Il nostro auspicio è che casi come questo non siano episodi isolati, ma la spia di un malessere di classe profondo che comincia a manifestarsi. Da parte nostra, facciamo, come sempre, tutto ciò che sta nelle nostre possibilità perché l'auspicio prenda forma concreta, perché la rabbia sociale di quei giovani compagni sia incanalata in un coerente percorso di lotta anticapitalistico, perché vada a irrobustire le, finora, esili strutture del partito rivoluzionario.

Dunque? Dunque siamo giunti ad un bivio. Dobbiamo ammetterlo, i tempi stanno cambiando e tutti noi lavoratori, disoccupati, studenti ci siamo ritrovati dentro ad un vortice difficile da controllare. Ci hanno raccontato tante favole, ci hanno imboccato con illusioni create su misura per renderci calmi, innocui, mansueti come pecorelle al pascolo.

Dagli anni 1960 ad oggi quante cose sono accadute? Sappiamo come sono andati i fatti. Erano anni caldi, i lavoratori uniti nella lotta stavano conquistando tanto, la coscienza sociale e la coscienza di classe guidavano le loro azioni. Fu proprio questa coscienza che spaventò a morte i padroni. Oppressi contro oppressori. Quando questi ultimi videro che la repressione con i manganelli non bastava più a fermare il proletariato, decisero di usare un'altra arma più intelligente e subdola. Decisero di renderli ultraconsumatori. Ricordate?

Erano gli anni del boom economico e i padroni calcolarono tutto nel minimo dettaglio. Qualche concessione in più sarebbe bastata a spegnere il fuoco della rabbia sociale che incendiava le strade. Banchieri, industriali e politici misero a tacere il popolo rifilandogli le briciole che cadevano dal loro lauto banchetto. Da quel momento in poi molti ribelli si calmarono, alcuni trovarono un posto di lavoro sicuro e non si dedicarono mai più ad alcuna lotta sociale, altri più delusi si buttarono nel terrorismo, ma ci volle poco a screditarli.

I padroni presero il proletariato in contropiede, lo ingannarono con gran astuzia soffocando qualsiasi spinta verso un cambiamento dal basso. Cominciarono a diffondere droghe di ogni genere per eliminare dalla testa dei giovani qualsiasi rimasuglio di combattività politica e rabbia sociale. I loro mezzi d'informazione seminarono menzogne su menzogne e con il tempo fecero dimenticare ai lavoratori quello che erano in realtà. Non si parlò più di classe operaia e men che meno di lotta di classe. Nel giro di pochi anni la società mutò completamente.

Eccoci sempre più vicini al presente. La classe dominante ha sbaragliato il popolo, ha ingannato tutti noi dandoci un benessere che è bastato per comprarci uno per uno rendendoci più passivi, soli e sofferenti. Ci hanno insegnato a scatenare una guerra tra poveri in modo che loro, i ricchi, potessero agire indisturbati sulla nostra pelle; il lavoratore europeo contro il lavoratore straniero, l'immigrato regolare contro quello clandestino, il salariato precario contro il salariato con il posto fisso, l'operaio da 800 € contro l'operaio da 1200 €. Ci hanno insegnato a non pensare altrimenti potrebbe esserci la reazione, la rivolta. Ci hanno insegnato a condannare la violenza dell'oppresso che alza la testa per i propri diritti, etichettandolo come "estremista", ma hanno sistematicamente difeso e rafforzato la violenza dei padroni perché finanziare guerre, derubare i poveri, stringere patti con la mafia, buttare in strada madri e padri di famiglia non è violenza ma democrazia.

Ci hanno divisi e ingannati, ci hanno resi deboli fino all'impotenza totale. Soli in fabbrica in una vita vissuta in catena e soli nelle nostre case imbambolati a guardare una televisione che ci uccide ogni giorno di più mentre la rata del mutuo o l'affitto pendono sulle nostre teste, mentre il contratto di lavoro in scadenza non ci dà modo di prendere in mano il nostro futuro. Ci hanno detto di produrre e abbiamo prodotto, ci hanno detto di non alzare la testa e noi non l'abbiamo alzata, ci hanno detto di sacrificarci per i loro profitti e noi abbiamo stretto i denti per dar loro quello che volevano.

Ora però qualcosa si è inceppato. Proprio quando pensavano di averci resi totalmente inoffensivi, proprio nei tempo in cui è vietato parlare di proletariato e rabbia sociale, proprio giunti a questo punto sta avvenendo un cambiamento di rotta. La crisi economica ha scombussolato tutto. I ricchi son diventati più ricchi e il proletariato oltre a diventare più povero è divenuto anche più arrabbiato. Lo smantellamento del mondo del lavoro, della scuola, dello stato sociale, di tutti i diritti precedentemente conquistati ci ha reso saturi e questa volta, in questi anni, anche pericolosi. Pericolosi per loro, per i padroni, i potenti. Loro lo sanno bene e per questo ci temono.

Qualcosa si sta muovendo realmente, è una realtà sotto gli occhi di tutti e basta guardarsi intorno per rendersene conto. In tutta Italia come in tutta Europa lavoratori, disoccupati, e studenti si stanno riappropriando delle strade. Le proteste sono sempre più numerose; dappertutto ci sono occupazioni di fabbriche, scuole e sedi amministrative; banche, borse, comizi politici sono presi d'assalto da un numero sempre più alto di rivoltosi; manager presi in ostaggio dai dipendenti dell'azienda, attacchi a grandi leader, a politici, a giornalisti venduti e a sindacalisti che voltano le spalle ai lavoratori; la tensione tra rivoltosi e forze dell'ordine è sempre più alta e le vecchie bandiere della pace che ormai non sventolano più.

Abbiamo imboccato la via giusta. Abbiamo individuato il nemico vero e abbiamo capito che non è come volevano farci credere i padroni, il nemico non è lo straniero e nemmeno il comunista, i nemici sono proprio i padroni stessi e le loro leggi che ogni giorno dobbiamo fronteggiare. I nemici sono le banche, i governi, i mezzi d'informazione del potere. I nemici sono banchieri, politicanti e se le forze dell'ordine difendono con il manganello i loro privilegi e i loro orrori, gli stessi uomini in divisa divengono nostri nemici. Questo abbiamo capito e in questo senso dobbiamo proseguire.

Buttiamo benzina su queste fiamme, alziamo il livello di conflitto sociale perché solo così riprenderemo ciò che ci hanno tolto e ci stanno togliendo. Sono loro a doverci delle spiegazioni, non noi. Ribaltiamo tutto quel che ci hanno inculcato con astuzia, autorganizziamoci con le nostre forze fuori e contro la logica della concertazione, dettiamo le nostre regole e non sottostiamo più alle loro, riprendiamoci ciò che ci appartiene, continuiamo ad occupare fabbriche e scuole, continuiamo a tener vivo lo scontro nelle strade, rimaniamo uniti contro il loro potere, i loro sgomberi, contro la loro propaganda che mira solo a screditarci e strumentalizzarci; diffondiamo la nostra informazione con ogni mezzo affinché la nostra verità vinca sulle loro menzogne.

Oggi siamo in tanti a lottare, si va dal padre di famiglia che non si è mai interessato di politica, al giovane del centro sociale, dall'operaio allo studente, dall'italiano allo straniero... questa volta possiamo creare davvero un cambiamento. Teniamo duro, non molliamo. Da qui ripartiremo consci del fatto che ciò che realizzeremo con le nostre mani non potrà mai essere paragonabile all'orrore impostoci da loro. Faremo a modo nostro e avremo solo da guadagnarci. Noi, le nostre famiglie, i nostri figli.

Lavoratori, disoccupati e studenti uniamoci nella lotta, il cambiamento spetta solo a noi. Uniti si vince!