Corrispondenza - Le origini della sinistra comunista in Gran Bretagna dopo il 1972

Una lettera della CWO ad alcuni simpatizzanti

Mi è stato chiesto di scrivere un breve resoconto di come siano nate la sinistra comunista in generale e la Communist Workers’ Organisation in particolare. Abbiamo già scritto un testo dal titolo “Due anni della CWO”, che fornisce un breve resoconto dei nostri primi due anni come organizzazione, ma non abbiamo mai scritto niente a riguardo del periodo che portò alla formazione della CWO.

Come il compagno che ci ha chiesto delle nostre origini ha già intuito, quasi tutti i compagni che parteciparono alla fondazione sia di Word Revolution che della CWO avevano partecipato o erano stati in contatto, in qualche momento, con Solidarity. Solidarity era un gruppo nato da una scissione del Trotskyist Workers Revolutionary Party (o, come era denominato allora, Socialist Labour League) verso la fine degli anni 1950. Solidarity assumeva come suoi principi teorici le tesi di Paul Cardan, ex-trotskista francese. Cardan non solo aveva abbandonato il trotskismo, ma pure il marxismo. Nel suo Modern Capitalism and Revolution rifiutava specificamente le teorie economiche marxiste e sosteneva che la distinzione nella società moderna non era più quella di classe ma quella tra i “datori di ordini” e i “ricevitori di ordini”. In ciò, Cardan era come altri ex-trotskisti - come James Burnham, Bruno Rizzi e Max Schactmann - che quando si trovarono a fare i conti con l’Unione Sovietica conclusero che essa era una società ambigua [neither-nor] e che essa rappresentava la convergenza tra il capitalismo moderno e lo stalinismo, come formazioni sociali. Bisogna anche ricordare che quella era l'epoca del più lungo boom nella storia del capitalismo, e che c’erano diversi Marcuse che sostenevano che “l’uomo unidimensionale” (cioè la classe operaia mondiale) non avrebbe fatto la rivoluzione. Rivoluzionaria sarebbe stata invece la difesa delle “minoranze”, come i neri e le donne.

In pratica Solidarity era un raggruppamento incoerente di persone che andava dagli anarchici ai tesserati del Labour Party. Divenne ancora più incoerente dopo la fine del boom post-bellico. Dopo il 1968 le sue file furono ingrossate da nuovi giovani (molti dei quali dovevano diventare l’ossatura dei gruppi della sinistra comunista che si formarono negli anni settanta) che provavano a collegarsi alla nuova ondata di lotta di classe e che cercavano qualcosa che criticasse la sinistra tradizionale e sfidasse la sue pratiche disoneste passate. Solidarity era anche una organizzazione decentralizzata, tanto che un gruppo poteva pubblicare quasi autonomamente da un altro. Io ho aderito a Soldarity a Glasgow l'8 dicembre 1970, dopo aver incontrato un membro di Solidarity di Aberdeen in una dimostrazione contro le leggi anti-sciopero (quindi leggi anti-operaie).

Quando in seguito mi sono trasferito a Londra ho incontrato JM che vendeva apertamente Internationalism, la rivista statunitense di quella che sarebbe in seguito diventata la Corrente Comunista Internazionale. Gradualmente sono giunto a mettere in dubbio la visione di Solidarity che denunciava il tradimento di alcuni sindacati o dirigenti sindacali, ma riteneva i sindacati in sè sostanzialmente [dalla parte della] classe operaia (che è la solita posizione trotskista).

In seguito divenne evidente che Solidarity, a cui avevo aderito in vitù della sua chiarezza a riguardo della sinistra tradizionale, ne condivideva molte posizioni fondamentali. Molti membri di Solidarity ad esempio appoggiavano il fronte di liberazione nazionale [NLF] in Vietnam (sebbene non ci fosse stata discussione su questo mentre io ero presente). Tutto ciò fu notato da JM, che alla fine avvicinò alcuni di noi (Marlow e me), per dirci che noi eravamo l'ala sinistra di Solidarity e che dovevamo lavorare insieme per cambiarla. Io in quel momento partii per Newcastle, ma da allora in poi ci fu una fazione interna a Solidarity, che criticava l'inadeguata rottura di Solidarity col trotskismo e si interrogava anche sulla sua filosofia anti-marxista (cardanismo).

In quel momento JM stava collaborando apertamente con Revolution Internationale a Parigi. Per un paio di anni abbiamo mantenuto i contatti (loro visitavano Newcastle per portarci nel loro circolo), ma loro stavano uscendo da Solidarity e la rottura avvenne attorno al 1972-73. Nel frattempo loro avevano acquisito nuovi militanti che io non avevo mai incontrato prima, dei gruppi di Solidarity di Swansea e Oxford. Dapprincipio essi presero la denominazione di Comunismo Consiliarista, ma dopo aver compreso che questa era una caratterizzazione inesatta della loro linea politica (ma ell'epoca noi tutti eravamo portati a qualche forma di consiliarismo, anche se non l'accettavamo completamente) presero il nome di “World Revolution”.

Quando uscì il primo numero della rivista, io e la compagna ER avevamo già incontrato (ad una assemblea di Solidarity a Leeds) D.G. Place, che era stato un membro di Solidarity di Aberdeen. Lui ora lavorava come gruppo di una sola persona, a cui diede il nome di Revolutionary Perspectives. Stava in quel momento traducendo lavori come “Dalla borghesia alla rivoluzione proletaria” di Otto Ruhle, che poi pubblicò assieme ad un gruppo chiamato Socialist Reproductions. È questa la traduzione che si può ancora scaricare da vari siti web.

D.G. Place era in contatto non solo con il gruppo di World Revolution, ma anche con un gruppo di lavoratori ex-trotskisti di Liverpool, denominato Worker's Voice. La maggior parte di loro era anche stata in passato membro del WRP (o SLL) e, sebbene la maggior parte di loro avesse esperienza come rappresentante sindacale, avevano ora sviluppato una critica dei sindacati come organismi anti-operai.

Un compagno era stato “l'unico bordighista inglese” negli anni sessanta, ma il tono generale del gruppo era consiliarista. Ma dopo tutto, come si può notare dal primo tentativo di denominazione per World Revolution, questa era una influenza dominante a quell'epoca. Erano passati appena 55 anni dalla Rivoluzione Russa e la nozione che il Partito Bolscevico fosse stato causa (e non solo strumento) della contro-rivoluzione influenzava ciascuno di noi. Essa rendeva anche tutti sospettosi delle motivazioni politiche degli altri.

Quindi nel 1974 c'erano tre gruppi in Gran Bretagna (tutti e tre che confusamente cercavano di capire dove era la classe operaia ora): WR, RP e WV. Diverse serie di conferenze si tennero a Londra e a Parigi. Revolution Internationale non solo partecipò, ma ebbe un ruolo dominante in queste conferenze, dove inviò anche il suo principale teorico, Mark Chirik. Si supponeva che queste conferenze servissero a gettare le fondamenta per una organizzazione unitaria della sinistra comunista in Gran Bretagna. Revolutionary Perspectives vi prese parte in quest'ottica.

Tuttavia emersero subito dei problemi, in gran parte tra WR e WV. Sociologicamente parlando, i compagni di WV erano lavoratori manuali che erano cresciuti nella sinistra comunista. Essi avevano pubblicato materiale sui consigli operai del Workers Dreadnought di Sylvia Pankhurst, e avevano cominciato a produrre una rivista periodica. Dall'altro lato, i compagni di WR non solo provenivano dal milieu studentesco, ma appartenevano anche a famiglie che avevano un retroterra colto e procedevano ad incontri di studio su cosa fosse il vero percorso marxista. Questo non era un grosso problema per RP (i cui membri erano tutti stati all'università, ma erano tutti figli di proletari), ma WV era sempre stata un po' operaista e le loro relazioni con WR divennero rapidamente ostili.

I compagni di WR non semplificarono la faccenda, insistendo che loro erano i più coerenti e adottando una specie di zelo messianico nella discussione. La loro prospettiva era che la rivoluzione fosse proprio dietro l'angolo (mi derisero quando suggerii che essa non sarebbe avvenuta prima che io avessi avuto cinquant'anni) e che perciò chiunque avesse nutrito dubbi a riguardo della via da seguire sarebbe stato un ostruzionista.

Ciò che peggiorò WR fu la “conversione di Damasco” dei suoi militanti all'idea che il Partito Bolscevico nel 1917 fu la guida - e il miglior elemento - di una rivoluzione proletaria. Non c'era niente di male nel fatto che il gruppo accettasse gli argomenti di RI nello spazio di un singolo pranzo (avvenne dopo mesi di discussione). Quello che scioccò maggiormente gli altri due gruppi fu la conclusione di WR che, se RI aveva ragione sulla Rivoluzione Russa, allora doveva avere ragione anche su qualsiasi altra cosa. Questo era ancora più sorprendente, in quanto RI non aveva ancora chiarito cosa fosse questo “qualsiasi altra cosa”.

In un incontro a Londra nel 1974, Mark Chirik annunciò, nella sorpresa generale, che i consigli operai armati non erano la base dello stato operaio. JM cominciò immediatamente e sul posto ad interrogarlo su cosa fosse allora lo stato di transizione. La volta seguente che li vedemmo, i compagni di WR difendevano già la nozione che lo stato non erano i consigli operai.

A quell'epoca RP stava diventando qualcosa di più che tre persone che si trovavano a condividere gli stessi dubbi sulla “Tendenza Internazionale”, come la CCI definiva se stessa fino al 1975. WR ci suggerì di stendere una piattaforma in modo da definire dove eravamo posizionati e far progredire la discussione tra di noi. Questo ci sembrò giusto, dal momento che è facile criticare la piattaforma di qualcun altro, ma è di gran lunga più difficile produrne una propria. Stendemmo una piattaforma di circa 6 pagine ma, quando la inviammo a WR, ricevemmo una denuncia di 14 pagine, dove non solo si criticava politicamente quello che avevamo scritto, ma si contestava anche l'opportunità di scriverla! All'epoca, le questioni che ci dividevano erano ridotte a tre:

  • la fine della Rivoluzione Russa (noi dicevamo che era il 1921, mentre WR aveva una posizione aperta);
  • la causa della crisi capitalista (noi ritenevamo che era dovuta alla legge della caduta del saggio del profitto, mentre WR diceva che era dovuta ai “mercati saturi”, affermando erroneamente che questa fosse la visione di Rosa Luxemburg, una teorica di cui noi non avevamo ancor letto nulla);
  • il periodo di transizione (RP risiutava ogni nozione di un corpo artificiale chiamato “stato”, che sorgesse tra la società e i consigli operai).

In seguito RI ci disse che avrebbe preso la nostra piattaforma come base per l'accettazione nella CCI, ma i compagni di WR erano pieni della loro appena trovata “coerenza”, e volevano dimostrare la loro superiorità teorica; da ciò il loro secco rifiuto. Questo rifiuto lasciò RP in un dilemma che divenne anche peggiore quando WV annunciò bruscamente che WR era “contro-rivoluzionaria”. Noi di RP dovevamo ora fare una scelta tra le due organizzazioni, di entrambe le quali vendevamo le pubblicazioni nei nostri posti di lavoro.

In realtà WV ci guardava con sospetto dal momento che avevamo provato a discutere con loro il caso di WR. Tuttavia, dato il rifiuto della nostra piattaforma da WR, noi cominciammo a lavorare sempre più strettamente con WV (rilasciando volantini comuni, andando nelle fabbriche assieme ecc). Era un momento di grande entusiasmo, con molte lotte di lavoratori contro i tentativi di scaricare su di loro i costi della crisi, e tutte e tre le organizzazioni cominciarono ad avere nuovi membri.

Sia WV che RP triplicarono le loro dimensioni in pochi mesi e divenne difficile resistere all'impeto di unirsi. Nel settembre del 1975 la CWO si formò a Liverpool e la sola persona che provò a posticipare l'unificazione è chi sta scrivendo questo testo. Le mie motivazioni erano che entrambi i gruppi erano cresciuti e avevamo bisogno di più tempo per assicurarci che ognuno stesse “suonando dallo stesso spartito”, come dissi all'epoca. Tuttavia si trattava di una voce solitaria e l'unificazione andò avanti e cominciammo un notevole processo di integrazione, durante il quale pubblicavamo due riviste con redazioni separate, ma ciascuna costituita da delegati di entrambe le vecchie organizzazioni.

Per un anno le cose andarono bene. WR denunciò la CWO come “un raggruppamento incompleto”, ma dal momento che noi eravamo già convinti che loro stessero deviando dal materialismo ciò non ebbe un grosso impatto. Ciò che ebbe un grosso impatto fu la prima critica alla nostra organizzazione fatta da un gruppo italiano, il Partito Comunista Internazionalista. Avevamo sentito parlare di loro, ma RI ci aveva detto che erano “sclerotici” e “bordighisti”. Dal momento che allora non parlavamo italiano, ci volle un po' di tempo per renderci conto che questo non era affatto vero. Infatti, traducemmo la critica parola per parola, usando un dizionario. Trovammo il suo tono in qualche modo molto più serio e “da compagni” che non il modo in cui si era sviluppato il dibattito in Gran Bretagna. La critica principale della nostra piattaforma era la confusione sul partito (cosa non sorprendente, dato che all'epoca avevamo una posizione simile a quella del KAPD).

In ogni caso, mentre stavamo considerando queste critiche, le cose cambiarono. In primo luogo, l'onda di militanza proletaria che portò alla crescita della sinistra comunista nei primi anni Settanta si arrestò. Prendemmo coscienza che il clima fosse cambiato quando volantinammo nei cantieri navali di Newcastle con un volantino intitolato “Il peggio è passato?” nel quale spiegavamo nel dettaglio gli attacchi che il governo laburista avrebbe portato. I lavoratori ne gettarono via centinaia. Non erano pronti per il messaggio (e noi non eravamo pronti a ciò che seguì all'implementazione da parte del governo Callaghan dei tagli del FMI). La cosa buffa a riguardo di quel volantino della CWO era che si sarebbe dovuto chiamare “È questo il peggio possibile?”. I compagni di Liverpool incontrarono più o meno la stessa reazione nelle loro fabbriche.

La rapida crescita della CWO si era qui arrestata e questo portò a tensioni tra i vari elementi. I vecchi componenti del WV si dolevano del fatto che gli ex membri di RP tendessero a dominare la discussione dal punto di vista teorico (e, noi sospettiamo, li incolpavano dello scarso successo nel reclutamento di nuovi lavoratori). Un compagno (BA) si lamentava del fatto di dover girare all'organizzazione la corrispondenza internazionale (che lui riteneva una sua questione privata) e l'ultima goccia fu l'espulsione da parte di Liverpool di un compagno per un mese intero, senza informare il resto dell'organizzazione né concedere al compagno stesso un diritto di appello. Il fatto era che il compagno ruppe formalmente il nostro statuto accettando l'elezione a rappresentante sindacale. Comunque, a prescindere dall'esito, si trattava di una questione importante da dibattere. Cosa devono fare i comunisti quando i lavoratori ci chiedono di tenere posizioni che non possiamo accettare?

A quel punto BA (oggi ancora una volta “l'unico bordighista britannico”, dato che pubblica “Communist Left”, la pubblicazione britannica de “Il Partito Comunista”, una scissione da “Il Programma Comunista” del 1966) iniziò una serie di manovre tese a riaffermare l'autonomia di Liverpool. Introdusse nell'organizzazione due persone che furono successivamente riconosciute come sostenitrici del Partito Laburista, ma, dal momento che si trattava di “intellettuali”, egli pensò potessero essere usate per argomentare contro i vecchi militanti di RP, in particolar modo DG Place. Il risultato fu che, dopo un incontro particolarmente arroventato a Liverpool nel quale due nostri nuovi membri annunciarono in sostanza che BA rifiutava la nostra piattaforma (sostenendo una politica più consiliarista - ironicamente, nell'ottica della sua tarda evoluzione verso il bordighismo). Fu deciso di tenere l'incontro a Newcastle, ma la mattina dell'incontro nel settembre 1976, i compagni di Liverpool mandarono un telegramma per dire che non sarebbero venuti.

Per DG Place questo fu un duro colpo, dato che aveva lavorato sodo per cercare di mantenere l'unità della CWO. Ironicamente, noi tenemmo il nome “Workers Voice” per il nostro giornale, un fatto che diede molto fastidio a BA, ma i componenti di Liverpool non avevano piani per l'attività futura. Non che i nostri problemi finissero lì. Aberdeen, per il suo rifiuto addirittura di parlare con Liverpool, risultò alla fine decisivo nella creazione della scissione: furono a quel punto loro ad operare una nuova scissione nella CWO.

Avendo deciso che la scissione con Liverpool fosse dovuta agli errori della nostra organizzazione, contattarono la ICC (come a quel punto si chiamava) senza comunicarcelo e invitarono la CWO a confluire immediatamente nella ICC. Tenemmo un incontro a Glasgow nel luglio 1977 nel quale sostanzialmente proponemmo di discutere seriamente la loro proposta, ma loro non avevano alcun argomento da sostenere e, con la maggioranza di un singolo compagno, la CWO decise di andare avanti, nonostante a quel punto i compagni di Aberdeen e Edimburgo si unirono alla ICC, sostenendo che avrebbero combattuto per le posizioni della CWO all'interno della ICC. Questo durò per 4 anni, fino alla loro scissione dalla CCI al tempo del caso Chenier. La CCI chiese loro una dichiarazione di fedeltà contro il gruppo di Chenier e loro si rifiutarono. Quando la CCI iniziò a introdursi nelle case delle persone (apparentemente per recuperare la cose di proprietà dell'organizzazione) inclusa quella di JM (che si unì alla scissione), Aberdeen minacciò di chiamare la polizia (una cosa per la quale noi li criticammo e che loro stessi successivamente riconobbero come un errore). In ogni caso, il gruppo di Aberdeen ed Edimburgo non tornò nella CWO, forse perché tutto quel che noi predicemmo a riguardo della loro traiettoria nella CCI si avverò. A quel punto formarono il Communist Bullettin Group e nella successiva decade pubblicarono 15 numeri di una rivista riempita per la maggior parte da critiche alla ICC e alla CWO.

Comunque, tutto ciò accadde nel 1981-82 e precorse lo sviluppo politico della CWO. Il mese dopo la scissione di Aberdeen, nel 1977, mandammo una delegazione in Italia dove incontrammo i compagni del Partito Comunista Internazionalista (Battaglia Comunista). Non solo scoprimmo che non erano bordighisti, ma anche che avevano difeso le posizioni chiave della sinistra comunista nella scissione de “Il Programma Comunista” consumatasi nel 1951-52. Scoprimmo inoltre che le calunnie della CCI, che parlava del loro lavoro insieme ai partigiani, non erano vere, salvo il fatto che avevano lavorato ovunque il proletariato fosse presente. Ciò costò la vita di molti militanti, assassinati dagli stalinisti.

Cosa ancora più importante, realizzammo che esisteva una posizione tra il bordighismo (“non si può parlare di classe se non c'è un partito di classe”, cioè il partito è la classe) e il consiliarismo (“tutti i partiti sono borghesi”) che non fosse la posizione confusa portata avanti dalla CCI (a quel tempo, la CCI sosteneva che la classe generasse il partito, ma non considerava il partito nulla più che “fattore attivo” nello sviluppo della coscienza di classe). La CWO gradualmente (in 4 anni) assorbì la posizione di BC per la quale il partito è l'avanguardia della classe per se stessa e, nella rivoluzione come prima di essa, persegue l'obiettivo di essere la guida e la leadership della classe, riconoscendo però che debba essere la classe tutta a completare il processo, essendo il socialismo una questione delle masse, non delle élite della società borghese.

Mentre la CWO faceva questo, il PCInt decise di inaugurare una serie di conferenze tra gruppi della sinistra comunista (che proliferavano al tempo). BC si augurava che anche i bordighisti partecipassero, ma non fu sorpresa quando non lo fecero. Alla prima conferenza a Milano ci sarebbero dovuti essere 3 gruppi, la CCI, il PCInt e la CWO, ma il volo dei delegati della CWO fu cancellato e noi non ci potevamo permettere di comprare un altro biglietto; quindi mandammo solo i nostri documenti. Poi partecipammo alla seconda e alla terza conferenza, ma tra queste due conferenze al nostro delegato venne data disposizione di annunciare che se non si fossero fatti nuovi passi avanti non avremmo partecipato alla successiva conferenza. In quel momento il numero di gruppi che partecipavano era aumentato, ma la discussione alla terza conferenza fu un'esatta replica di quella della seconda.

La posizione della CCI sul partito era estremamente difficile da valutare, dato che un relatore poteva dire qualcosa di incoraggiante, solo per essere contraddetto dal successivo, che attaccava l'idea dell'avanguardia politica. Non sapevamo che in realtà la CCI era lacerata da una divisione tra i consiliaristi e quelli vicini alle nostre posizioni. La loro soluzione era quella di usare metafore, per evitare una definizione più critica della loro politica. In occasione dell'incontro la CWO e il GCI (Belgio) annunciarono entrambi che non avrebbero partecipato alla prossima conferenza. Ciò sembrò influenzare BC, che propose un nuovo criterio per le conferenze che avrebbe soddisfatto (o così pensavano) alcuni elementi come la CWO e il GCI e avrebbe forzato la CCI a prendere posizione. Ma non andò in quel modo, dato che la CCI sostenne che la risoluzione era tesa ad escluderli. Quindi la CCI tentò di convincere BC a cambiare le parole del criterio in modo tale che potesse perdurare la confusione sulla questione del partito. La CWO si oppose e BC si rifiutò di cambiare le parole e la conferenza finì nella confusione, con la CCI che denunciava la manovra di BC.

Qualche mese dopo la CCI ebbe la sua prima scissione di attivisti. Essa fu presto seguita dalla scissione della cosiddetta Frazione Esterna (che allora esisteva come Internationalist Perspective). La suddetta scissione fu inutile secondo la nostra visione e noi riuscimmo a persuadere almeno un membro della CCI a tornare indietro. Come tutti gli attivisti, queste persone divennero gradualmente meno attive e sparirono nel giro di 2 anni. JM che era l'anima di WR, lasciò e ci mandò una lunga denuncia della CCI (con una diatriba in particolare contro Mark Chirik). Quando non la pubblicammo, trattò la CWO con le stesse modalità della CCI. La Frazione Esterna continuò ad esistere come una sorta di “CCI originale”, ma in realtà erano loro i consiliaristi che avevano causato così tanta confusioni alle conferenze internazionali. Noi pensavamo che la CCI si sarebbe avvicinata a noi dopo la scissione e tenemmo riunioni congiunte con loro, ma a quel punto la questione principale che ci separava era la prospettiva (la CCI affermava allora che gli anni 1980 sarebbero stati gli anni della verità e che l'ondata crescente di lotta di classe avrebbe reso impellente l'alternativa socialismo o barbarie).

Mentre la CCI subiva scissioni, la CWO stava in realtà avvicinandosi ad un altro gruppo, la Internationalist Comumunist Organisation, apparsa in Gran Bretagna agli inizi degli anni 1980. Essa si identificava con BC, in particolare per quanto riguarda la politica dei gruppi di fabbrica e, dato che la CWO stava avanzando lungo lo stesso percorso, decidemmo di unirci (sotto il lungimirante consiglio di BC, in particolare di uno degli ultimi nostri compagni, Mauro). La ICO confluì nella CWO, che adottò una piattaforma ancora più vicina al PCInt. Questo processo fu significativo non solo per la maturità dimostrata dai compagni della ICO (la maggioranza dei quali sono rimasti solidi membri della CWO da allora) ma anche perché indicò a BC il modo in cui avrebbero dovuto comportarsi in circostanze simili. Aiutò a definire una delle caratteristiche del Bureau che si sarebbe formato un paio di anni più tardi.

Dopo il 1981 BC provò a mantenere vive le Conferenze Internazionali e ne fu tenuta una quarta a Londra nel 1984. Ma, nonostante un alto interesse, solo la CWO, il PCInt e lo Student Supporters of the Union of Communist Militants (Studenti Sostenitori dell'Unione dei Militanti Comunisti) mandarono delegazioni, anche se il GIK avrebbe voluto farlo ma non poté per ragioni pratiche. Il SSUCM accettò tutti i criteri della conferenza, ma si trattava di un gruppo senza alcuna responsabilità, essendo solo studenti sostenitori dell'UCD che si sentivano di sottoscrivere qualunque cosa. Le discussioni con loro erano inutili (come è reso chiaro dai documenti) e quindi l'unico aspetto positivo fu l'ulteriore avvicinamento tra CWO e PCInt. In ogni caso, quando il SSUCM si unì ad un'organizzazione maoista guerrigliera in Kurdistan chiamata Komala per formare il Partito Comunista dell'Iran, fummo finalmente in grado di conoscere il loro vero programma, che era molto più chiaro di qualunque altra cosa ci avessero mandato prima. Denunciammo immediatamente l'accaduto nel primissimo numero di Communist Review, la rivista internazionale del Bureau. Un anno dopo la quarta conferenza andammo a fondare insieme il Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario (il nome Bureau Internazionale faceva parte della tradizione della sinistra italiana prima della Seconda Guerra Mondiale). Un quinta conferenza fu tenuta a Vienna nel 1989 sulla situazione in Europa dell'Est. Ad essa parteciparono il gruppo bordighista tedesco IRK, gli austriaci del GIK e i messicani del gruppo Alptraum Communist Collective, oltre alla CWO e BC e fu prodotta una serie di documenti. Più tardi l'IRK subì una scissione e l'Alptraum Communist Collective sparì, ma da allora abbiamo mantenuto rapporti cordiali col GIK.

Il Bureau non si considera un rivale della CCI. Anche se siamo per il partito (e con questo intendiamo un corpo internazionale e centralizzato controllato dai suoi membri), noi non siamo quel partito e le condizioni sotto le quali quel partito verrà ad esistere non sono ancora maturate. La CCI vede se stessa come un “polo di raggruppamento” ed è già un corpo centralizzato, ma nessuno dei gruppi rivoluzionari di oggi, neanche se unissimo tutti i nostri effettivi, ha un sufficiente radicamento nel proletariato per affermarlo. Nel corso dello sviluppo del movimento di classe, emergeranno nuove forze che il Bureau proverà a guidare, ma come parte di quel processo bisognerà anche imparare dalle nuove esperienze del proletariato.

In altre parole un partito internazionale nascerà dal rapporto tra la lotta quotidiana del proletariato e la sua esperienza storica, espressa dalle minoranze rivoluzionarie esistenti. Noi sappiamo, dalle passate esperienze, che spesso accade che la minoranza rivoluzionaria formata durante un'ondata rivoluzionaria scompare con essa e quindi il proletariato è costretto ad imparare le stesse lezioni da zero ogni volta. Un'organizzazione di rivoluzionari deve esistere in anticipo rispetto alla prossima ondata se vogliamo evitare i disastri del passato. Ed è per questo che abbiamo formato il Bureau.

Jock, 4 marzo 2007