Viareggio: rischi calcolati e tragedie sicure

Il bollettino di guerra del disastro di Viareggio per ora comunica 22 morti, pare destinati ancora ad aumentare, purtroppo, date le complicate situazioni cliniche di alcuni degli altri 16 feriti.

Ci vogliamo limitare a denunciare qui alcuni aspetti più circoscritti della vicenda senza entrare nel merito del big game dei flussi energetici e finanziari necessari per alimentare l'economia capitalista attuale.

“Direi che la fatalità è una di quelle voci che con il disastro e la sicurezza hanno poco a che fare. Non esiste la fatalità. Esistono soltanto le azioni più o meno prevedibili che possono portare a un incidente.”

Siamo d'accordo con queste parole, anche se dette dal Procuratore Generale della Repubblica di Firenze, esponente di quella magistratura nella cui ragnatela restano impigliati i piccoli insetti, mentre quelli grandi riescono sempre a sfuggirla più o meno facilmente; magistratura che magari pronuncerà anche, ma chissà quando, una qualche impotente sentenza di condanna verso qualche amministratore delegato di chissà quale holding (magari residente all'estero) che rimarrà lettera morta.

Vogliamo sottolineare come questa sia a tutti gli effetti una tragedia di classe: le vittime sono tutti proletari, spesso immigrati, che vivevano nei quartieri proletari della piccola ma rinomata cittadina balneare a poche centinaia di metri, ma ad una considerevole distanza sociale, dalla Viareggio turistica degli alberghi e delle seconde e terze case che alimentano il mercato (in nero quasi sempre) e l'immaginario della piccola borghesia e dei proletari di portafoglio ancora tale.

Una tragedia di classe anche perché ampiamente “annunciata”: nell'ultimo mese e mezzo c'erano già stati ben altri 4 incidenti a treni merci, molto simili a quest'ultimo anche se per fortuna senza vittime, ma ampiamente circondati dal silenzio di regime così come le proteste relative dei ferrovieri.

  • 19 maggio 2009 a Sesto Calende, Milano
  • 25 maggio 2009 a Borgo S. Dalmazzo, vicino Cuneo
  • 6 giugno 2009 a Pisa S. Rossore, a pochi chilometri da Viareggio
  • 22 giugno 2009 a Vaiano vicino Prato

L'unica differenza è che a Sesto Calende c’era poca gente sul marciapiede investito dal carro, a S. Rossore il treno trasportava piastrelle e invece di rovesciarsi sul binario opposto finì nella scarpata e a Prato l'acido, miracolosamente, non è fuoriuscito dalla cisterna rovesciata sui binari urtata da un treno regionale.

Vogliamo sottolineare poi il processo di riduzione del personale di macchina e manutenzione che Fs porta avanti dagli anni 1990 ha avuto evidentemente il suo peso; sostituiti i primi coi cosiddetti ripetirori Rtb - sensori posti lungo la linea ogni 30-40 km che dovrebbero individuare eventuali surriscaldamenti e le relative possibili rotture degli assi dei treni merci - si verifica spesso il fatto che essi sono disattivati perché segnalano troppe anomalie... e necessitano a loro volta di personale per essere meglio tarati. Lo stesso fattore umano risultato insostituibile quando il capostazione di Viareggio - altra figura che nei piani di Trenitalia dovrebbe scomparire - ha fatto fermare “a vista” un intercity che si stava dirigendo verso il merci in fiamme nonostante tutta la strumentazione a terra ed a bordo non avesse segnalato nessuna “anomalia” sulla linea... ovviamente detto capostazione come i due macchinisti del merci sono stati consegnati al silenzio da Trenitalia e magistratura !

Anche l'internazionalizzazione dell'economia è evidente (così come per noi la dovrebbe esserlo la risposta di classe ); multinazionale americana con sede a Vienna che noleggia i carri merci, i quali provengono dalla Polonia e sono guidati da personale italiano di Fs Cargo, una delle varie holding (in perdita per giunta) in cui Trenitalia da anni ha scomposto le sue attività di trasporto (merci, cargo, alta velocità, regionali ecc.) col consueto gioco delle scatole cinesi; il tutto per trasportare gpl da una raffineria di Novara a Caserta presso un deposito di proprietà di un personaggio che la magistratura indica come vicino al clan dei Casalesi... A riprova che la differenza tra economia legale ed illegale esiste solo nella testa di chi vuole o fa finta di crederci.

È sotto gli occhi di tutti - ferrovieri e viaggiatori - come da anni l'unico settore in cui Trenitalia investa perché profittevole sia quello dell'Alta velocità con le sue Frecce Rosse, che nonostante ciò hanno più di un problema e guasto, lasciando tutto il resto del comparto a sopravvivere alla meglio. E, oltretutto, non manca di minacciare e talvolta licenziare chi denuncia questo stato di cose (il caso De Angelis è emblematico per quanto gridi giustizia); è emerso come dopo il disastro molti ferrovieri, anche delegati rsu, avessero un evidente timore a rilasciare dichiarazioni pubbliche in merito a ciò per timore di incorrere nei fulmini (cioè: multe, sospensioni e licenziamenti) della dirigenza, oggi guidata - casualmente? - da un ex dirigente della Filt-Cgil.

La crisi che colpisce l'economia capitalista fa sì che oramai si cerchi di rimediare profitto anche dalle rape. O dagli assi usurati. Con questi risultati.

La necessità dell'anticapitalismo e della lotta di classe per una società differente dovrebbe essere evidente anche ai ciechi ormai.

DS

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