Ennesimo inferno africano

Dietro c'è sempre il profitto del capitale

Aspettando che la Ruashi Mining (ditta sudafricana) si installi sul sito di Ruashi e lo circondi di militari e filo spinato, la miniera a cielo aperto viene "saccheggiata" dalla popolazione. Armati di picconi gli uomini scavano tunnel arrangiati cercando il prezioso cobalto. Poco più lontano camion vengono caricati per lo Zambia, per poi giungere al porto di Dar es-Salaam in Tanzania, o in Sudasfrica. La destinazione finale? La Cina.

Basta questa piccola descrizione per capire cosa sta succedendo nel Congo.

I ribelli finanziati dal Ruanda (ma non solo..) combattono per difendere una minoranza etnica, quella dei tutsi, inventata a tavolino da un gruppo di finanzieri evangelisti americani riuniti nella Rebels for Christ (o meglio for dollar!). Così un esercito professionale armato alla meglio invade le località disastrate confinanti col Ruanda provocando l'ennesima catastrofe umanitaria nella regione.

Intanto i caschi blu, o meglio, i soldati indiani e pachistani inviati lì cosa fanno? Stanno a guardare. Essendo lì, si può dire per caso, ovviamente non hanno le forze e tanto meno la voglia di combattere, dimostrando ancora una volta quanto sono del tutto insignificanti politicamente e militarmente quando sono in gioco gli interessi di poli imperialistici contrapposti.

L'ipocrisia borghese non ha limiti. Il Belgio, il paese responsabile ai tempi del re Leopoldo di uno dei genocidi più grandi della storia dell'umanità (si stimano più morti che per la shoa) è fra i paesi organizzatori delle elezioni "democratiche" del 2006 (non si svolgevano dal 1960). Ma come se non basta, il Belgio e il resto dell'occidente gli volta le spalle a distanza di soli due anni indignato e fa il tifo per i ribelli tutsi, quando il governo democraticamente eletto sceglie di concedere gli appalti più importanti al nemico cinese.

Ora deve ancora arrivare il peggio. Infatti, non si esclude un intervento cinese e/o panafricano. La Libia due anni fa mandava centinaia di trattori, e cibo per "ricostruire" e "liberare il Congo dall'oppressione dei bianchi", insieme al Sudafrica che si prendeva gli appalti per i giacimenti diamantiferi, e la Cina che costruiva autostrade in cambio di preziosissime materie prime. Un piano che sembra rispolverare il modello imperialistico sovietico. Si aggiungerebbe alla lista degli amici anche l'Angola, storico alleato del Congo democratico. Lo scenario porterebbe così a un conflitto generalizzato che investe tutta l'Africa meridionale, ma di questi tempi quasi non ci resta che sperare che non si allarghi, vista la tendenza mondiale a una militarizzazione crescente che investe la produzione materiale ed intellettuale. Soli pochi giorni fa la Libia ha permesso alla Russia di installare basi militari nel golfo di Sirte, proprio dove una volta vi erano i sovietici. Russia, Libia e Iran stanno per creare una nuova lega alternativa all'OPEC. In tutto ciò gli europei stanno perdendo campo. Da tempo l'influenza francese nei paesi africani comincia a scemare, ed il Chad è sull'orlo di una “rivoluzione” antioccidentale, che concederebbe all'area libico-russa enormi giacimenti di uranio.

Così si apre una sfida: chi si accaparrerà la regione più ricca del mondo? Chi si conquisterà (altro che Iraq..) il carbone, l'uranio, il petrolio, l'oro, il coltan, lo stagno, il manganese, e lo zinco congolesi?

Purtroppo sappiamo che, comunque vada, a rimetterci in questo sfortunato ma ricchissimo angolo del mondo, rimangono i lavoratori più sfruttati d'Africa (il salario medio al giorno è inferiore al dollaro), almeno finché non alzeranno gli occhi...

MA