Ipotesi di piattaforma per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro metalmeccanici 2007

Si rivendica il nulla, si dà qualcosa ai padroni... e si sciopera pure!

Qui siamo conflittuali, ma i processi si governano e aiutiamo le aziende a risolvere i problemi.

B.Papignani, segr. gen. Fiom Bologna

Premessa

L’ipotesi di questa piattaforma sarà vuota di contenuti come i contratti passati e come l’ultimo biennio economico in cui abbiamo scioperato tanto e ottenuto solo un piccolo aumento salariale che non è in grado di far fronte a nessuna crescita progressiva del costo della vita. L’inflazione serve a riempire le tasche dei ricchi, come la banca europea che aumenta i tassi di interesse sempre più spesso mentre noi lavoratori dipendenti dobbiamo aspettare due anni per poi iniziare i nostri inutili scioperi appositamente manovrati dai sindacati. Costoro vivono di tessere e vogliono mettersi sempre in mezzo tra padroni e lavoratori per mediare il nulla, si inventano mille occasioni, tra contratto nazionale e integrativo aziendale, solo per continuare ad esistere, senza però concludere mai con un vero “passo in avanti” per i lavoratori. Forse pensano che più un lavoratore è ricattato, più è sottomesso a padroni e sindacati.

Ma andiamo ad analizzare, punto per punto, questa... “combattiva piattaforma”.

Sistema di relazioni sindacali

Le relazioni sindacali con le direzioni aziendali le conosciamo già.

L'osservatorio gestito bilateralmente, la commissione paritetica, la commissione per le pari opportunità... parole parole parole...

  1. Si rivendica che tutte queste chiacchiere possano essere fatte solo nelle aziende con più di 3.000 dipendenti!
  2. Si rivendica che l’informazione per i lavoratori sia un diritto anche nelle aziende con 50 dipendenti ma poi, tra consultazione preventiva delle RSU, tra i loro pareri formalizzati... le bacheche in azienda rimangono vuote, i delegati vivono delle loro posizioni privilegiate e i padroni vanno avanti per la loro strada.

Mercato del lavoro

  1. Si rivendica, con una bellissima e altisonante frase, che “il rapporto di lavoro normale dell’ industria metalmeccanica è il contratto di lavoro a tempo indeterminato”... ha ha ha!
  2. Si concede la libertà di assumere con tre forme di contratto cosiddetto atipico: a tempo determinato, di somministrazione di manodopera a tempo determinato e part-time, ma le aziende possono accedere anche ad altre forme contrattuali previste dalla legge e i sindacati vi daranno la loro benedizione attraverso il cosiddetto esame congiunto negoziale.
  3. Cosa si rivendica? Ebbene sì, che il limite massimo del 15% di contratti precari all’interno di un’azienda, rispetto a quelli a tempo indeterminato, possa essere derogato con specifiche intese a livello aziendale (“per far fronte ad esigenze di flessibilità dell’impresa non altrimenti affrontabili”, così dice la piattaforma). Oltre al danno poi c’è sempre la beffa, qui rappresentata dal fatto che i contratti di apprendistato e inserimento non contribuiscono alla formazione di tale percentuale!
  4. Si rivendica che chi ha lavorato presso un’azienda come precario per un periodo complessivo di 24 mesi (ma anche in modo discontinuo) debba essere richiamato, sì... ma ancora come precario! Allo stesso modo si richiede che chi è stato precario per 36 mesi (accumulabili addirittura nell’arco di 60 mesi - 5 anni! - tanto gli operai possono aspettare) venga assunto a tempo indeterminato. Ma se un padrone volesse tenersi un dipendente anche dopo questi 36 mesi, mantenendolo precario? SI PUO’, infatti con l’accordo del 23 Luglio i sindacati si sono già accordati con la classe padronale e praticamente questo punto della piattaforma è già stato superato e peggiorato, con ulteriori deroghe che permettono di estendere ancora più a lungo la precarietà.
  5. Si richiede di estendere il “diritto” al part-time anche nella precarietà.
  6. Si chiarisce che l’apprendistato per un lavoratore non sarà solo una volta nella sua vita lavorativa, ma ogni nuova azienda in cui verrà assunto potrà continuare ad applicargli lo stesso contratto.
  7. Si rivendica che un’azienda possa utilizzare i contratti di inserimento solo per lavoratori ultracinquantenni o ultratrentenni con lunga disoccupazione, poi però si permette al padrone che abbia trasformato almeno il 70% di quei contratti in assunzioni a tempo indeterminato di fare ancora ricorso ai contratti di inserimento, praticamente senza limiti... tanto questi tipi di contratto non concorrono alla formazione di quella percentuale massima del 15% di rapporti di lavoro precario che possono esistere in un’azienda.
  8. I controlli sulle aziende appaltatrici, per quanto riguarda sia l’aspetto retributivo che quello della salute e sicurezza dei lavoratori, non avranno mai nessun potere fino a quando passeranno attraverso quel passivo esame congiunto tra Rsu e le aziende stesse. La tutela dei lavoratori esterni in appalto può essere fatta solo dai dipendenti della stessa azienda appaltante, prendendo in mano con decisione la situazione degli appalti esterni, usati tra l’altro dall’azienda solo per aumentare ancora di più la precarietà interna senza nessuna assunzione. Non è certo con una guerra tra poveri (dipendenti interni vs. dipendenti in appalto), ma solo con una lotta autonoma, senza sindacati e portata avanti insieme ai lavoratori dell’appalto che si può contrastare questa nuova dilagante forma di sfruttamento.

Inquadramento unico

  1. È francamente abbastanza complesso capire il senso del passaggio dalle attuali 7 categorie retributive a un nuovo sistema articolato in 5 fasce professionali, comprendente ciascuna due categorie, a meno che non sia l’ennesimo tentativo per schiacciare verso il basso i livelli salariali... lo capiremo?
  2. L’intreccio operai-impiegati potrebbe in realtà avvenire anche in fasce più basse, come il terzo e quarto livello, così come già accade in alcune aziende.
  3. Per quanto riguarda la possibilità di “fare carriera”, noi lavoratori sappiamo benissimo come va. La decisione tra i 5 possibili percorsi di carriera è nelle mani o meglio, scusate il termine, sul culo dei capi... più viene “accarezzato”, più aumentano le chance di fare la scalata. L’esperienza di fabbrica ce lo insegna bene: accarezzare il capetto e stare sempre zitti.
  4. Inoltre la differenza retributiva rompe sempre di più la nostra unità, e del resto questa è sempre stata un’arma molto cara al padrone per dividerci: perché mai un operaio in produzione, che corre costantemente migliaia di rischi per la sua salute, deve prendere meno di un collaudatore o di un capo squadra? Il collaudatore è indispensabile quanto l’operaio (magari il capo squadra un po’ meno!), ma le retribuzioni sono differenti. La carriera professionale come autodeterminazione di un lavoratore è legittima, ma una differenza salariale rimette tutto in discussione, anche lo stesso percorso professionale. Da qui la solita domanda: perché un dottore che si è fatto un culo a studiare deve prendere quanto prende un operaio? Perché mentre il dottore studiava, con la possibilità economica di farlo evidentemente garantita dalla famiglia, il giovane operaio non poteva formarsi con gli studi universitari, poiché non se lo poteva economicamente permettere. Forse sarebbe potuto essere ancora più bravo del dottore... ma ha dovuto lavorare.

Orario di lavoro

Ed eccoci di nuovo con i picchi produttivi, le 40 ore settimanali rimangono sempre 40, non si toccano, non si discutono... del resto sarebbe veramente un comportamento infedele da parte del sindacato se cominciasse a parlare di riduzione d’orario a parità di salario, vi pare?

Se le necessità aziendali derivanti dal picco produttivo venissero compensate da quella parte di lavoratori precari, magari assunti proprio in nome di quel picco, non occorrerebbe fare anche gli straordinari. Chi fa gli straordinari oggi aiuta anche un precario a rimanere disoccupato e in più non contribuisce alla causa per la riduzione delle famose 40 ore di sfruttamento. È vero che negli ultimi anni abbiamo avuto aumenti salariali minimi... questo però avviene anche per la nostra incoscienza! Nel periodo della rivendicazione salariale (CCNL e biennio economico) si vota sì senza leggere l’ipotesi di piattaforma e poi magari ci si ammazza di straordinari! Non ci interessano le maggiorazioni sulle ore straordinarie! Bisogna aumentare i salari “ordinari” e diminuire le ore del quotidiano sfruttamento che ci impongono!

Ambiente di lavoro, salute e sicurezza

I feriti sul lavoro accertati, in un anno, sono circa un milione, i morti sono sempre più di mille, 3 o 4 al giorno... sono i numeri di una guerra, la guerra che l’azienda Italia combatte sul fronte interno, visto che non possiamo partire tutti per l’Afghanistan. Ebbene, di fronte ad una realtà di questo tipo qual è la proposta avanzata dai paladini della difesa dei diritti operai? La citiamo testualmente:

Le aziende effettueranno almeno un’ora all’anno di assemblea retribuita nella quale verranno illustrati i temi della salute e della sicurezza.

Adesso sì che nessuno si farà più male! Non morirà più nessuno sul lavoro! Non vogliamo con questa ironia mancare di rispetto alle vittime dei quotidiani omicidi padronali (basta con quell’orrenda definizione che serve solo a lavare qualche coscienza... non esistono “morti bianche”!), ma è stato veramente faticoso trovare le parole adatte davanti ad un insulto di questo livello. È fin troppo chiaro ormai che i dirigenti sindacali fanno tutto tranne che preoccuparsi della nostra salute e sicurezza, inchinandosi alle ragioni del profitto. Le RSU si fanno manovrare dai loro funzionari sindacali, o sfruttano la loro posizione privilegiata come delegato in silenzio, cosicchè nessun capetto gli sta addosso per non guastare il suo tranquillo ruolo di “rappresentante di niente”. Del resto sappiamo bene che hanno costruito, insieme ai padroni con cui hanno firmato i “loro” accordi, un meccanismo perfetto per difendere i propri privilegi: i lavoratori non iscritti ad un sindacato (nemmeno quelli di base!) non possono candidarsi né come RSU né come RLS!

Questo ci fa capire come i sindacati in genere non puntano realmente a far nascere e sostenere le lotte dei lavoratori come oneste rivendicazioni contro lo sfruttamento, ma hanno il solo interesse di continuare ad esistere, in modo parassitario, e mettersi tra lavoratori e padroni, monopolizzando le aziende sotto la loro stretta e unica rappresentanza.

Un “tesserificio”, ecco cosa sono diventati! Anche la richiesta di raddoppio delle ore a disposizione degli RLS non è altro che un aumento di ore per gli scagnozzi sindacali; la salute e la sicurezza saranno sempre un gravissimo problema, come lo sfruttamento e i salari bassi, fino a quando i lavoratori non strapperanno le tessere e cominceranno ad autorganizzarsi. Fuori da tutti i tipi di sindacati, ormai in concorrenza tra loro, per denunciare e rivendicare, senza che nessuno possa intromettersi né tantomeno cavalcare l’onda delle loro lotte per tutt’altri fini, la tutela dei propri interessi di lavoratori sfruttati, di qualsiasi categoria, allo scopo di diventarne una sola, senza differenze settoriali.

Diritti

  1. Sono decenni che si parla di programmi di formazione e aggiornamento professionale, obbligatorio per tutti i dipendenti, ma se ne sono viste ben poche nel corso degli ultimi anni. Il cosiddetto “esame congiunto” tra impresa e RSU rimane come sempre un “affare interno”, che sbrigheranno tra loro. Se non si rivendica dal basso non si fa niente!
  2. I lavoratori migranti sono tra i più penalizzati: è evidente come siano ancora più ricattati dei precari italiani, se pensiamo che solo per la richiesta del permesso di soggiorno spendono ogni anno dai 300 ai 400 euro, e per ottenerlo devono avere un lavoro possibilmente fisso; per poter avere in affitto una casa molte agenzie e proprietari chiedono come garante il proprio datore di lavoro, e poi si parla di integrazione... è ora che i lavoratori migranti facciano sentire la loro voce perché oggi la manovalanza nelle fabbriche e nei cantieri è nelle loro mani come in quelle del proletariato italiano.

Italiani e migranti si devono unire per rivendicare uguaglianza nei diritti: la rabbia e le lotte devono andare nella giusta direzione... Siamo tutti sfruttati. Basta con le guerre tra poveri!

Incrementi retributivi

3° LIVELLO - 101.00 €, 4° LIVELLO - 107.00 €: questi gli aumenti Lordi che sarebbero più diffusi nelle officine.

Poi ci sono gli impiegati che in buona parte non scioperano e vanno dal 5 livello (129 €) al 7 livello (154 €), più l’incrementino per i direttori (6.7% dell’indennità quadri)... sono tesserati anche loro e bisogna accontentarli!

Al punto “inquadramento unico” abbiamo parlato di differenze retributive che si potrebbero assottigliare, appunto inquadramento unico per tutti, ma ai padroni e ai sindacati non interessa perché questa differenza fa loro comodo, perché si ritrovano con lavoratori di serie a, b, c, contribuendo così in maniera decisiva a mantenerci divisi. Inoltre i sindacati rischierebbero un massiccio ritiro di tessere dagli impiegati e come abbiamo detto prima anche dai dirigenti...

Quota contratto

Dopo il TFR, governo e sindacati ci stanno prendendo gusto con la modalità del silenzio assenso. Evidentemente è una tecnica efficace, soprattutto se si tratta di dover spillare qualcosa dalle già misere buste paga operaie. Silenzio assenso: se tu non dici NO, noi diciamo SI e ci prendiamo dal tuo stipendio la quota contratto, anche se non sei iscritto!

Accordo sulle regole

Ma che regola è definire le aziende nelle quali si svolgeranno le assemblee, “unitarie”??? Solo quei lavoratori voteranno, come se alle prossime elezioni politiche si individuassero solo determinate regioni dove far votare... alla faccia della democrazia! Ma ormai di che dobbiamo meravigliarci? È fin troppo chiaro, definire solo alcune aziende significa, per i sindacati, la garanzia di quorum e la certezza che nelle urne vincerà l’ipotesi più passiva e peggiorativa. Il diritto al voto e il diritto di espressione non si possono negare a nessuno, anche nelle aziende “poco” rappresentative, piccole o medio-piccole che siano. Anche lì ci sono lavoratori e voi sindacati avete la pretesa di decidere per loro senza interpellarli, magari ritirando poi dalle loro buste paga la quota contratto. Nel biennio economico del gennaio 2006 abbiamo scioperato molto, anche bloccando più o meno simbolicamente strade e stazioni, perottenere un minimo incremento salariale. Quest’anno ci ritroviamo punto e a capo. Solo la lotta autorganizzata dai lavoratori stessi può portare a qualche risultato reale e concreto: smettiamola di correre dietro agli scioperi farsa dei sindacati che, insieme ai padroni che ci offrono “trenta denari” in più al mese, continueranno sempre a prenderci per il culo, dandoci però contemporaneamente l’illusione di aver fatto... un mezzo passo in avanti!

Per il salario, per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, contro la precarietà, autorganizziamo le nostre lotte!

Gruppo di fabbrica Titan Bologna
Battaglia Comunista sez. Bologna