Prospettiva Internazionalista
Submitted by Esmor on Mon, 2008-03-24 14:29
Cosa pensate - sia chi è del PCInt, sia chi come me è ospite su questo forum - del gruppo di Prospettiva Internazionalista (la frazione esterna della CCI). Cosa vi convince? Su cosa invece non siete d'accordo?
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personalmente non la
personalmente non la conosco, anzi ne apprendo ora l'esistenza.
Forse intendi Prospettiva
Forse intendi Prospettiva Marxista?
no, Prospettiva marxista non
no, Prospettiva marxista non c'entra niente: mi riferivo a questa: internationalist-perspective.org
è la prima volta che sento
è la prima volta che sento questo nome da quel che ho capito sembra sia un gruppo uscito dalla c.c.i. americana
Ciao Esmor, il sito dovrebbe
Ciao Esmor, il sito dovrebbe essere già tra i link.
Anch'io ammetto di non saperne molto, ma da quel poco che so, si tratta di una delle prime scissioni della CCI, avvenuta successivamente alle conferenze internazionali organizzate dal PCInt alla fine degli anni 1970.
Rivendicano (come un po' tutte le scissioni successive) di rappresentare il vero spirito della CCI e gli argomenti della divisione mi pare fossero incentrati sul ruolo del partito. Prima della scissione costituivano l' "anima consigliarista" della CCI, che aveva aggiunto confusione alle posizioni espresse dalla CCI stessa durante le prime conferenze.
Se hai qualche loro documento (magari recente) da suggerire, secondo me può essere interessante discuterne.
non ho capito bene ma sembra
non ho capito bene ma sembra che diano una grande importanza alle macchine che avrebbero sostituito il lavoro umano creando problemi di sovvraproduzione
in italiano c’è una
in italiano c'è una [[autprol.org]] pubblicata su [[autprol.org|autprol]], dove però non dice niente di particolare. Secondo me è interessante dare un'occhiata a [[internationalist-perspective.org to an Inquiry from Korea]], dove si affrontano introduttivamente alcune questioni chiave: sono risposte a domande avanzate loro dal gruppo Socialist Worker di Corea.
Qualche altra cosa interessante, secondo me, c'è in particolare in [[internationalist-perspective.org Capitalist Decadence and Today's Crisis]]
Da quello che ho letto sul
Da quello che ho letto sul loro sito, e da quello che so, sono una scissione della CCI. Tuttavia, sebbene salvino tutt'ora la piattaforma della CCI, con il tempo essi stessi ammettono di essersi in parte evoluti verso altre posizioni, tanto è vero che come nome hanno assunto quello del giornale "Prospettiva Internazionalista", abbandonando quello di "frazione esterna della CCI". Dicono di non essere propriamente "consiliaristi", anzi tenendo a precisare la differenza tra sinistra comunista (specie tedesco-olandese) e consliarismo (probabilmente in modo similare alla distinzione che la CCI fa tra comunismo dei consigli e "consigliarismo", visto come una degenerazione del primo in direzione anarchica)
credo che mic si sia confuso
credo che mic si sia confuso con un altro gruppo il gci sono loro che sono usciti all inizio degli anni '80
Ciao Raes e ciao a tutti. Ho
Ciao Raes e ciao a tutti. Ho letto che P.I. nasce nel 1985, quando si costituì la Frazione Esterna della CCI:
>//PI s’est constitué tout d’abord (en 1985) comme « fraction externe » du CCI, avec le but de défendre la plateforme de l’organisation face à sa propre dégénérescence. Il devint rapidement évident cependant que la dégénérescence du CCI n’était pas seulement organisationnelle, mais programmatique ; que sa capacité à appréhender la trajectoire du capital, actuellement et dans toute la phase appelée décadence (commençant en 1914) était complètement déficiente.//. [cit. tratta da [[internationalist-perspective.org]]]
mentre il GCI nel 1979 [cfr. [[broadleft.org]]]
Anzi, mi correggo, il GCI
Anzi, mi correggo, il GCI esiste dal ‘78, come scrivono [[http:/www.geocities.com/icgcikg/french|qui]] nel loro sito.
Ho dato un’occhiata
Ho dato un'occhiata all'articolo segnalato da Reed: [[internationalist-perspective.org | On Capitalist Decadence and Today’s Crisis]]. Un po' schematico, ma molto interessante! Ho notato in particolare questo brano:
Dice che sostanzialmente sovrapproduzione e caduta del saggio del profitto sono //cause// collegate e che si rinforzano l'un l'altra nella genesi delle crisi. Bisognerebbe capirsi meglio, probabilmente hanno scritto altro a questo proposito. Ma in realtà la causa è proprio la caduta tendenziale del saggio del profitto. Il diffondersi dei processi //just-in-time// rende ancora più evidente, secondo me, che il problema di fondo non è la sovrapproduzione, che può anche essere ridotta/eliminata, ma la "sovraccapacità produttiva", ossia la sovraccumulazione di capitale, che non riesce a valorizzarsi a sufficienza //nel processo produttivo//.
Infatti, nel seguito, anche loro dicono:
> At the end of the 1960’s /beginning of the ‘70’s, capitalism was again confronted with a falling rate of profit, *overcapacity* and a working class refusing to sacrifice itself. [enfasi mia]
Ho visto l’indice generale
Ho visto l'indice generale della rivista [[internationalist-perspective.org Perspective]], ho trovato questi altri articoli sulla crisi:
Segnalo anche il n.44 di P.I. sulla decadenza del capitalismo.
Mi pare che la questione
Mi pare che la questione fondamentale sia proprio quella del partito, il suo ruolo e i suoi rapporti con la classe. Ho trovato questo passaggio, che non chiarisce completamente la questione, ma ne delinea alcuni termini:
> 9. //We know IP denies the idea of vanguard party. On last convention, a comrade from IP claimed that revolutionaries should oppose the Bolshevik’s idea of militant party. He also claimed about pursuing a political party which interchanges and debates various opinions and also a political organization which does propaganda mainly. Explain these in detail, please.//
> The Bolshevik Party, whatever insights and political skills it had, was the product of the least developed workers movement in Europe and applied a version of Marxism that emphasized some of the more mechanical features of the Second International. The Bolshevik Revolution and its subsequent Stalinist dénouement froze a model of Marxism and the revolutionary organization in the early twentieth century. In 2007, it’s not difficult to find organizations which still look to What is to be Done? as a model for their internal organization. and Imperialism: The Highest Stage of Capitalism for their political analysis.
> Internationalist Perspective is not a Leninist organization. We reject the central idea of Leninist or bringing consciousness to the class, and of organizing the workers into a vanguard party. In the years of our existence we have sought to accomplish a number of tasks:
> * To engage in the important task of theoretical clarification. Too much of the revolutionary movement relies on old formulas and ideas to explain the world. We believe it is vitally necessary to truly understand the world.
> * To discuss and debate in the movement. As such, we were glad to receive your letter and questions. We have participated in public meetings and discussions with a number of political organizations, even some of those we have criticized in this letter. We do not hold “the Holy Truth” and only through discussion can we advance.
> * To intervene where we are able to into the class struggle. IP militants do engage in activity where social struggles take place, although we would certainly be modest about claims of our influence.
>
> -- internationalist-perspective.org
Ci sarebbero varie cose da discutere... Però sul problema della coscienza portata dall'esterno ecc., penso che nessuno si sia espresso con più chiarezza di Onorato Damen, che ha esplicitato il rapporto dialettico tra la classe e la sua avanguardia. Estrapolo un frammento, ma bisognerebbe leggere l'intero scritto:
> Sotto questo profilo, e il problema non sopporta un’ipotesi diversa, Marx, Engels e più tardi Lenin e con loro e dopo di loro un esercito di pensatori, di politici, di intellettuali legati al marxismo, hanno tutti avuto il compito di “introdurre nel proletariato la coscienza della sua situazione e della sua missione” ma gli elementi formativi di tale coscienza hanno la loro matrice storica nella classe lavoratrice, si riflettono volta a volta nel cervello di alcuni uomini, come in un laboratorio di sistemazione scientifica, per ritornare quindi alla classe per aiutarla e far sua questa “coscienza del fine” in modo sempre più chiaro e distinto.
> -- ibrp.org
Esmor, forse sai indirizzarmi verso qualche altro documento di ip? Perchè, come dicevo, questo scritto non chiarisce completamente la loro posizione. Almeno, io non l'ho capita bene.
Comunque è da queste differenze di impostazione che può derivare poi l'atteggiamento diverso rispetto alla classe, rispetto al lavoro politico. Mi pare infatti che la loro attenzione sia rivolta //esclusivamente// all'analisi (importantissima, sia chiaro), trascurando l'attività organizzativa all'interno della classe. Anche nelle lotte contingenti, infatti, accanto ai fattori oggettivi non bisogna dimenticare quelli soggettivi. L'avanguardia deve essere tale anche nella vita quotidiana della classe, nei luoghi di lavoro e nei quartieri proletari.
Potrei sbagliarmi, ma ci vedo una sorta di spontaneismo o attendismo. Sarei felice di sbagliarmi!
Ciao a tutti, ottima
ottima*
Ciao a tutti,
ottima l'indicazione dell'articolo di Onorato Damen. A questa ne aggiungerei un'altra, cioè un documento di Mauro del lontanto 1978 in cui, polemizzando con la CCI (la "madre" di tutti gli idealismi) chiarisce come meglio non si potrebbe, secondo me, l'annoso e falso problema della coscienza dall'esterno o dall'interno.
Ciao a tutti,
Smirnov
PS Compagni, non so se il link funziona, in ogni caso si capisce che è tratto da Prometeo del 1978.