La sinistra turca e la guerra
Segue la traduzione di un documento dei compagni turchi dell'EKS
Quale parte sostenere?
Per tanto tempo la sinistra ha predicato il sostegno alle lotte di liberazione nazionale, che la questione stessa è diventata un dogma indiscutibile. Se qualche nazione "combatte per la sua libertà", allora è certo che ci saranno vari gruppi di sinistra a sostenerla. In effetti, si può scoprire che in molti conflitti diversi gruppi di sinistra sostengono parti diverse.
Mettere in discussione l'idea stessa di sostegno per le "nazioni oppresse" è diventato quasi impensabile a sinistra. Anche le più piccole critiche inducono i vari "sinistri" a cominciare a gridare "fascista", o "fantoccio imperialista". A noi questo sembra abbastanza ironico, in quanto è evidente che i veri fantocci imperialisti oggi sono quelli che predicano a più gran voce la liberazione nazionale.
Dando un'occhiata al Kosovo, per esempio (si veda anche l'articolo in questa edizione), risulta evidente che la nozione stessa di indipendenza nazionale è una farsa. La quantità di bandiere degli Stati Uniti che venivano sventolate durante le celebrazioni del giorno della "indipendenza" è una chiara dimostrazione della natura del nuovo stato kosovaro. È uno stato che non può aspirare a nient'altro che essere un fantoccio degli interessi americani o europei. Similmente, gli appelli che vengono dalla Serbia, affinchè Putin li difendesse, mostra quanto il paese sia independente.
Allora, quale parte sceglieranno i "sinistri" in questo caso? Saranno i piccoli e coraggiosi kosovari che combattono per la propria libertà? O saranno i coraggiosi serbi che sfidano gli americani? Una cosa di cui possiamo essere sicuri è che, qualunque cosa rivendicheranno, non avrà nulla a che fare con la classe operaia.
Con la conclusione della guerra fredda e l'approfondimento della crisi la sinistra sta diventando sempre più confusa su quali nazionalisti sostenere. Ciò era molto chiaro nella crisi del nord Iraq in novembre. Lo İsçi Partısi, dopo aver deciso che la Turchia è una nazione oppressa, si è tuffato diritto nello chauvinismo sociale, nella cooperazione aperta con lo MHP e nella difesa dello stato. Il TKP, con il suo slogan di "non lasciamo che gli americani dividano il nostro paese" sembrano andare nello stesso senso. Tutto questo parlare del "nostro paese" non sorprende affatto, provenendo dagli stessi che hanno organizzato il "Fronte Patriottico". Bisogna essere molto chiari su questo problema. Questo non è "il nostro paese". Gli operai non possiedono questo paese. Appartiene ai borghesi. Gli operai non hanno alcun interesse materiale nell'unirsi in fronti per proteggere la proprietà dei ricchi.
E il resto della sinistra? Dalla maggioranza di loro, durante la recente invasione dell'Iraq, sono provenuti pricipalmente piagnistei liberali. Hanno parlato della democrazia e di lasciare che i curdi abbiano i propri diritti, mentre hanno avuto paura di condannare lo stato. È come se stessero elemosinando dallo stato turco - rosso nell'anima e sugli artigli, grondanti di sangue delle minoranze nazionali dalla sua nascita, a seguito del genocidio armeno, fino alla più recente invasione del nord dell'Iraq - di essere gentile con le persone. È inqualificabile.
Ed infine naturalmente ci sono gli "estremisti". Quelli che rifiutano il sostegno allo stato turco, e sostengono il PKK. Quelli che ci dicono che la causa del socialismo è meglio servita se i giovani ragazzi curdi e i giovani ragazzi turchi si uccidono sulle montagne. Per noi non c'è differenza fra questi nazionalisti "di sinistra" ed i nazionalisti "di sinistra" che sostengono lo stato turco. Nessuno di loro ha qualcosa da offrire alla classe operaia. Entrambi provano a far abbandonare alla classe operaia i suoi propri interessi per combattere per gli interessi della nazione. In questo processo, entrambi operano come una forza attiva che genera divisioni all'interno della classe operaia. Entrambi mobilitano gli operai per morire per la nazione, gli uni in nome dello stato turco e gli altri in nome di un'idea del "kurdistan", ma in realtà dei paesi stranieri che li proteggono. Nel passato era la Siria, ma oggi sembrano essere sempre più gli USA, quel grande amico della classe operaia.
Su questo, i comunisti portano una prospettiva differente. Per noi, i lavoratori non hanno nazione. Non si tratta di scegliere quali gangster nazionalisti sostenere, ma di provare a ricostruire, per quanto lentamente, un movimento indipendente. Un movimento che alla fine possa resistere alle spinte dello stato turco verso la guerra.
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mi sembra un ottimo
mi sembra un ottimo intervento e anche molto coraggioso visto com è la situazione in turchia
Verissimo, Raes!
Verissimo, Raes!