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Home ›Dalle tesi sulla situazione in Francia
Thèses sur la situation en France, in "Octobre. Organe mensuel du Bureau International des fractions de la gauche communiste", Bruxelles, n. 4, maggio 1938 - Com'è noto (vedi Prometeo n.2-3-4, IV serie) non condividiamo tutte le posizioni espresse dalla Frazione (o da lacuni suoi militanti di primo piano), tra cui quella sul partito, ma, indipendentemente da questo, è un pezzo della nostra storia
- Il problema che si pose, nel 1936, di fronte al capitalismo francese era analogo e non identico a quello che dovettero risolvere le borghesie degli altri paesi e in particolare d'Italia e di Germania. Analogo perché si trattava di stritolare la classe proletaria, in una situazione in cui esistevano le condizioni obiettive per la lotta rivoluzionaria; non identica perché in funzione delle caratteristiche dell'economia francese, il capitalismo doveva sostituire al metodo della violenza che avrebbe potuto favorire la formazione della coscienza di classe del proletariato (costruzione della frazione di sinistra, premessa indispensabile del partito del domani), l'altro metodo dell'intossicazione ideologica della classe operaia, incorporata nel meccanismo dello Stato democratico.
- In assenza delle condizioni storiche per la formazione del partito di classe (sconvolgimento dei rapporti sociali), la presenza della frazione di sinistra è la condizione indispensabile per l'affermazione del proletariato nello svolgimento della lotta delle classi. Lo sviluppo dell'antagonismo economico è solo la condizione obiettiva del processo di formazione della frazione. Lo è non nel senso che la sua evoluzione favorevole alla classe operaia (lotte rivendicative vittoriose) imprimerebbe parallelamente uno slancio verso la costruzione del partito, ma nell'altro senso, che la formazione di qualsiasi organismo proletario e la messa a punto della teoria marxista devono radicarsi nei meccanismi economici della lotta delle classi. L'elemento indispensabile del divenire della classe operaia - la coscienza rivelandosi nella costruzione della frazione - può emergere altrettanto dalle sconfitte che dalle vittorie delle lotte parziali. La linea di demarcazione, i confini che preservano la vita e lo sviluppo della classe operaia, si trovano soltanto nella resistenza del proletariato ai tentativi del nemico di vincolarlo all'organo fondamentale della dominazione borghese: lo Stato capitalistico. Solo l'antagonismo Proletariato-Stato può esprimere politicamente e storicamente l'antagonismo Salario-Profitto. D'altra parte, l'aumento dei salari a pese dell'accumulazione del capitale, qualora si traduca in un allargamento del controllo statale sulle organizzazioni operaie, porta, con la “vittoria” rivendicativa, alla polverizzazione politica del proletariato. Nel giugno 1936, gli accordi Matignon hanno rappresentato una vittoria capitale della borghesia: essi hanno lo stesso valore politico della marcia su Roma e la presa del potere da parte di Hitler, perché hanno permesso di accampare lo Stato capitalistico entro tutte le organizzazioni proletarie.
- Dal punto di vista economico, gli avvenimenti degli ultimi due anni infirmano una delle interpretazioni revisioniste del marxismo e danno invece una nuova luminosa conferma della giustezza scientifica di quest'ultimo. La legge dell'evoluzione generale del capitalismo è quella della produzione e dell'accumulazione progressiva di plusvalore. Ma l'assenza di accumulazione (arresto o stagnazione della produzione) non sopprime lo sfruttamento del lavoro e la creazione di plusvalore: produzione e accumulazione di plusvalore sono due operazioni sociali che, in generale ma non necessariamente, si coniugano perché il sistema capitalistico sopravviva. Alla salvaguardia di quest'ultimo presiede soltanto la legge del profitto considerata non dal punto di vista della formazione e dello sviluppo del capitale, ma dal punto di vista dell'estrazione di plusvalore dal proletariato. Noi sappiamo che il saggio del profitto non è in corrispondenza diretta e proporzionale col saggio del plusvalore, così come una perdita di capitale non sopprime lo sfruttamento del lavoro. Non è dunque il saggio del profitto che regola le condizioni della lotta delle classi, bensì il saggio di sfruttamento. Se questo aumenta, le condizioni dell'azione operaia non risulteranno migliori, ma peggiori, e ciò anche se, com'è accaduto questi ultimi anni in Francia in parecchie aziende non statalizzate, gli affari non si saldano con un attivo che assicuri la redditività del capitale. Il processo della diminuzione del saggio di sfruttamento è di conseguenza inseparabile dalla lotta contro l'influenza dello Stato capitalistico sulle organizzazioni operaie; colpendo le basi economiche del regime, questa diminuzione non può essere concepita al di fuori della lotta intesa alla distruzione di questo Stato. Esattamente come in Germania e in Italia nell'immediato dopoguerra, anche in Francia, poiché la classe operaia era all'attacco, il capitalismo ha dovuto rinunciare temporaneamente a perseguire l'aumento del saggio di profitto, limitandosi a mantenere lo sfruttamento operaio.
- Il capitalismo può affidare al governo del Fronte popolare il compito essenziale di spezzare le basi internazionaliste della lotta proletaria e di mobilitare le masse per la guerra imperialistica (compito che toccò al fascismo in Italia e in Germania), perché possiede una potente massa di manovra (plusvalore nazionale e coloniale) che gli permette di non subordinare più la vita economica del regime alla trasformazione immediata del profitto in capitale. In questo consiste il significato reale della politica della “cambiale sull'avvenire” lanciata dal Fronte popolare, che attingerà dai miliardi di plusvalore accumulati nelle banche, mentre i capitali se ne vanno all'estero per profittare di condizioni più favorevoli e torneranno in Francia solo quando l'indebolimento della classe operaia farà intravvedere la possibilità di passare all'attacco delle conquiste del maggio 1936.
- Nell'ultima fase del capitalismo, quella del suo declino, è la posta in gioco fondamentale della lotta delle classi che regola l'evoluzione storica: l'antagonismo mondiale tra il capitalismo e il proletariato. Ciò è vero tanto dal punto di vista economico quanto da quello politico. È in presenza dei governi francesi “di sinistra” della legislatura 1932-36 che il capitalismo tedesco passa alla fase decisiva della lotta contro la classe operaia (avvento di Hitler); è il governo Blum che, prendendo l'iniziativa del “Comitato di non intervento” realizza le più favorevoli condizioni di successo per l'Italia e la Germania in Spagna; è allora che, col secondo governo Blum, sono realizzate le condizioni per cui Hitler occupa l'Austria. E ogni volta, il capitalismo francese evita di reagire all'attacco fascista con una azione capace di arrestare l'offensiva del capitalismo tedesco, traendo invece da quelle situazioni il massimo profitto possibile: subordinando sempre più il proletariato francese allo Stato. Contemporaneamente, di fronte alle difficoltà nazionali e internazionali del capitalismo francese, i capitali emigrano all'estero rifiutandosi di rispondere all'appello di Blum che, disperando, traccia il suo piano basato sulla necessità di copiare la politica economica del fascismo: di fronte all'impossibilità di ripristinare la redditività dei capitali nel processo normale di produzione, egli propone di organizzare l'economia di guerra nella quale la redditività è funzione della produzione di strumenti di distruzione.
- Concezioni fondamentali anch'esse internazionali sono indispensabili per il proletariato: la loro inesistenza equivale alla eclisse politica del proletariato. Il capitalismo tedesco ha restituito in moneta sonante la solidarietà che gli era stata offerta dal capitalismo degli altri paesi, e dalla borghesia francese in particolare: la rioccupazione della Renania, l'intervento in Spagna, l'Anschluss hanno portato a compimento la manovra che è consistita nell'avvelenare le masse, in lotta ormai, non più per la fraternizzazione con gli operai tedeschi, ma contro “quelli di Coblenza” che minacciano “l'integrità della patria”, contro la destra che esita a ricorrere alla politica del “pugno sul tavolo” in attesa di opporre immediatamente l'esercito ai piani di guerra del fascismo; - le masse che, sotto il secondo governo Blum, giungono a sacrificare le 40 ore alle esigenze della produzione di guerra.
- [...]
- L'incorporazione del proletariato nel sistema capitalistico si è consumata attraverso l'unificazione sindacale, il raggruppamento popolare, la congiunzione delle “vittorie” parziali con la corrente che ha dato il suo appoggio alla guerra imperialistica di Spagna, l'adesione all'economia di guerra in Francia. La massima concentrazione delle masse su posizioni capitalistiche significò in realtà la massiccia influenza del capitalismo sul proletariato. Ciò costituisce la smentita più netta agli “strateghi marxisti” che dirigono gruppi minuscoli e che hanno come divisa “il lavoro di massa” o il “baccano politico” per stordire gli operai. L'evoluzione “a sinistra” del capitalismo francese, il suo acceleramento (la formula di Trotsky del governo Blum-Cachin), lungi dal contenere il profilarsi di un preteso contrasto tra il Fronte popolare e la borghesia, portava in sé l'inevitabilità della caduta della classe operaia. Il primo orientamento di sinistra del Fronte popolare, poi quello di destra che si espresse tramite il governo Daladier, le vicissitudini successive come pure l'eventuale evizione del Fronte popolare e la sua sostituzione con un governo spostato a destra, saranno altrettanti momenti della lotta vittoriosa del capitalismo contro il proletariato.
Communist left
Presentiamo qui alcuni documenti storici del movimento internazionalista, tutti in opposizione allo stalinismo e al trotskismo. Evidenziano l’originalità delle nostre posizioni e la loro stretta aderenza al marxismo. L'archivio andrà estendendosi man mano che digitalizzeremo i documenti.
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In altre sezioni del sito, puoi trovare testi più recenti inerenti la Sinistra Comunista Italiana , alcuni elaborati nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, oltre a numerosi articoli di Onorato Damen e Amadeo Bordiga .
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